domenica 21 marzo 2021

Usati come cavie

 


L'espressione "ci usano come cavie" è entrata nell'uso comune per indicare, talvolta in maniera soltanto figurata, lo sdegno nei confronti di esperimenti - psicologici, sociologici o fisici - che i governi o altri fanno su di noi. 

Esattamente come nell'equivalente "ci trattano come bestie", con tale espressione si sottintende e rimarca la differenza ontologica tra  noi e gli altri animali - quella differenza che è alla base dello specismo, cioè che ne costituisce le fondamenta essenziali per poter poi dare avvio a determinate pratiche o comunque giustificarle  -, cioè si esprime l'accettazione e il tacito consenso al fatto che gli animali siano usati come cavie (o come animali da macellare o trattare comunque in modo diverso rispetto a noi) perché sono appunto animali (tautologia specista), mentre ci si ribella quando il medesimo comportamento viene agito su di noi poiché immorale, ingiusto, sbagliato. Si attua così un doppio standard. 

Da notare poi che il termine cavia è anche una metonimia, cioè, da nome comune di animale, appunto la cavia, piccolo roditore ecc.,  è diventato un termine che sta ad indicare, per estensione e spostamento semantico, ogni animale usato per la sperimentazione (medica, scientifica e in generale per tutti i test di varie tipologie di prodotti immessi sul mercato), dato che le cavie sono da sempre tra gli animali più usati. 

La metonimia viene appunto usata anche per gli esseri umani, ma, e in questo risiede lo specismo, in un'accezione negativa, critica. 

Sarebbe bello che almeno chi è antispecista prestasse attenzione al linguaggio per evitare di rafforzare, inconsapevolmente, proprio quello specismo che vorrebbe combattere.

Immagine presa da Wikipedia.

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