martedì 13 giugno 2023

Corpi di servizio

 Per capire cos'è il sessismo e come attua la svalutazione delle donne pensiamo alla narrazione svilente che da sempre viene fatta del termine "casalinga". 

In realtà le donne che non lavorano e si occupano a tempo pieno delle mansioni domestiche sono da sempre donne che si fanno un culo così e che, con il pretesto che appunto non lavorerebbero - perché nella nostra società viene percepito come lavoro solo ciò che è retribuito, altrimenti è un passatempo o un dovere - vengono caricate di ulteriori mansioni relative alla cura, accudimento, disbrigo pratiche burocratiche e cazzi e mazzi vari. 

Mia madre, casalinga, puliva casa, faceva la spesa e giri vari nei negozi tipo calzolaio, lavanderia, farmacia, cucinava, mi veniva a prendere a scuola, mi accompagnava alle varie attività pomeridiane, mi lavava e vestiva e giocava con me (almeno finché non sono stata in grado di fare queste cose da sola), mi aiutava a fare i compiti, stirava e provvedeva ai vari bisogni materiali della famiglia. Non portava i soldi a casa, è vero, ma facendosi carico di tutta la gestione domestica, anche emotiva (i miei bisogni, per esempio), consentiva a mio padre di dedicarsi unicamente al suo lavoro, alla sua carriera. Il mantra di mio padre appena rientrava a casa era: io lavoro, non mi dovete rompere i coglioni, di nessun tipo. E tutto finiva sulle spalle di mia madre. 

Questo era un modello di casalinga che oggi per fortuna è stato un pochino superato, ma fino a un certo punto perché la maggior parte delle donne che lavorano anche fuori casa, a meno che non rientrino in una fascia medio alta per cui possono permettersi di assumere una persona che fa le pulizie e le aiuti con i figli, dopo il lavoro tornano a casa e devono farsi il mazzo a sbrigare le mansioni domestiche.

Le statistiche ci dicono che ciò che pesa di più non è tanto lo svolgimento materiale di questi compiti, ma l'enorme carico mentale nell'organizzazione della giornata. 

Gli uomini, tranne poche eccezioni, aiutano, sì, ma su richiesta, non hanno lo stesso carico mentale delle donne. 

Casalinga quindi non è un ruolo svilente, un ruolo che chiunque potrebbe svolgere e per cui non servono particolari qualità e capacità. Fare la casalinga significa avere capacità organizzative elevate, resistenza alla fatica fisica e mentale, enorme capacità di gestione ed elaborazione del proprio sé che deriva dalla frustrazione di non vedere riconosciuta una propria identità lavorativa e quindi enorme capacità di lavoro sulla propria autostima per non sentirsi una nullità: che è esattamente il modo in cui la società patriarcale ha sempre fatto sentire noi donne, anche quando siamo uscite di casa per studiare e lavorare.

Mi chiedono spesso: ma perché voi donne continuate a puntare sul vostro aspetto fisico, a mostrare culo e tette, anche se siete laureate e intelligenti?

La risposta, cari miei, è in quello che ho scritto sopra. Secoli di svalutazione del femminile e dei ruoli ad esso associati non si spazzano via nemmeno con una laurea con lode o con una posizione di prestigio in un'azienda. Si spazzano magari via se riesci a realizzarti un minimo, sempre con la sindrome dell'impostore che ti sussurra nella testa. 

La società per secoli ci ha svilite e ricordato che siamo solo corpi da mostrare, usare, sfiancare, corpi di servizio, e continua a farlo con le continue martellanti, pressanti pubblicità delle creme anticellulite, rassodanti, ringiovanenti e con la narrazione un po' ridicola delle casalinghe (la casalinga di Voghera, ricordate, definizione per antonomasia di una persona mediocre senza particolari talenti e intelligenza, come se appunto fare la casalinga fosse una mansione da poco ecc.) e sottrarsi a questo svilimento è lavoro di una vita, psicologico, politico e sociale.




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