venerdì 14 luglio 2023

Coltiviamo l'antispecismo, non la carne

 

Foto di Veganzetta

Un mio articolo per Veganzetta sulla carne coltivata che analizza la questione da una prospettiva antispecista.

Nel dibattito sulla carne coltivata sembrano esserci solo due possibili risposte: favorevoli o contrari. Ogni narrazione alternativa, come quella proposta da Adriano Fragano in questo articolo viene presa come atto di lesa maestà, accompagnato dal ricatto morale: non ci pensi a tutte le vite che potresti salvare?

Eppure trattandosi di un’innovazione importante il discorso merita di essere approfondito sotto tantissimi aspetti, in particolare quello antispecista perché in quanto persone umane attiviste per la liberazione animale dovremmo innanzitutto avere non solo sempre presente l’obiettivo che ci prefiggiamo, ma anche essere in grado analizzare ogni campagna, progetto o invenzione alla luce di quest’ultimo.

In questo articolo vorrei provare a fare un discorso ampio in cui la carne coltivata non è tanto l’oggetto principale, semmai il pretesto.

L’antispecismo (analogamente all’anarchismo), non è una teoria finalizzata a riformare l’esistente – la nostra società, la politica, l’economia, il sistema culturale, simbolico e materiale, entro cui viviamo e di cui assorbiamo e interiorizziamo schemi di pensiero, di valori e morale –, ma a cambiarlo radicalmente.

Uno dei capisaldi del nostro attuale sistema è il dominio: sulla Natura in senso ampio, ossia i territori, le foreste, i fiumi, i mari, le montagne, ecc., le mappe geopolitiche (che vengono ridefinite continuamente in base a interessi economici o di controllo delle risorse) e su tutti i viventi del pianeta, in particolare le minoranze, i più fragili e soprattutto sugli altri Animali. Per giustificare questo dominio la nostra specie nel corso dei secoli ha elaborato ideologie diverse usando di volta in volta le narrazioni più efficaci in base al contesto: razzismo, specismo, sessismo, motivazioni economiche, equilibri politici, per citarne alcune.

Lo specismo, che è quello che ci interessa in questa trattazione, è appunto un’ideologia finalizzata a giustificare, normalizzare e naturalizzare il trattamento di assoluto dominio che riserviamo agli Animali di altre specie; la loro esclusione morale da cui ne consegue la definizione di un sistema di valori del vivente, gerarchico e autoreferenziale, o meglio, autoriferito. Dentro questo sistema specista prendono vita alcune vie di fuga che risultano però illusorie. E lo sono, non tanto perché non vanno dritte al punto, ma perché da questo punto ideale, che nel nostro caso è la liberazione animale (materiale e simbolica) deviano in maniera pericolosa; il problema infatti, metaforicamente parlando, non è il passo intermedio o la deviazione in sé, ma il tipo di deviazione o di strategia attuate.

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