mercoledì 26 luglio 2023

Elkann e il fallimento della ricerca del tempo perduto

 Voglio dire la mia sul pezzo di Elkann e il suo viaggio in treno. 

Ecco, a parte la descrizione di sé stesso come la parodia di un riccone snob che mi ha fatto pensare a Mr Scrooge o a uno dei tanti personaggi classisti dickensiani, nel suo racconto c'è una sola cosa interessante dalla quale sarebbe potuta scaturire una riflessione di ben altro spessore e anche più interessante per tutti noi: il fatto che stia leggendo Alla ricerca del tempo perduto (e no, non è interessante sapere se fosse in francese o tradotto, o meglio, lo è come caratterizzazione ulteriore della parodia del suo personaggio, ci fa capire che ha studiato il francese, così bene da consentirgli di leggere in lingua originale, ma irrilevante ai fini di questa riflessione che si sarebbe potuta fare). Da questa menzione sarebbe potuta nascere una riflessione nostalgica e malinconica sul tempo che passa, e da qui, non da altro, il rancore verso le nuove generazioni, l'invidia forse per qualcosa che loro hanno e che lui invece ha perduto per sempre: la giovinezza. La giovinezza, Elkann, quella che ti fa sentire in capo al mondo, anzi, il re del mondo (anche se indossi solo un paio di Nike dozzinali e un cappellino da baseball sdrucito e a dispetto del tuo completo di lino firmato e della tua stilografica probabilmente vintage e costosa), quella densa di aspettative per la serata e gli incontri, quella dell'adrenalina per le infinite possibilità di un'estate, delle vacanze, di un viaggio.

La nostalgia di un mondo perduto che nemmeno la più evocativa delle madeleine ti restituirà mai, Elkann, perché se c'è una cosa che ci accomuna tutti, ricchi e poveri, è il tempo che ci sfugge, la sabbia del tempo di cui non ci resta nemmeno un granello tra le dita (come diceva Poe). E avresti potuto scrivere dello scontro generazionale, del bei vecchi tempi passati che ci sembrano sempre migliori, ma perché eravamo giovani e guardavamo al mondo dalla prospettiva delle infinite possibilità. 

Avresti potuto scrivere di questo. E invece, nonostante il tuo bel Proust in francese, edizione limitata, scommetto, ti sei fermato alla formalità delle apparenze e quello che ci ha restituito il tuo pezzo è solo una scialba fotografia del tuo snobismo e classismo. 

Per inciso: anche a me i giovani rumorosi danno fastidio, ma il punto, anzi, i punti, sono tanti altri.

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