mercoledì 5 settembre 2012

Libertà dove sei?


All'interno di un vivaio noto un pappagallo in una gabbia. Se ne sta lì tutto solo, dietro le sbarre. Mi avvicino e subito si mette a fare le capriole per farsi vedere quant'è bravo. Gli faccio dei complimenti, gli dico delle cose carine, mi risponde anche, farfugliando qualcosa, è uno di quelli cui hanno insegnato a ripetere qualche parola. 
Mi fa una pena incredibile. 

Io - Salve, cercavo questo e questo e poi volevo chiederle, ma... quel pappagallo, sta sempre rinchiuso in quella gabbia, non lo lasciate mai libero? 

Proprietario negozio - nooo... non si può, ci abbiamo provato durante la notte, ma rovina le piante.

Io - capisco, ma allora non sarebbe il caso di darlo a qualcuno che potrebbe tenerlo meglio, magari in una voliera più grande, magari chissà, si potrebbe persino tentare di liberarlo, forse con l'aiuto della Lipu. 

Proprietario negozio - nooo, ma che dice? Sono anni che vive qui. Ma di che si preoccupa, scusi? Questo sta meglio di me e di lei, mangia tutti i giorni e manco deve preoccuparsi di arrivare a fine mese. 

Io - beh, dubito fortemente che stia meglio di me e di lei, intanto è rinchiuso in una gabbia, non è libero, capisce? 

Proprietario negozio - ma che ne sa lui della libertà, è nato in gabbia, muore in gabbia, non ha mai volato, non sa nemmeno cosa significhi, mangia tutti i giorni.

Io - mi scusi, ma perché continua a ripetermi che mangia tutti i giorni? Pure in galera ti danno da mangiare tutti i giorni, lei ci vorrebbe stare? Ora che ci penso nemmeno lì bisogna preoccuparsi di arrivare a fine mese, ti danno alloggio, vitto e pure compagnia. 

Proprietario negozio - eh, signò, quanto la stamo affà lunga, noi siamo uomini, quello è un pappagallo.

Io - dunque la morale è che se nasci pappagallo devi stare in gabbia? 

Proprietario negozio - Ma chi ci sta meglio di quello? 

Io - Sa che le dico? Se qui c'è qualcuno a non avere la più pallida idea di cosa sia la libertà, quello non è certo il pappagallo.

Che strano come noi animali umani ci affanniamo tanto a trovare le definizioni più precise per spiegare determinati concetti e poi ci smarriamo completamente di fronte alla realtà, incapaci di riconoscere l'anelito di libertà di un animale in gabbia. Incapaci di riconoscere quell'anelito come lo stesso nostro. O non sarà che intrappolati nelle nostre stesse gabbie mentali e materiali, le stesse che nel corso della Storia abbiamo contribuito a costruire, ciò che più invidiamo agli animali è proprio la loro libertà e per non essere da meno corriamo ad imprigionare pure loro?
Ma non è imprigionando loro che libereremo noi stessi. Al contrario, correremo il rischio di sbattere il naso contro la libertà e di non saperla riconoscere. E allora tireremo dritti, convinti che essa vada cercata altrove.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

La tua ultima risposta è meravigliosa: perfetta proprio.

Rita ha detto...

Grazie Serena.
Del resto uno che crede che per vivere bene basti avere la sicurezza di due pasti al giorno, beh, ha proprio un'idea limitata e soffocante dell'esistenza. :-D
Ma sapessi quanti ce ne sono di quelli che, "la sicurezza prima di tutto". Che poi, 'sta sicurezza è sempre e solo illusoria.

Chumani ha detto...

Concordo su tutta linea: mangia, beve, respira. Era concesso anche a gli schiavi.
Ci sono negozi in cui non ce la faccio ad entrare,domenica scorsa per comprare del cibo a dei gattini randagi, ho avuto un vero e proprio malessere.
A malincuore devo convenire che non sono servite a nulla tutte le segnalazioni che avevo fatto.
Non ci entrerò mai più, piuttosto compro il macinato.
Un abbraccio

Rita ha detto...

Keiko, che negozio è e cosa succede? Se avvengono casi di maltrattamento degli animali fammelo sapere (magari mandami un'email in privato) così segnalo anche io.
Grazie.
Un abbraccio a te.

Volpina ha detto...

Minchia ma hai fatto troppo bene... che persona sgradevole e ignorante... povero pappagallo... però uffa non può davvero metterlo in una gabbia più grande? Gliela compro io piuttosto... ma povero piccino, mi dispiace per questa creatura.
Non si può fare niente?Nemmeno chiamando l'Oipa...?

Martigot ha detto...

Vicino a casa mia il mercoledì fanno il mercato, e c'è anche un tizio che vende uccellini. Se ne stanno in piccole gabbie, colorati sul fondo scuro della loro prigione... Sono sempre così triste per loro, quando mi capita di passarci davanti.
Saranno anche nati in cattività, ma sono certa che hanno in loro l'idea del volo, del cielo...

Recentemente mi hanno raccontato invece una bella storia su un fantastico merlo indiano, e di come sembri aver appreso il nostro linguaggio ad un livello più profondo che una semplice ripetizione, magari ci scriverò un post prossimamente :-)

Unknown ha detto...

te l'ho detto che devi scrivere dialoghi ;)

quanta stupidità si sprigiona dal movimento di chi sbatte contro le proprie gabbie mentali...

Rita ha detto...

Ciao Volpina,
ho provato a dirgli di comprargli almeno una gabbia più grande, ma il tipo continuava a rispondere dicendo che è sempre stato lì e che sta bene (come no!).
Sai, se chiami l'OIPA o la LIPU ti dicono che se non ci sono prove evidenti di maltrattamento, non possono fare nulla. Tenere un pappagallo (o un canarino ecc.) in gabbia è legale. Purtroppo. Per noi è maltrattamento, per la legge no.

Nifth ha detto...

Anche io ho una gabbia in casa...all'interno non vi sono animali! Ma tre candele ed un biglietto per gli avventori " Non sono una gabbia vuota, ma il simbolo di un animale libero", quale sia l'animale? Bhè sino a che avrò la libertà di esprimermi, quel biglietto mi appartiene. Riguardo al negoziante? Non credo serva aggiungere altro...la cultura apre la gabbie! L'ignoranza serve solo a gettare nuovi sigilli, a irragionate convinzioni.

Rita ha detto...

Ciao Martigot,
purtroppo, come dicevo a Volpina, è legale vendere uccellini e tenerli in gabbia, quindi quello che possiamo fare è lottare affinché un giorno tutte le gabbie siano aperte.

Attendo con curiosità la storia del merlo indiano (lo so che sono intelligentissimi e che comprendono, così anche come i pappagalli, la funzione del linguaggio per esprimersi ad un livello più profondo).
Un abbraccio.

Rita ha detto...

@ Marco

Le gabbie mentali sono le peggiori, e la vera tragedia è che spesso chi vi è imprigionato nemmeno se ne rende conto.

Dai, presto scriverò un dialogo per Asinus, promesso. :-)

Rita ha detto...

@ Nifth

Che bella la tua gabbia simbolo della libertà. :-)
Usare un oggetto che convenzionalmente esprime la prigionia per denunciarne e ribaltarne invece il concetto, è un'operazione molto sottile. Un po' come fanno le Femen che usano il loro corpo per riappropriarsene e denunciarne l'oggettivazione che avviene d'abitudine.

La cultura già... ma come diceva ieri l'attivista Steve Best (sono andata a sentire la conferenza, presto ci scriverò un articolo) non tutti sono educabili. Esistono blocchi mentali invalicabili per alcuni. Specialmente quando dietro vi è celato l'intento di ottenere il profitto, il denaro. Vai a dire a quelli che vendono pappagalli che non dovrebbero farlo... altro che cultura, contro la cultura del profitto ad ogni costo nulla può. O quasi nulla.
Però d'altronde il sistema siamo pure noi che lo mandiamo avanti. Quindi bisogna attivare meccanismo che ribaltino il comune sentire.