martedì 25 aprile 2017

Corpi che attendono di essere liberati


Molto spesso per far capire l'ingiustizia dello sfruttamento degli animali facciamo dei paragoni con la schiavitù umana o con altre forme di discriminazione intraspecie. Però, al di là della logica della similitudine, le persone non arrivano a comprenderne la comune radice e scrollano la testa dicendo: "sì, ma quelle erano persone, esseri umani, non si possono paragonare agli animali".
Questo accade ovviamente per via della cultura specista e dell'opposizione ontologica tra noi e gli altri animali.
Forse, più che fare alcuni paragoni, dovremmo semplicemente far comprendere l'essenza dell'oppressione, ossia il concetto di dominio in sé sui corpi: il biotere che si esprime e che continua ad avere il suo meglio riguardo la questione animale.
Se non facciamo capire bene questo concetto di dominio che travolge tutti, non riusciremo a far comprendere l'ingiustizia dello sfruttamento animale.
E poi, ovviamente, contestualmente, dobbiamo lavorare per far capire CHI sono gli altri animali. Non sono come noi, sono diversi - come ogni individuo poi, peraltro, è diverso da un altro; ciò che è identica è la vulnerabilità dei nostri corpi che subisce il potere di chi li domina per profitto, cultura, tradizione.
È questo che abbiamo in comune con loro.  Nessuno può negare che gli altri animali abbiano un corpo che sente, soffre, percepisce, gioisce del vento e della libertà (quando ce l'ha).

In questo giorno che ricorda la liberazione dal nazi-fascismo, vorrei invitarvi a riflettere su tutti quei corpi che ancora attendono di essere liberati. 

Immagine di Andrea Festa.

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