mercoledì 11 luglio 2012

Chi ha paura degli animali?

Pubblicato anche su Asinus Novus.


Che ne pensate di questa immagine? Io la trovo bellissima. Il gesto di una donna che allatta un cucciolo appartenente ad un’altra specie è quanto di più altruista e meraviglioso possa esistere. E non si pensi che in natura sia un gesto poi così raro, accade di frequente che specie diverse di animali si prendano cura di cuccioli di altre specie, spesso anche se le une sono predatrici e gli altri prede. Così come ci sono comunità indiane ed africane le cui donne allattano anche cuccioli di altre specie. Evidentemente l’istinto materno non conosce remore. Eppure la foto in oggetto, come potete leggere dai commenti a lato, ha suscitato diverse critiche: c’è chi si chiede che cosa vorrebbe dimostrare (a me sembra tanto semplice, dimostra l’amore interspecie, il trionfo dell’antispecismo) addirittura c’è chi l’ha trovata “perversa” e  chi “disgustosa”.
Come aggiunge Serena, curatrice dell’interessante blog mangiarfiori, nei commenti al suo articolodal quale ho preso la foto ed anche l’idea per questo post (ma ci tenevo proprio tanto a condividere certe riflessioni anche con i miei lettori) - ciò che suscita stupore e ribrezzo non è tanto il fatto che si dia del latte materno ad un agnellino - e del resto sull’inverso nessuno avrebbe da ridire, visto che il consumo di latte di animali vari (mucca, capra, pecora) è pratica ben diffusa - quanto il contatto fisico che si viene ad instaurare tra i due. Eppure non c’è nulla di più tenero, grazioso, indifeso ed innocente di un agnellino o di qualsiasi altro cucciolo. Perché dunque quest’immagine “scandalizza” così tanto? Perché addirittura arrivare a parlare di “perversione”?
La risposta è ovvia e su Asinus Novus se n’è discusso a lungo, come ben ricorda Serena. La risposta è la cosidetta “paura degli animali", da Marco Maurizi definita per l'appunto Teriofobia. Non paura nel senso che essi, gli animali, ci suscitano terrore per qualche motivo, bensì paura dell’animalità che è nell’uomo da cui deriva una rimozione di tutto ciò che ci possa ricondurre sul loro stesso piano (tra cui l'amore interspecie, la naturale empatia: emozioni e sentimenti che tendono ad essere soffocati in nuce, sin dalla nascita. L'uomo che prova amore per gli animali e si immedesima con la loro sofferenza è un patosensibile. Chi si rifiuta di mangiarli è, idem, un patosensibile e così via). Paura di ciò che possa assimilare noi agli animali. Paura quindi di essere animali. Di tornare animali, che è anche paura di perdere il controllo, di non riuscire a gestire le proprie pulsioni o di tornare a sperimentare di nuovo quel terror panico primordiale scaturito dall’immedesimazione totale dell’uomo con la natura.
Se l’ego è separazione, è dunque nel momento esatto in cui l’uomo ha cominciato a separarsi dalla natura che ha acquisito anche consapevolezza di un proprio - illusorio - sé; ciò che gli ha dato la sensazione di essere altro dagli animali. Questa separazione ha creato nei secoli una frattura inavvicinabile, ha stabilito una distanza incolmabile. Soprattutto ha contribuito al formarsi di un concetto di umanità in antitesi con la natura e con il resto del mondo animale e direttamente proporzionale per cui tanto più ci si allontana dall’animale - e lo si depotenzia riducendolo ad oggetto - tanto più si festeggia il trionfo dell’umano.
La presunta superiorità dell’uomo sugli animali, l’antropocentrismo, ciò che poi conduce di fatto allo specismo, non è altro infatti che il risultato di un percorso di differenziazione dagli animali che l’uomo - la cultura dell'umano - ha attuato nei secoli. La religione cattolica poi ci ha messo del suo, adducendo a pretesto la creazione dell’uomo da parte di Dio a sua immagine e somiglianza ed il dono di un’anima immortale che invece gli animali non avrebbero. E infatti cattolici molto noti si vantano di mangiare gli animali per "ribadire la superiorità dell’uomo sul creato”, ma anche per "non mangiare i bambini". 
Vale a dire che un gesto quale quello di nutrire con il proprio latte un agnellino è visto nell’ottica della religione cattolica non per quello che è - ossia un gesto di amore senza confini - ma come un abbassamento, un degradarsi dell’uomo verso l’animalità. Affermando che l'uomo è un animale come gli altri si negherebbe l'immortalità dello stesso, quindi l'avvento del Cristianesimo, la nostra salvezza per mezzo del Redentore, verrebbero per così dire a crollare le fondamenta della religione cattolica stessa; e dev'essere per questo che molti cattolici e molti paesi le cui radici sono intrise di cattolicesimo - quali la Spagna, ad esempio - ci tengono così tanto a mantenere vive alcune tradizioni particolarmente cruente nei confronti degli animali, o a rimarcare la loro avversione per gli ecologisti, gli animalisti, ed i vegani - a loro dire seguaci di Satana -  così come a sottolineare - iconograficamente e simbolicamente - la natura "animale" del maligno; oppure, semplicemente, a manifestare un ribrezzo o meglio indistinto odio per tutto ciò che non è umano (a meno che non si trovi nel piatto).
Questa è la spiegazione per cui un contatto ravvicinato tra uomo ed animale, a meno che non sia quello atto a sancire la pretesa superiorità dell’uno sull’altro - quindi mangiare la carne va bene, bere il latte di mucca va bene, tenere il cagnolino al guinzaglio ed addomesticarlo va bene - nei più provoca ribrezzo e turbamento. Quel che si teme è la propria animalità (Freud direbbe che la civiltà è soppressione degli istinti), quel che si mette in atto è una rimozione della nostra natura animale, quel che inconsciamente manifestiamo è la distruzione dell'animale per meglio esaltare la nostra presunta umanità.
Le reazioni di disgusto all’immagine sopra dovrebbero quindi far riflettere. Far riflettere sul perché ci teniamo così tanto a distinguerci dagli animali, visto che siamo animali anche noi, e del perché essi ci facciano così “paura”.
In sostanza forse è semplicemente di noi stessi che abbiamo paura. È la nostra incapacità di essere abbastanza umani che temiamo. Senza capire che l'amore e l'empatia estesi a tutte le altre specie sarebbero non ciò che ci degrada, ma ciò che ci eleva. Il cammino della civiltà fatto fin qui non va rinnegato - e sbagliano coloro che credono che essere antispecisti significhi ritornare ad uno stato bruto e primitivo perché se oggi siamo capaci di vedere il male che facciamo alla natura è anche grazie al livello di evoluzione raggiunto e di questo non possiamo non tener conto - bensì indirizzato nel nome di un accoglimento e rispetto di tutti gli esseri senzienti. 
Allattare un cucciolo di pecora non è un gesto "perverso" o "schifoso". No. Non lo è. È invece un gesto capace di restituirci a quella natura dalla quale proveniamo e insieme il gesto più compassionevole ed umano che si conosca. Perché non si dimentichi che l'umano è ancor prima animale e non ha mai smesso di appartenere alla natura. La cultura infatti altro non è che la natura modificata dall'uomo, su cui l'uomo è intervenuto. 
C'è molto da riflettere quindi su come l'uomo tenti in tutte le maniere di dimenticare chi è e da dove proviene e quanto cerchi di rimuovere la propria essenza attraverso il rifiuto degli altri animali (dell'animalità che è in sé).

28 commenti:

Chumani ha detto...

Ciao Biancaneve, ormai posso dire che io e te abbiamo molti punti di vista in comune;ho avuto molti compagni di vita (non posseduto) non ultimo un meraviglioso coniglietto che è a tutti gli effetti il mio bimbo più piccolo e ritengo che i crimini contro gli animali debbano essere equiparati a quelli contro gli uomini. Ho fatto tante di quelle segnalazioni al NIRDA che tra un po' mi arrestano, ma continuerò a farlo.
Però questa foto mi pone dei dubbi: per far si che una donna possa allattare bisogna aver partorito da poco ed in quel caso il latte ( e non sono litri) sono sufficienti solo al neonato e proprio non credo bastino ad un vitellino.
Se la foto è un espediente per acuire l'amore per gli animali può anche starmi bene, se è stata fatta solo per far scalpore non mi trova d'accordo: l'amore per le creature non si può imparare, è insito in noi, o c'è, oppure no.
Sei una donna molto sensibile e proprio per questo ti leggo sempre, la capacità di vedere oltre le apparenze non appartiene a tutti:)
Non ti sei arrabiata vero?
Passa da me , c'è un post che solo le persone sensibili come te possono recepire nel modo giusto.
Ciao cara, perdona la lungaggine.

Volpina ha detto...

Questa immagine è meravigliosa... ne avevo viste molte altre però di ragazze indiane che allattavano scimmiette, caprette, cerbiatti... le trovo sempre adorabili e commoventi.
Trovo che una donna, un umana, che allatti un cucciolo di qualsiasi altra razza si ELEVI ad uno stato assoluto di intelligenza, empatia e UMANITA' senza confronti. Una vera MADRE.
Questo vuol dire "ama il prossimo tuo come te stesso". Non me ne frega un cazzo di cosa dice la religione. Già solo a vedere come si comportano gli alti membri della chiesa cattolica, mi fa storcere il naso. Non prendo lezioni di comportamento da chi predica bene e razzola molto, molto male.
E ci vuole un gran coraggio a dire che questa foto sia disgustosa o perversa: al contrario è l'immagine perfetta che ci fa capire quanto l'uomo possa in realtà aiutare gli animali ed essere altruista, gentile, superiore e in armonia con la natura.
Se voleva dimostrare qualcosa? Non penso, ma dato che c'era questo commeto, credo che serva a persone come me, a vedere che nel mondo ci sono ancora persone buone che amano sul serio gli animali.

Meravigliosa.

Se mi dovesse capitare, anche io allatterei dei cuccioli.Sicuro.

Rita ha detto...

Ciao Keiko,
no, che non mi sono arrabbiata, ma ti pare? :-)
Hai espresso delle considerazioni giuste.
Non conosco il contesto della foto perché mi sono limitata a prenderla da un altro blog (credo l'originale sia stata postata su FB, ma io non l'ho l'account), può essere che sia una foto scattata proprio per far riflettere sull'amore interspecie, o magari la donna che allatta l'agnellino ha perso il proprio figlio e quindi ha deciso di non disperdere il proprio latte.
Non credo però che il latte basti solo per un neonato, ci sono donne che ne hanno in abbandanza e che spesso lo offrono anche ad altri neonati (te lo dico con certezza perché è successo a mia madre, si toglieva l'eccesso con il tiralatte e lo portava ai bimbi le cui madri non ne avevano; anche le balie di un tempo usavano dare il latte a più bambini contemporaneamente a volte, tanto che si usa l'espressione: "fratelli di latte") e c'è una comunità indiana ove le donne allattano d'abitudine anche cuccioli di animali (antilopi, nello specifico), come si vede in questo documentario:

http://laverabestia.org/play.php?vid=3704

L'ipotesi della provocazione la scarterei, personalmente perché non ci vedo proprio una provocazione, ma solo una dimostrazione di amore. Che non tutti recepiscono come tale, da lì l'idea di scrivere alcune considerazioni.
Sono d'accordo comunque che l'amore per gli animali, così come per le persone, non si può imparare. Il rispetto sì però. Nel senso che nessuno può costringere qualcuno ad amare gli animali, però si può provare a sensibilizzare affinché la gente inizi a considerarl esseri senzienti a tutti gli effetti, degni di rispetto e considerazione.
Passerò sicuramente sul tuo blog, ormai ti leggo assiduamente, ti ho messa anche tra i blog che seguo. ;-)
Buona giornata Keiko. :-)

Rita ha detto...

Ciao Volpina,
tu sicuramente allatteresti delle volpine. :-)
Sì, in effetti facendo un ricerchina su internet ho scoperto che in altri paesi, soprattutto in India e in Africa, è una pratica piuttosto comune che una donna allatti cuccioli di altre specie; e del resto anche gli altri animali lo fanno spesso, youtube è piena di video di scimmiette, cani, tigri ecc. che allattano cuccioli di specie diverse.
Guarda il video che ho linkato nel commento sopra ad esempio. Molto interessante.
Un cucciolo è sempre un cucciolo e una madre sempre una madre. L'amore parla una stessa lingua.

Paolo ha detto...

L'immagine in sé è geniale, in quanto luminoso capolavoro di sintesi. Poi per una discussione sarebbe utile contestualizzare, ma di per sé ha la forza evocativa del genio, che intende e si fa intendere prima della conoscenza.

Avete già detto della paura di scoprirsi animali tra gli animali. C'è sempre la paura di scoprirsi qualcosa. In quanto a perversione ci sono mamme che allattano i figli stessi traendone piacere sessuale. Il che non è sano e crea squilibri. Ma l'apparenza lì non turba.
Similmente al discorso per cui è perverso avere due genitori dello stesso sesso, ma è normale farsi fracassare il cranio in una famiglia tradizionale. Nel caso, pazienza, si predicherà ancora segregazione e violenza per riconfermare il proprio modello.

Serve un po' di fatica per guardare al di là dell'apparenza, si capisce. Quel che non si capisce è che vivere di apparenza è molto più faticoso e svilente.

Rita ha detto...

Ottime riflessioni caro Luca, che mi sento di condividere totalmente.
Giustamente, come ricordi, per molti continua ad essere considerata "sana" e "normale" solo la famiglia tradizionale formata da uomo, donna e figli e l'idea che due omosessuali possano avere un figlio in adozione o anche metterlo al mondo è inconcepebile. Magari però in quella stessa famiglia "sana" e "normale" la donna avvengono violenze inenarrabili (ché non si pensi che le violenze siano solo di tipo fisico, ce ne sono anche altre invisibili al mondo, di natura psicologica).

Vivere di apparenza a molti viene naturale. Si fatica a guardare oltre. Anche se poi la fatica è sempre ricompensata.
Grazie per il tuo bel commento. :-)

Rita ha detto...

P.S.: scusa, ho scritto un po' di fretta e c'è un refuso, e nella frase "Magari però in quella stessa famiglia "sana" e "normale" la donna avvengono violenze inenarrabili (ché non si pensi che le violenze siano solo di tipo fisico, ce ne sono anche altre invisibili al mondo, di natura psicologica).", la parola "donna" non c'entra niente. Avevo iniziato a scrivere una frase, poi l'ho cambiata.

Masque ha detto...

È la prima volta che vedo una donna allattare un animale (non sapevo nemmeno di quell'abitudine indiana) e la mia reazione mi ha sorpreso.
Perché ho scoperto, con stupore, di non trovarci nulla di strano. Mi sono chiesto, infatti, come mai non mi sia capitato prima di vederne, dato che in altri contesti, fra animali, è abbastanza comune.
Insomma, mi sono sorpreso di non essere rimasto sorpreso, ed i commenti evidenziati mi sono sembrati davvero esagerati. Cioè reazioni eccessive. Un po' come se della gente desse dell'indecente ad un bambino piccolo che gira nudo in spiaggia.
Forse, come dici tu, il rifiuto di qualcosa che sarebbe del tutto naturale.

Anonimo ha detto...

Stanotte ho sognato che allattavo un cagnolino,seduta sui scalini all entrata della mia casa. I miei vicini, tra cui una ragazza che ha avuto un bimbo da poco, mi guardavano incuriositi e alibiti. Stavo cercando in internet il significato di questo strano sogno... e ho trovato questo post

Rita ha detto...

Ciao Masque, ma in effetti non c'è nulla di strano, pure se anche a me non era mai capitato prima di vedere una donna che allatta un animale. Vedendo l'immagine ho provato solo tanta tenerezza.
Tu pensa che però ci sono persone a cui dà fastidio persino vedere una donna che allatta un bambino, lo ritengono "sconveniente". In alcuni luoghi pubblici mi sembra che l'abbiamo pure proibito.
Secondo me è gente parecchio repressa ed anche un po' nevrotica. :-D

Rita ha detto...

@ anonimo

Mah, sai, è difficile trovare un'interpretazione univoca ad un sogno perché esso va sempre contestualizzato nel vissuto personale di colui che sogna. Bisogna vedere cosa rappresentano per te i tuoi vicini, la maternità, i cani... prova ad autoanalizzarti in questo senso.
Io e te potremmo sognare la stessa cosa, ma per me avrà un significato e per te un altro. I sogni in genere portano alla luce il materiale rimosso, ma anche funzionano per mettere in ordine nella mente il materiale che si è accumulato durante la giornata; oppure sono anche semplici reazioni a stimoli esterni (tipo, se hai sete, magari sognerai di bere... avrai notato però che nel sogno diventa una sete insoddisfabile).
Mi fa piacere comunque che tu sia giunta qui sul mio blog e spero che abbia trovato l'argomento interessante. :-)
Un saluto.

Anonimo ha detto...

ma a nessuno dico nessuno di voi viene in mente che in africa le donne allattano i cuccioli di capra o di vacca per non lasciarli morire e così poi diventeranno capre e vacche adulte che forniranno latte, pelli, carne...???

Rita ha detto...

@ anonimo

Certo che ci viene in mente, ma l'oggetto del post comunque era un altro, ossia voler porre l'attenzione sul fatto che molte persone hanno avuto reazioni di disgusto nel vedere quella foto (da lì il discorso sulla teriofobia); non volevo parlare, non in questo post almeno, dei motivi per cui alcune donne allattano i cuccioli (e quando sono quelli che indichi tu li trovo ovviamente deprecabili, essendo io contraria allo sfruttamento degli animali), ma del perché a molti questo gesto disturba. Il post è sul gesto in sé e sul rifiuto della propria parte animale.

Comunque ci sono anche comunità che invece allattano cuccioli di animali senza il fine di mangiarli o sfruttarli poi, tipo questo popolo indiano di cui si parla in questo video:

http://laverabestia.org/play.php?vid=3704

Anonimo ha detto...

vi ringrazio per la rettifica.

Sara ha detto...

Penso ai gatti a cui ho fatto da madre o comunque che mi hanno riconosciuta come tale, non tanto per il cibo, quando per quella simbiosi che si è creata! che bello un amore che va oltre la specie!
Sono le persone un po'più primitive quelle che hanno difficoltà con l'Altro in generale: io ho difficoltà invece a relazionarmi con "loro"!

Rita ha detto...

Verissimo Sara,
anche io ho spesso fatto da madre a gattini piccolissimi (non li ho allattati al seno, ma comunque gli ho dato il latte con il biberon) e infatti gli voglio bene come fossero figli miei e loro me ne vogliono altrettanto.
Ce n'è uno che invece vive quasi in simbiosi con il mio compagno, gli si mette sulle spalle e gira per casa così, non c'è verso di farlo scendere. :-)

alpexex ha detto...

mangio animali. non ne ho paura. amo essere un animale, e' la mia appartenenza piu' prossima e reale. e questa foto e' tenerissima. chi ha pauran degli animali? non lo so davvero. qualche tarlato, probabilmente. del resto trovare "perversa" l'immagine qui sopra presuppone qualche foratura nel cervello. almeno secondo la "bestia" che sono :)

Rita ha detto...

@ Alpexex

Tu non mangi animali. Tu partecipi di uno sfruttamento sistematico degli altri animali non umani che di "animale", credimi, ha poco e niente.
Gli animali carnivori (ma l'uomo nasce frugivoro, basti pensare a quanto, senza l'ausilio delle armi e degli strumenti adatti gli sarebbe impossibile catturare, uccidere, sventrare, scuoiare un animale) si nutrono di altri animali. Non li allevano, non li sfruttano, non li riducono in schiavitù, non li chiudono nelle gabbie.
La natura animale dell'uomo non è quella di sfruttare le altre specie: lo sfruttamento sistematico del vivente è solo un costrutto sociale e culturale che si è perfezionato attraverso i secoli e che è possibile smantellare proprio nell'ottica di una liberazione totale, tanto dell'animale umano, quanto di quello non umano.
Saresti capace di inseguire una preda nella foresta, di ucciderla con le mani e di sventrarla con i tuoi denti come fa un felino ad esempio? No.
Quindi per poter mangiare la tua bistecca ti avvali di un sistema tecnologico sofisticatissimo con cui deleghi ad altri lo sporco lavoro. Questo ha tanto di umano e poco di animale. Di umano nella sua accezione peggiore.
Saluti.

Martigot ha detto...

Ciao Biancaneve, questa immagine mi ha fatto venire in mente quelle di una campagna animalista in cui mi sono imbattuta tempo fa nelle mie navigazioni per la rete. Forse le hai viste anche tu, se non sbaglio quel progetto si chiama "non fare agli altri" (don't treat others the way you don't want to be treated), ed è basato su immagini abbastanza scioccanti di esseri umani che subiscono alcune delle cose terribili che riserviamo agli animali. Se non lo conosci dagli un occhio, secondo me è visivamente efficace. Spero che campagne del genere riescano a fare riflettere davvero qualcuno, a ribaltare il nostro punto di vista antropocentrico.

L'immagine del tuo post è molto bella, mi fa pensare a tutti i "miei" animaletti, passati e presenti, e di come li ho sempre sentiti parte della mia famiglia, un po' come fossero dei bambini pelosi :-)
Hai proprio ragione, estendere l'empatia e l'affetto alle specie diverse dalla nostra certamente ci migliora come persone.

un caro saluto :-)

Rita ha detto...

Ciao Martigot,
non sono sicura di aver visto la campagna animalista che citi, a meno che tu non ti riferisca a quella della Peta che ha suscitato tanto scalpore e polemiche perché in un video ha messo a confronto la violenza sulle donne e l'uccisione dei pesci. Comunque sia io approvo senz'altro questo tipo di messaggio perché in effetti è finalizzato ad estendere l'empatia anche alle altre specie, pure se tanta gente proprio non vuole saperne di credere che gli animali soffrano esattamente come noi e quindi il loro pregiudizio inficia la ricezione del messaggio stesso.
Ma le foto di Clint? :-)
Sono curiosa...
Un caro saluto a te e un bacino a Clint, Hitch, Freud e la cagnolona Polly (Polly, se non ricordo male, giusto?).

Martigot ha detto...

Sinceramente non so se fosse della Peta...può essere, se cerchi il titolo in inglese comunque le trovi.

In questi giorni metterò le foto di Clint, avrei già voluto farlo ma ultimamente sono stata immersa in parecchie foto natalizie (eh sì, per dicembre si scatta adesso, alla faccia dell'estate e del caldo) e quando tornavo a casa mi gettavo semplicemente sul divano :-)
Sì, il cane abominevole si chiama Polly. Ora sta ronfando qua fuori, beata lei, eh eh eh

Volpina ha detto...

Ho visto il video! Adorabile! Proprio di lei parlavo!

A parte la stupidaggine del "messaggero degli dei", sono molto contenta che ci siano persone che considerino gli animali creature al nostro stesso livello (o noi al loro).
Più che un messaggero comunque, io lo vedo come un cucciolotto stupendo da coccolare fino a farmi scoppiare le cervella... troppo carino! Mi fa traboccare il cuore di tenerezza *.*

Rita ha detto...

Sì, infatti è stupendo. :-)

A me gli animali fanno sempre traboccare il cuore di tenerezza... mi basta ossevarli e vederli così... non saprei come dire, così puri, forse. La loro purezza mi commuove.
Sere fa sono uscita sul terrazzo ed ho visto uno dei gatti che se ne stava tutto appartato e silenzioso a guardare la luna (giuro, guardava proprio la luna). Era una scena così perfetta, un momento così perfetto, un'epifania quasi. Mi sono commossa.
Come si fa a fargli del male? :-(

Emmeggì ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=jem_m1EAvtI

ciao Rita riascoltando questa canzone di Brassens reinterpretata da Svampa mi era venuto in mente questo post del tuo blog. Il micio nn fa una bella fine, pero` la storia e` molto bella comunque e da` spunti anche sul comportamento umano e animale, sentimenti di gelosia e violenza in primis

Rita ha detto...

Ecco, finamente ho avuto un attimo di tempo per andarmi ad ascoltare questo pezzo.
Molto emblematico direi sì, emblematico del comportamento umano.
Grazie. Poi buffo che la contadinella si chiami Rita. ;-)
Grazie.

Caden Cotard ha detto...

Per un buffo caso del destino ci reincrociamo cara amica...
Da un post stupidissimo da me siamo finiti a parlare di cose più serie e qua mi ha rimandato, giustamente, Giovanni.
Non per pigrizia ma perchè realmente non potrei aggiungiere niente di nuovo a quello che hai scritto ti faccio i complimenti per questo pezzo.
Ed è vero, ci son cose alle quali non siamo "abituati" e che pur nella loro bellezza (come quella foto) ci provocano dei bug nel cervello. Perchè il nostro cervello è talmente pieno di abitudini e convenzioni che nemmeno le cose più pure a volte si riescono a vedere per quello che sono. Anche la bellezza può essere uno shock.
Un bacio Rita (tra l'altro sei ancora più bella, sarebbe da diventare vegani solo per questo...)

Rita ha detto...

Grazie carissimo, sono contenta che ti sia piaciuto questo post. Sì, verissimo quello che dici, noi guardiamo al mondo con delle lenti particolari, quelle che la cultura in cui siamo cresciuti ci ha fatto indossare ed è difficile a volte uscire da questo etno ed antropocentrismo. Ma val la pena sforzarsi perché in effetti c'è tanta bellezza intorno a noi che ingiustamente dominiamo, calpestiamo e sopraffacciamo.

Ti leggo sempre eh, anche se commento raramente perché ormai passo parecchio tempo su FB.

Un abbraccio.

Caden Cotard ha detto...

Ma figurati se devi commentare per forza...
Son d'accordo su tutto quello che hai scritto ovviamente, ma chi non può essere d'accordo?
Comunque ti ho mandato l'amicizia a sto punto, ciao!