martedì 14 giugno 2016

Perché non fermiamo i camion?

Foto dal 17° presidio NOmattatoio a Roma

Ogni tanto leggo qualche commento in cui persone che evidentemente usano poco la testa ci chiedono come mai non fermiamo i camion diretti al mattatoio e liberiamo gli individui che sono all'interno.
Gli individui all'interno sono registrati già dalla asl e quindi facilmente rintracciabili nel caso venissero liberati ("sequestrati" per la legge) e successivamente abbattuti; d'altra parte, un "sequestro" di animali di tali dimensioni, a meno che non sia fatto dagli istituti o associazioni competenti per motivi specifici, mi pare altamente improbabile se messo in atto da singoli attivisti che non potrebbero portarsi a casa gli animali, darli semplicemente in adozione di nascosto come se si trattasse di cani, gatti o topini o scaricarli nei rifugi come se ci fosse spazio e possibilità di curarli e mantenerli senza alcun problema. Chi fa una liberazione, deve assumersi la piena responsabilità degli individui che libera, altrimenti è troppo facile sentirsi l'alf di turno e poi scaricare ad altri la gestione delle cure degli animali salvati, gestione spesso difficoltosa perché appunto non si tratta certo di cagnolini. O forse costoro pensano che si potrebbero semplicemente "liberare" in mezzo alla strada? Su una strada ad altissima densità di auto?
Fermare un camion significherebbe solo prolungare l'attesa degli animali che finirebbero comunque al macello; se anche ci incatenassimo al mattatoio, arriverebbe la polizia dopo due minuti e ci porterebbe via.
Mostra molta ingenuità anche chi pensa che si otterrebbe una rilevanza mediatica perché nessun grosso quotidiano avrebbe interesse nel dare risalto alla notizia e ci dedicherebbero al massimo un breve trafiletto. 

Non c’è consenso pubblico, non c’è quello mediatico, non c’è possibilità alcuna di mettere in salvo quegli individui. A che pro compiere un’azione del genere?

Mi domando perché certe persone, anziché dire cosa secondo loro andrebbe fatto , dalla tastiera di un pc, il tutto restando comodamente seduti a casa (un po' come quelli che dal divano di casa pretendono di dire a un giocatore come dovrebbe passare la palla, passatemi la metafora calcistica), non si uniscano invece, materialmente, con i loro corpi, ai presidi di contestazione davanti ai mattatoi, aiutandoci a formare una massa compatta e di maggiori dimensioni grazie a cui, in futuro, poter anche progettare azioni specifiche di rilevanza più significativa.
Sia chiaro, il punto di questa mia riflessione non riguarda certo l'illegalità dell'azione stessa - sono infatti favorevole alla liberazione diretta come forma di disobbedienza civile - ma la gestione successiva degli individui liberati e soprattutto la possibilità stessa che un'azione del genere possa andare a buon fine nel contesto di cui sopra (parliamo di tir a quattro piani che come minimo trasportano duecento individui, se non di più).

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