mercoledì 12 settembre 2018

L'abuso è nell'uso

L'abuso è nell'uso.

Di recente ho letto un libro, un saggio/testimonianza scritto da un'ex prostituta, che racconta nel dettaglio come funziona il sistema prostituente e la violenza insita in quel "mondo", così come nell'industria del porno, legata ad esso a doppio filo (Rachel Moran, Stupro a pagamento!, ne ho parlato qui).

Una cosa mi ha colpito ed è un concetto abbastanza semplice da comprendere, una volta inquadrato nella giusta prospettiva e che sintetizzerò nell'espressione "o si è oggetti o si è soggetti".

Il punto è che quando si entra nel sistema prostituente si perde totalmente il controllo e possesso del proprio corpo (quindi anche la presunta libertà di scelta), che diventa così un contenitore d'uso. Da quel momento in poi si cessa di essere soggetti e si spalanca la porta per ogni genere di violenza. Perché mai il cliente dovrebbe preoccuparsi di non ferire, svilire, umiliare, usare brutalmente (quasi sempre in modi difficili da immaginare se non si leggono le testimonianze di chi di quel sistema è stata vittima per anni) e di non usare violenza cosiddetta aggiuntiva su quei corpi che sono solo merce?

Ecco, lo stesso identico meccanismo avviene all'interno degli allevamenti e dei mattatoi: animali percepiti come oggetti, considerati già oggetti prima ancora di venire al mondo, diventano solo pezzi di carne da usare nel modo più economicamente conveniente possibile e da controllare e dominare nel modo più sbrigativo affinché non creino problemi agli addetti ai lavori; ora, si dà il caso che gli animali si ribellino, che scalcino, che si rifiutino di essere trattati come merci e quindi maggiore sarà la loro resistenza, maggiore cadrà su di loro la repressione brutale.

O si è oggetti o si è soggetti. Non esistono mele marce all'interno di strutture come allevamenti e mattatoi, laboratori di vivisezione, bordelli o altre dispositivi di biopotere, sono le strutture, i dispositivi stessi di controllo a essere marci e a diventare contenitori di violenza senza limite perché devono funzionare proprio come strumenti per annichilire ogni residuo di individualità, identità e dignità. O si è oggetti o si è soggetti. Per legittimare il mattatoio, bisogna che gli animali siano considerati e trattati come oggetti; così come per legittimare il sistema prostituente bisogna che una parte di donne sia considerata come un oggetto su cui sfogare i propri istinti di dominio sessuale, pratica che va a detrimento non solo delle vittime, ma dell'intero genere femminile, che difatti, anche se in misura minore, è sempre ridotto a oggetto sessuale.

Femmine e animali, ancora una volta le analogie mi sorprendono. Non a caso Rachel Moran parla di "carne da macello" riferendosi a ciò che avviene dentro a bordelli legalizzati della civile Germania.

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