lunedì 6 gennaio 2020

Gli interessi di chi?

La notizia della sentenza inglese che definisce il veganismo al pari di un credo filosofico o religioso è un autogol pazzesco perché sancisce il concetto di rispetto delle scelte personali e porta ancora una volta a concentrare l'attenzione su di noi anziché sulle motivazioni e sul significato originario e autentico del veganismo. Non siamo noi quelli discriminati, oltraggiati, oggetto di bullismo e violenza, bensì gli altri animali, vittime di un'oppressione senza pari fondata sullo specismo, ossia la differenza ontologica tra l'umano e le altre specie; specie che vengono indistintamente definite "animali" e disconosciute come soggetti di una loro vita; il fatto che sia difficile condurre una lotta, tanto sul piano teorico che pratico, che veniamo spesso derisi, non dovrebbe comunque farci dimenticare chi è veramente la parte in causa, la parte lesa per cui ci battiamo. Il veganismo non è un credo, ma una lotta di giustizia, una rivolta, una ribellione al sistema specista, un movimento di liberazione. Esattamente come lo sono stati altri movimenti in passato e come continuano a esserlo oggi.

Questa sentenza, in realtà, è una sentenza implicitamente specista perché nega gli interessi degli altri animali - non menzionandoli proprio, se non in modo indiretto - a vantaggio di quelli delle persone umane vegane.

Chiunque si ostini a parlare di veganismo anche in termini di beneficio per il pianeta e per la nostra salute sta rafforzando il concetto sopra e soprattutto sta continuando a distorcerne ancora il significato; è un po' come dire che il femminismo sarebbe di beneficio anche agli uomini. Sì, può essere, anzi, sicuramente, ma non è quello il motivo per cui è nato, non sono queste le istanze per cui è stato teorizzato ed è diventato movimento. Il femminismo combatte l'oppressione delle donne, così come il veganismo è la messa in pratica dell'antispecismo, ossia quella teoria che combatte l'oppressione degli animali fondata sullo specismo. Definirli tramite presunti (veri o falsi che siano) benefici indiretti indebolisce il loro significato di lotta allo specismo perché rafforza l'antropocentrismo e il valore supremo dell'umano anziché combatterli.

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