sabato 8 ottobre 2011

Drive di Nicolas Winding Refn


In genere prediligo i film dal contenuto polisemantico, quelli di cui si potrebbe stare ore a discuterne per sviscerarne tutta la complessità simbolica e metaforica: film le cui immagini, dialoghi, scene continuano nei giorni successivi alla visione a suggerirmi riflessioni, pensieri, spunti di lettura inediti.
Drive non è un film di questo tipo. E’ però uno di quei rari film in grado di affascinare per la maestria tecnica, il cui risultato è un riuscitissimo connubio di inquadrature, montaggio, fotografia, cast, scenografia e colonna sonora, superbamente ottenuto grazie alla regia del danese Nicolas Winding Refn; una menzione a parte va alla colonna sonora di Cliff Martinez,  la quale mantiene un ruolo di primaria importanza, talvolta quasi in sostituzione dei dialoghi (molto stringati, ridotti all’essenziale) e che comunque sostiene ed amplifica la visione globale, conferendo alla pellicola quello spessore, originalità ed individualità cui una sceneggiatura molto convenzionale, da sola, non avrebbe potuto in alcun modo ambire.
Drive è un film che merita di essere visto perché ogni singola scena si trasforma in un gioco di seduzione formale divenendo uno sfrontato esercizio di estetizzante richiamo per i nostri sensi; uno di quei film in cui non è esatto dire che banalmente la forma si sostituisce al contenuto, ma in cui l’effimero dell’estetica riesce a raggiungere il portento di una valenza in grado di far affiorare archetipi universali.
In questo senso l’esistenza del protagonista (il termine “drive” in inglese significa “guidare”, ma anche “pulsione”, “istinto”), di cui non si sa nulla, nemmeno il nome (bravissimo Ryan Gosling - peraltro da me già notato nel poco conosciuto, ma bellissimo e commovente Stay - nel mantenere la lucidità di un’espressività menomata di qualsiasi indizio mirato a decifrarne l’animo e le emozioni), affiora come pura funzione deterministica a veicolare (egli, appunto, è colui che guida, facendosi strumento e veicolo di qualcosa) ciò che è necessario; più una figura astratta, ma nella sua astrazione è evidente l’attribuzione di un carattere eroico, strumento di pulsioni irrefrenabili, che un carattere ben definito con precise connotazioni individualistiche; così come nell’astrattezza di una passione mai realmente consumata o realizzata, ma che si fa archetipo dell’indecifrabilità dell’attrazione stessa, si mantiene il rapporto tra lui e Irene (la bravissima, come sempre, Carey Mulligan).
Sullo sfondo una Los Angeles anch’essa astratta (riprese notturne dall’alto o, al contrario, riprese che stringono sull’asfalto delle strade, quasi a restituirne attraverso lo sguardo la percezione materica), teatro dell’avvicendarsi di umane passioni e pulsioni, confuse ed indistinte, perse sullo sfondo di atmosfere che, personalmente, mi hanno ricordato moltissimo quelle di Michael Mann. Ecco, se proprio dovessi accostare il protagonista di Drive ad un altro personaggio cinematografico sarebbe proprio al Vincent di Collateral (anch’egli di mestiere, guarda caso, guida auto, più specificamente taxi), così come la storia, in cui ad essere protagonista è l’agire e l’agitarsi delle pulsioni nel determinismo di un rapporto di causa-effetto più che il singolo carattere contrassegnato da un passato ed una storia individuali, la trovo molto vicina anch’essa appunto a quelle di Michael Mann. L’analogia tra i due registi mi sembra evidente anche nell’uso dominante e significante della colonna sonora, nella predilizione per una fotografia cupa ed al tempo stessa estetizzante, nell’interesse per l’essere umano che inevitabilmente cede al dominio delle pulsioni.
Come ho scritto all’inizio, Drive non ha in definitiva chissà quali e quanti significati, racconta però una storia di grande valenza archetipica, e riuscendo a farlo esclusivamente attraverso l’uso virtuoso delle immagini, gli conferisce una potenza narrativa ed emozionale che lo rende un quasi capolavoro.
La trama non la riporto, mi sembra superfluo, così come superflua appare in definitiva nell’economia del valore complessivo del film, la cui sceneggiatura diviene quindi solo una traccia scritta - quasi irrilevante - a fare da sfondo alla messa in scena di azioni dettate dalle umane passioni ed ineludibili pulsioni.

29 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

il film è un'esperienza soprattutto estetica e uditiva, però come dimostrano anche le tue riflessioni è dotato di una sua profondità

Rita ha detto...

Sì, non è che non abbia un significato o che non sia profondo, solo che, a differenza di altri, trovo che sia un film molto godibile e recepibile indipendentemente da un'analisi più approfondita e particolareggiata.
Ci sono film le cui immagini rimandano sempre ad altro ed acquisiscono significato solo in quanto espressioni (metaforiche o simboliche) di altro, mentre Drive, almeno per come è "arrivato" a me, non necessità di questo lavoro di interpretazione. E questo probabilmente perché sia i personaggi che le singole immagini sono in grado di arrivare da sole a far emergere determinati archetipi universali.
Il pregio di Drive è di far affiorare in prima istanza e senza filtri proprio questo linguaggio universale.

eustaki ha detto...

hai ragione, il film non rimanda mai ad altro, non è carico di sovrasenso.
anche a me ha ricordato collateral ma panso che sia un collegamento 'apparente', di superficie, causato dalle scene in notturna. in realtà il film di mann è molto diverso. mi era piaciuto ma vi avevo notato qualche difetto di script. drive invece anche come sceneggiatura è perfetto. anzi secondo me è proprio la sceneggiatura il suo punto forte, che dovrebbe essere di un iraniano.

Rita ha detto...

Sì, la sceneggiatura è di Hossein Amini. Il suo punto forte secondo me è proprio quella di essere molto convenzionale e lineare, un assunto di partenza estremamente malleabile per una regia fuori dalle righe.
Dovrò cercare di recuperare "Bronson", mi dicono tutti che sia altrettanto bello.
Un saluto :-)

Caden Cotard ha detto...

Bellissima recensione, come al solito.
E' strano che più leggo recensioni di Drive più ci siano due schieramenti all'apparenza totalmente opposti, quello di chi si è emozionato moltissimo e quello di chi ha magnificato il comparto "tecnico".

Credo che le due cose non debbano essere scisse, Drive è un'esperienza cinematografica incredibile, capace di suscitare emozioni proprio attraverso il "bello" del cinema, l'eccellenza tecnica. Non è uno di quei film che volendo si può anche solo raccontare emozionandosi o facendo provare emozioni a chi ascolta(come capita con molti altri) ma ha la necessità di esser visto, racchiude tutta la sua potenza nei fotogrammi, nelle note, nei volti.
C'è poco fuori e dentro l'epidermide del film, è la sua pelle in quanto tale ad esser bellissima.

Rita ha detto...

Indubbiamente!

E' vero che nella recensione io ho messo in evidenza soprattutto l'aspetto formale, ma comunque il film mi ha anche emozionata moltissimo, altrimenti nemmeno ne avrei parlato.
In effetti, e me ne sto rendendo conto solo in questi giorni, io nelle recensioni non parlo mai delle mie emozioni, tendo più a trattare il film in maniera asettica, opponendo una certa distanza. Non so perché, forse perché penso che alla fine delle mie emozioni importi poco e che sia meglio restare sul film ;-)

Comunque, tornando a Drive, una delle scene più belle e che mi ha letteralente dato i brividi per l'emozione e fatta restare letteralmente a bocca aperta, oltre a quella nell'ascensore, è quella nel camerino, quando Driver fa la sua entrata con il martello e in un attimo si precipita a frantumare la mano del tizio, poi gli fa ingioiare la pallottola: è straordinario il contrasto tra la bellezza statuaria dei seni nudi delle ragazze in primo piano e la brutalità dell'atto di Driver e poi la musica sparata a mille in sottofondo, quasi inconferente eppure determinante nel sottolineare l'atmosfera. E sotto, la voce rotta dall'emozione sempre di Driver che telefona.
Per me, un capolavoro di scena.
Sei d'accordo?
E comunque di scene memorabili ce ne sono tantissime.
Sai una cosa? E' un film che rivedrò sicuramente quanto prima.
E invece, a proposito di emozioni, uno degli ultimi film che più mi ha emozionato (e anche solo a rivedere il trailer mi commuovo) è Malincholia di Lars Von Trier (che vidi lo scorso giugno in anteprima, ma esce venerdì prossimo). Corri a vederlo.
Buona giornata e grazie per il tuo bel commento

Caden Cotard ha detto...

Sì, quella scena è magnifica.
E quello che noti te non è l'unico contrasto che la contraddistingue.
Ricordo anche la frenesia, la violenza, la brutalità dell'azione contrapposta alla calma serafica delle ragazze. Nessuna rimane scioccata o turbata, guardano quasi annoiate quello che accade (se ben ricordo).

Aspetto Melancholia dal primo giorno in cui ho letto la notizia del progetto.

Andrò sicuramente.
E forse, visto che ho tutti i dvd di Von Trier (anche i primi, quelli della trilogia "E") faccio una specie di personale rassegna del regista danese nel blog.


Ma te Meancholia l'hai già commentato?
Tanto comuqnue verrei a leggerti dopo averlo visto e postato, ma intanto mi appunto la visita da fare :)

Ciao, e grazie a te!

Rita ha detto...

Sì, esatto, le ragazze restano immobili, quasi pietrificate (e la loro bellezza statuaria in questo è sintomatica), mentre tutto intorno la scena si svolge freneticamente.

Anche io ho visto tutti i film di Lars Von Trier, compresi i primi, molto sperimentali. Lo seguo ormai da tantissimi anni e sarò lietissima di leggere la tua personale rassegna.
Pensa che proprio qualche sera fa ho rivisto Dogville e l'ho trovato ancor più complesso rispetto alla prima visione.

Sì, di Melancholia ho parlato lo scorso giugno, il giorno dopo averlo visto, poi magari venerdì linkerò il vecchio post, visto che all'epoca non l'aveva visto quasi nessuno.
Inoltre penso che andrò a rivederlo e magari aggiungerò qualche altra considerazione (anche perché l'ho visto in lingua originale e sono curiosa di vedere se con il doppiaggio perde qualcosa).

Guarda, non esagero se ti dico che Melancholia mi ha tenuta per tutta la visione in uno stato di forte emozione e tensione, quasi quasi mi dimenticavo di respirare ;-)
E rivedendo il trailer mi vengono veramente i brividi e mi commuovo.
E' un film di forte impatto emotivo.
Ma comunque a me tutti i film di Von Trier mi prendono in maniera così viscerale.
Buona visione allora! :-)

Caden Cotard ha detto...

No, aspetta, se fossero state pietrificate non c'era nulla di male, sarebbe stata solo una delle tante possibili e plausibili reazioni all'accaduto.
Io le ricordo invece indifferenti, annoiate, per questo parlavo di contrasto.

Bella l'idea del re-link, fai benissimo.
Anzi, quando sarà "sul pezzo" potrebbe essere un metodo che userò anch'io.

Domani sera vado (salvo imprevisti), ma so già che mi piacerà moltissimo,tocca solo vedere quantificare quel "moltissimo".

Ciao!

Caden Cotard ha detto...

Incredibile, ho 2 multisala a 20 minuti di distanza e su 12 film cumulati nessuno dei due ha Von Trier...
Che vergogna...
Tra l'altro l'intero "sistema" Warner Village, ora TheSpace non l'ha preso.
L'unico è un piccolo cinema a quasi 1 ora di strada, sarà molto dura poterci andare.

Rita ha detto...

Mannaggia, mi dispiace.
Spero che tu riesca andare a quello ad un'ora di strada, magari domenica, no?
A Roma ho visto che lo danno anche in diversi multisala.

Onesto e Spietato ha detto...

"Drive" è una perla di capacità e virtuosismo tecnico. Refn, come scrivo sul mio blog, è cinema allo stato puro!! :)

Rita ha detto...

Eh sì, perfettamente d'accordo.
Grande cinema! Un cinema che è un'esperienza sensoriale a 360°.

Emmeggì ha detto...

Ottimo film, condivido in pieno le tue parole (quelle dioh-dae soo...e quelle di Giusti). Io ho fatto percorso inverso da te: prima ho visto "valhalla rising", che mi è parso scarso, e ieri questa piccola perla. Ora, dopo "Bronson", faremo il punto!

Rita ha detto...

Ciao Emmeggì :-)
E infatti io Valhalla Rising l'ho bocciato in pieno (non so se hai letto), mentre mi sa che a Oh-dae-soo gli era piaciuto.
Eh sì, per fare il punto della situazione mi sa che dovremo aspettare di vedere anche Bronson.

Comunque lui, il regista, è antipatico da morire, eh , non so se l'hai presente: ho visto un'intervista, se la tirava un casino :-D

Drive è un gioiello invece!

Emmeggì ha detto...

Sì ho letto, come sempre in linea più dei Cccp con Togliatti.
Sono andato a stroncare quella pippa da strapazzo di Valhalla ecc ecc sul blog di Oh-dae, spero gli faccia piacere. ;-) Una serie di motivazioni ineludibili mi porta spesso ad esprimere dissenso laddove regna la pace, la comunanza di vedute...Un po' quello che dovremmo fare noi su Sentieri Selvaggi, che ha addirittura aperto una sorta di rubrica dal titolo "anti-Drive"! Beh comunque per me non è propriamente un capolavoro, proprio per via del soggetto, che è sicuramente una fiaba, ma veramente troppo prevedibile e "piatta" a livello di trama. La confezione, però, è ammirevole: bellissima l'interpretazione del protagonista, la musica (non mi torna di quel che hai scritto: ma la musica non è a cura di Badalamenti?) e in generale la regia, buoni il montaggio e la fotografia.

Rita ha detto...

Buongiorno Emmeggì :-)
No, la musica non è di Badalamenti.
L'equivoco si è creato perché pare che inizialmente la colonno sonora fosse stata affidata a lui e sui titoli di testa della copia che circola in rete compare quindi il suo nome. Di fatto poi invece è stata realizzata da Martinez e nella versione effettivamente distribuita in sala del film i titoli sono stata corretti.

Comprendo le tue motivazioni a portare dissenso là dove regna la pace ;-). L'ho fatto spesso in passato. Oggi meno, tengo a freno la mano sulla tastiera, e sai perché? Perché il più delle volte diventa una perdita di tempo, un inutile "gioco al massacro" verbale che non conduce ad un reale confronto (non mi riferisco assolutamente a Oh-dae soo, che anzi, è una delle poche persone disponibilissime al confronto e ad accogliere un parere diverso, sempre molto garbato e competente) in quanto molta gente ama essere autoreferenziale, scrivere più per se stessa che non per instaurare una discussione, una riflessione.
Insomma, bisogna capire se ha un senso portare un po' di sano scompiglio ;-).

Tornando a Drive, secondo me il contenuto è inscritto nella confezione. Più che una favola, direi una messa in scena di caratteri fortemente connotati dal loro destino (destino inteso come attribuzione ineludibile di forze, spinte e pulsioni che conducono "l'eroe" e compiere ciò che gli spetta; in questo senso azione e carattere sono tutt'uno, non separabili, non distinguibili). In un certo senso i personaggi non possono davvere scegliere, ma sono vincolati dal loro carattere "tragico".
Montaggio ottimo, eccellente l'uso della colonna sonora.
Poi vado a leggere cosa hai scritto sul blog di Oh-dae-soo.

Buona giornata :-)

Caden Cotard ha detto...

Azz, mi ero perso questo dialogo...

Meno male che non mi avete pugnalato alle spalle, anzi, vi ringrazio delle belle parole.

Attenzione, mai andare pro o contro per moda, non è bello nè salire sul carro degli adulatori nè tentare di mettere a tale carro i bastoni tra le ruote.
Cerchiamo sempre di giudicare solo per quello che sembra a noi,so che sembra una frase banale e demagogica ma è indispensabile in fase di commento o recensione. Io cerco di tenerla sempre a mente, speriamo di esserci riuscito finora.
Un saluto a tutti!

Emmeggì ha detto...

Ciao Oh...per quanto riguarda me, è solo un senso di giustizia, più che di moda, che mi spinge a instillare dubbi dove regnano certezze incrollabili e conformismi assoluti di opinione, di qualsiasi tipo...Ma poi alla fine, come diceva Biancaneve, se non c'è dialogo, è tutto inutile, sterile e poco saggio (e ovviamente non è assolutamente il tuo caso!)

Rita ha detto...

Ma sì, certo, io esprimo sempre solo quelli che sono i miei pareri, non è che mi diverto ad andare controcorrente per divertimento o per sport, eh, intendiamoci.
Come Emmeggì però mi sforzo di avere una mia dimensione critica che sia slo mia, ossia non influenzata dal pubblico di massa e nemmeno dalla critica ufficiale e mi piace mettere in discussione anche quelle che sembrano certezze incrollabili (e questo non solo per quanto riguarda il cinema, ma la realtà tutta).
Ad esempio ci sono alcuni film osannati dalla critica di tutti i tempi e ritenuti dei capolavori che io invece trovo decisamente sopravvalutati. Non dico pessimi, ma nemmeno grandissimi.
Recentemente ad esempio mi è capitato di rivedere Paris Texas di Wenders - che pure alcuni anni fa mi era piaciuto molto - ebbene, improvvisamente mi è apparso debole, non riuscito, superato, sopravvalutato.
Idem mi è successo con Zabriskie Point: un film di cui condivido il messaggio, l'ideologia, ma che trovo oggi molto "invecchiato", incapace di reggere il tempo e quindi assolutamente non "classico".
Ma suppongo che la maggior parte dei critici e del pubblico mi darebbero della matta o di una che vuole provocare. Invece è semplicemente il mio giudizio.
Mi è venuta un'idea: fare un post sui film ritenuti capolavori che però a me non piacciono.

Un saluto affettuoso a tutti e due.

Emmeggì ha detto...

Nel mio blog l'ho fatto, come sai, si chiama "Le Dieci Fregature"!

Rita ha detto...

Ah sì sì, come no! E' vero.
Ho contribuito con il mio commento a distruggere "La meglio gioventù" :-D

Se un giorno troverò il tempo e scriverò anche io un post simile, citerò senz'altro anche le tue 10 fregature ;-)

Caden Cotard ha detto...

Bella idea!
Bianca, però a questo punto il copyright è di emmegì, dobbiamo riconoscerlo...

Emmegì,mettimi il link.

Bianca, per l'altro discorso se avrò tempo e coraggio magari scriverò qualcosa.
Sulla parte "svago" però vai tranquilla, odio anch'io tutto quello che nomini.
Se la domanda non è troppo indiscreta: il tuo compagno ha i tuoi stessi principi, sbaglio? Sono posizioni talmente forti e importanti per cui credo che la comunità di vedute in questi casi sia indispensabile.

Caden Cotard ha detto...

Oddio, ma lo sai che adesso mi sembra di aver anche io già commentato quel post? O quantomeno sono quasi sicuro di averlo letto.

Emmeggì ha detto...

http://mulosetaccioepiccone.blogspot.com/search/label/Le%20Dieci%20Fregature

solo due film, per ora, gli altri saranno distillati nel corso del tempo.

in via del tutto eccezionale, ma proprio solo ed esclusivamente perchè non me l'avete chiesto voi nè nessun'altro, e proprio visto che siete voi, concederò (;-)) un'indiscrezione sul prossimo titolo da stroncare: Hereafter di Eastwood

PS certo che anche Changeling...

Emmeggì ha detto...

A proposito, a me stimolano -ovviamente quando non ho di meglio da fare, cosa che in ufficio capita anche di frequente- anche i giudizi tranchant e stizziti come questo sul caro blog di eraserhead: http://pensieriframmentati.blogspot.com/2011/12/dalla-melancolia-alla-ninfomania.html#comment-form

Rita ha detto...

@ Oh Dae-soo
Sì, io ed il mio compagno siamo entrambi amanti degli animali e sostenitori dei loro diritti.
Ti dirò una cosa: quando siamo andati a vivere insieme io, pur avendo sempre amato gli animali ed ammirato profondamente chi riusciva ad essere coerente a questa dichiarazione di amore e rispetto (se li ami, non li mangi!), mangiavo comunque ancora carne e pesce. Non ero vegetariana (certo, non indossavo le pellicce, mi rifiutavo di mangiare alcune specie o i cuccioli, ero contro la vivisezione, insomma, ero a metà strada, diciamo), non avevo le idee chiare, ero vittima, come tutti, della cultura specista e schizofrenica in cui siamo cresciuti (bello il gattino, ma mangiamo il vitellino, bello il pesciolino Nemo e Bambi, ma poi mangiamo i loro fratelli ecc.).
Lui, credimi, non mi ha MAI imposto o chiesto nulla. Figurati che mi comprava il prosciutto, il tonno. Lui non li toccava, ma li comprava per me.
Poi io, vivendo accanto a lui, ho avuto un esempio concreto di come si possa vivere bene ed avere una vita normale e sana (non da estremisti o esaltati, come dicono tanti) senza essere costretti a mangiare animali. E' stato il suo esempio concreto che mi ha consentito lo slittamento di prospettiva.
Che dire, ci siamo incontrati e conosciuti forse affinché potessimo farci del bene nel senso profondo del termine. Io a lui ho dato altro, così almeno mi dice. Lui mi ha insegnato il rispetto per tutte le creature.
L'amore è questo, suppongo. :-)

Comunque sì, i diritti d'autore per il post sui capolavori da stroncare vanno ad Emmeggì senz'altro; quel che è giusto, è giusto :-)

Quando vorrai dire qualcosa in proposito, sull'antispecismo, intendo, ti ascolterò, come ascolto sempre tutti e cerco di spiegare, di informare.
Se hai tempo ti consiglio di guardare qualche video del sito La Vera Bestia. Sono molto esaurienti. O di guardare un documentario, doppiato da Joaquin Phoenix, che è vegano ed animalista, dal titolo Earthlings.
Sono contenta che sullo "svago" hai già le idee chiare. E' già tanto. Ognuno può fare molto per rendere il mondo migliore. E non è retorica. Sono scelte effettive che influenzano la realtà.

Rita ha detto...

@ emmeggì.

Siamo d'accordo anche stavolta: Hereafter e Changeling sono pessimi :-(

Del primo salvo solo la scena dello tsunami: visivamente potente.

Ah, i pensieri stizziti e striminziti (tipo quello che ti ho riportato sul tuo blog del tipo che ha definito Miracolo a Le Havre noioso, lento, inutile) incuriosiscono e divertono molto anche me ;-)
Quella dell'anonimo a proposito di von Trier non dice nulla su von Trier, ma molto invece sull'incapacità di argomentare dell'autore stesso del commento ;-)
Mi hai strappato una risata.

Emmeggì ha detto...

Stizziti e striminziti, buona definizione!
Prima o poi dovremo aprire un blog insieme!