sabato 16 maggio 2015

White God - Sinfonia per Hagen di Kornél Mundruczó


"Tutto ciò che è terribile, è qualcosa che ha bisogno del nostro amore

(Reiner Maria Rilke)

Lili pedala lungo le vie di una Budapest stranamente deserta. Da dietro un angolo improvvisamente sbucano dei cani. Tanti cani, di tutte le taglie, di tutte le forme, di tutti i colori. Il loro zampettare sull’asfalto accompagna il suono delle pedalate di Lili. Sono gli esclusi dal cerchio degli eletti della società, quelli che o si dominano e si usano o si sterminano senza pietà.

Questo il prologo (scopriremo poi, tecnicamente, un flashforward). La scena quasi fiabesca, surreale apre il film vincitore della sezione Un Certain Regard dello scorso Festival di Cannes in cui tematiche politico-sociali di ampio respiro filtrano attraverso le maglie leggere di un’apparente storia per ragazzi a sfondo animalista.

La tredicenne Lili, in seguito alla partenza della madre per motivi di lavoro, si deve trasferire per un periodo di tempo a casa del padre, insieme al suo compagno canino Hagen. Le cose si complicano quando il padre decide di abbandonare Hagen, contro la volontà di Lili, per non dover pagare la tassa comunale prevista per i cani meticci.

Lili, sconvolta, il giorno dopo si mette alla ricerca del suo amico, il quale, nel frattempo, si è unito a un gruppo di randagi.

La storia, a questo punto, si dipana lungo un doppio binario narrativo: le difficoltà di Lili a comunicare con il padre e con i suoi coetanei, i tentativi per rimettersi in contatto con Hagen, la sua ribellione nei confronti dell’autorità (la scuola di musica presso cui studia), da una parte; le peripezie di Hagen per sfuggire agli accalappiacani e per riuscire a sopravvivere in libertà, dall’altra.

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