giovedì 7 maggio 2020

Sulla cultura misogina

Noi donne, a causa della cultura misogina e patriarcale, abbiamo talmente interiorizzato un'ossessione per il nostro aspetto esteriore e siamo state talmente condizionate dalla paura di poter essere giudicate che addirittura si è sentita l'esigenza di creare gruppi e pagine dal titolo "donne che hanno deciso di abbandonare il colore artificiale e farsi ricrescere il loro naturale" presentando il tutto come se fosse un atto eroico o comunque degno di rilievo.
Supereroine che osano sfidare il pensiero comune e si mostrano in pubblico con la ricrescita e i bianchi. Il tutto sarebbe comico se non fosse tragico. In effetti solo una minoranza decide di non tingerli perché il resto non ce la fa a sostenere o sfidare i giudizi cattivi di ambo i sessi, da parte di donne e uomini; e sì, perché purtroppo le prime a cadere nella trappola della perfezione estetica siamo proprio noi.
Il caso delle critiche rivolte di recente alla giornalista Giovanna Botteri riguardanti il suo aspetto ne sono la prova.

Non esiste un equivalente al maschile perché i capelli bianchi negli uomini sono accettati da sempre e nessuno pensa che un uomo che non si tinge sia sciatto.
Alla base vi è un pregiudizio maschilista. Il bianco non piace perché è simbolo di età matura, ma mentre l'uomo maturo è ritenuto ancora più affascinante perché saggio, con esperienza ecc., le donne, considerate oggetti sessuali o comunque esistenti per soddisfare e compiacere i desideri maschili, devono essere eterne ragazzine, giovani, fresche.

Se impiegassimo a studiare o a fare quello che ci piace al posto delle ore trascorse al bagno a farci belle, dal parrucchiere o nei centri estetici forse saremmo più soddisfatte.
Demandiamo la possibilità di essere felici o meno alla risposta che ci dà la bilancia o alla piega dei capelli e questo è folle. Ci mette in una posizione di svantaggio perché impieghiamo risorse, tempo, energie in cose di questo tipo mentre gli uomini continuano e prendersi il mondo.

Mi dicono che in TV in questo periodo si parlava dei disagi dovuti al lockdown e tra questi appunto l'impossibilità di farsi i capelli. Sul tema ovviamente venivano intervistate le donne, mica gli uomini. Gli uomini al solito vengono interpellati per parlare di politica, economia, scienza.

Quant'è volte abbiamo sentito dire, con una punta di disprezzo, "cose da donne", intendendo per l'appunto discorsi su trucco e capelli, vestiti ecc.?

Ora, vorrei che si riflettesse sul fatto che non è stupido volersi truccare o farsi i capelli, ma lo diventa se viene considerato un dovere per conformarsi a ciò che la società dice e pensa sulle donne. Lo diventa se non aver voglia di farlo ci fa sentire insicure o giudicate, ci fa diventare oggetto di bodyshaming e addirittura viene ritenuto sintomo di depressione.

Se penso alle volte che mi sono sentita dire: "ti vedo un po' trascurata, prima ti curavi di più" e avrei dovuto rispondere, "ho fatto cose più importanti come studiare o divertirmi", anziché sentirmi a disagio, mi prende una gran rabbia.

Io sono dovuta arrivare a 50 anni per capire alcune cose, ma voi non aspettate perché si vive una volta sola e il mondo non vi aspetta.

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