domenica 8 gennaio 2012

E dio creò la mucca e le disse: ...



Prendendo spunto dall’ultimo post di Masque, autore dell’interessante blog Il Neurone Proteso, torno a parlare di antispecismo, tematica quanto mai interessante e che riguarda TUTTI da vicino... sì, TUTTI da vicino, cari specisti onnivori, ed è inutile che voi diciate: “ah, che palle, qui si parla di animalismo, antispecismo, vegani e vegetariani, è tutta roba che non mi interessa”, perché la questione di CHI vi mettete nel piatto invece riguarda proprio voi e dovrebbe interessare  esclusivamente voi; noi animalisti infatti faremmo volentieri a meno di parlare delle crudeltà inflitte agli animali se non ce ne fosse bisogno, ed è inutile che vi tappiate le orecchie e copriate gli occhi per non sentire e non leggere perché tanto siete ancora proprio voi a dovervi confrontare con la bistecca che vi occhieggia dal piatto e con la striscia di sangue che vi trascinate dietro - sebbene invisibile - e ancora voi a dover fare i conti con le tante contraddizioni che avete l’abitudine di sparar fuori per giustificare l’abitudine di nutrirvi di animali. Che possiate almeno imparare a controbattere risparmiandoci un po’ di ovvietà.
Diciamo che durante questo periodo di feste appena trascorso ho avuto modo di raccogliere un bel po’ di materiale interessante, essendomi trovata più spesso a contatto (cene fuori, inviti vari nelle case ecc.), oltre che con i soliti amici, anche con persone poco conosciute e persino del tutto sconosciute.
Trovarsi a tavola (ristorante o casa) con persone nuove è per noi vegetariani e vegani sempre un momento “particolare”- e, prendendolo per il verso giusto, anche momento di grande ilarità - perché immancabilmente ci sarà quello che farà domande, che vorrà sapere (domande alle quali, peraltro, quando evidenziano una onesta e sana curiosità, si risponde sempre molto volentieri), e ci sarà anche quello che, con due frasi perentorie pronunciate a mo’ di slogan che non ammette repliche, ci terrà  a dire la sua. A quel punto o si risponde seriamente correndo il rischio di trasformare la serata in una diatriba pesante tra specisti ed antispecisti, oppure si farà finta di non aver sentito e si proseguirà mangiando in tutta tranquillità, o anche si risponderà con una battutina lieve ed ironica - della quale difficilmente verrà colto il sarcasmo sottinteso - a stemperare il tutto.
Personalmente ho adottato questo sistema: ad ogni banalità ed idiozia sentita, butto giù un sorso di vino. Finisco sempre per tornare a casa ubriaca, ma almeno impedisco alla sconforto ed alla disperazione di avere il sopravvento. Certo, il mio fegato ne sta risentendo un pochino, ma almeno la mia salute mentale ringrazia.
Ammetto infatti di essere un po’ stanca e di non aver avuto negli ultimi giorni tutta questa voglia di replicare e di affrontare argomenti per me serissimi, così il più delle volte ho preferito far finta di non aver sentito continuando a dialogare sommessamente con il mio bicchiere.
In realtà dentro di me ho preso nota di tutte le assurdità e banalità che ho avuto modo di raccogliere in queste serate, deduzioni e conclusioni che adesso è giunto il momento di proporvi in tutto il loro splendore.
Se qualcuno si dovesse riconoscere come autore di queste banalità, o vi si dovesse anche solo ri-conoscere nel senso di condividerle, non se la prenda. Colga semmai l’occasione per riflettere e per cominciare ad elaborare in maniera un pochino più articolata la cultura specista in cui è immerso. 
Iniziamo con la lista di assurdità e banalità:
 
1) “ci sono animali nati ed allevati apposta per essere mangiati; ergo, è giusto mangiarli. Questi animali dovrebbero ringraziare l’uomo perché se non fosse per lui non sarebbero nemmeno mai venuti al mondo”.

Un cane incontra una mucca: “ciao mucca, qual è il tuo scopo nella vita? Il mio è quello di riportare indietro la palla al mio padrone” - “ah, beato te, il mio è quello di finire nel piatto, però sono tanta contenta eh, contentissimissima, altrimenti non avrei mai avuto questa stupenda possibilità di nascere per stare poi rinchiusa in una gabbia tutta la vita e poi di venire uccisa e mangiata”.

Ma vi rendete conto dell’assurdità?

Questa assurda deduzione deriva da una visione utilitaristica dell’esistenza diffusa in primo luogo dalla religione cattolica, secondo la quale l’uomo nascerebbe per un preciso fine, quello di lodare e servire dio al fine di ricongiungersi con lui dopo la sua morte - solo se però si comporta bene e si pente delle sue eventuali malefatte, ché uno può anche uccidere però l’importante è pentirsene poi - essendo la vita solo un momento di passaggio, un luogo ove, eventualmente, mettere alla prova la fede dell’uomo nei confronti del suo creatore. Per la chiesa cattolica esiste solo l’aldilà. Il fine ultimo dell’uomo è ricongiungersi a dio e brillare della sua luce riflessa per l’eternità.
Attenzione però perché solo l’uomo sarebbe stato fatto ad immagine e somiglianza di dio, tutto il resto invece sarebbe stato “creato”, in un’accezione unicamente utilitaristica e strumentale, unicamente allo scopo di servire l’umanità (e quest’ultima dio, insomma, ognuno con un preciso scopo, e che non si osi mettere in discussione questa piramide di potere e privilegi). Gli animali quindi sono stati creati affinché l’uomo se ne servisse (per lavorare, per sfamarsi, per vestirsi, finanche per allietare le sue dure giornate di lavoro usandoli come “diversivo amicale”).
Ma vi rendete conto che tutto questo discorso è un discorso antiscientifico, antievoluzionistico e volto a propagare e tramandare una cultura retriva e totalmente superata?
Solo l’uomo ha l’anima? E, di grazia, in cosa consisterebbe questo concetto di anima per cui solo l’uomo la possiede mentre gli animali no e quindi per questo non importa se li si uccide, strumentalizza, mangia? 
Ci aveva già provato Cartesio a rispondere alla domanda su cosa fosse l’anima (quello stronzo di Cartesio, aggiungerei io, visto che dobbiamo anche alle sue teorie del tutto errate, se nella cultura occidentale per tanto tempo, e per alcuni ancora oggi, l’animale viene considerato al pari di una macchina, incapace di provare dolore, sentimenti e di essere consapevole della sua esistenza), finendo per cacciarsi in un ginepraio di congetture alla fine delle quali si è dovuto inventare un sistema di collegamento del tutto arbitrario tra sensi, puramente meccanici, ed “anima” al fine di riuscire a dimostrare l’esistenza di quest’ultima appellandosi così e rielaborando il concetto affatto nuovo del dualismo anima-corpo.
 
2) Anche io sono contraria alle pellicce, però posso capire quelle di coniglio o gli accessori in pelle  perché tanto i conigli, mucche, vitelli ecc. vengono comunque uccisi per essere mangiati e quindi tanto vale usare anche la loro pelle.

Un visone incontra un coniglio che piange: “perché piangi?”- “ho sentito dire che con la mia pelliccia vogliono guarnirci il collo di un giaccone” - ah, e perché ti lamenti? Tanto saresti morto comunque per finire nel piatto di qualcuno ed essere mangiato” - dici davvero? A questo non ci avevo pensato, sai? Allora se è così cambia tutto” e se ne va via tutto saltellante, contento e sfavillante di gioia e letizia.

Anche qui, vi rendete conto dell’assurdità?

Ma per quale motivo dovrebbero esistere morti meno inique ed uccisioni più giustificate e giustificabili rispetto ad altre?
Ma... uccidere, non è sempre... uccidere?

3) Ma la carne che compro al supermercato è di un animale già morto. Non l’ho mica ucciso io.

Possibile che ci sia gente che non riesca a fare due più due? Possibile che a queste persone non venga in mente che più carne, pesce, uova, latte vengono acquistati e più animali vengono allevati ed uccisi per soddifarne la richiesta?

4) (questa è vecchia, l’ho già riproposta, ma è anche la più gettonata): è giusto che ognuno si senta libero di fare quello che crede. Ognuno ha il diritto di mettere nel piatto quello che gli pare.

Innanzitutto questa frase andrebbe riformulata così: “di mettere nel piatto CHI gli pare, e non COSA o QUEL, visto che si sta parlando di esseri viventi.”

Secondo poi, mi domando con quale faccia tosta ci si possa appellare ad una libertà e diritto di scelta quando ciò che queste persone impediscono e soffocano è proprio la libertà ed il diritto di continuare a vivere di altri esseri viventi.

5) Anche gli animali si uccidono tra loro per mangiare. Se incontrassi un orso in una foresta, lui mi ucciderebbe senza nemmeno pensarci un attimo.

Gli animali vivono in uno stato di natura ed alcuni di essi sono carnivori. L’uomo no, non è carnivoro, è onnivoro, il che significa che volendo potrebbe mangiare di tutto (anche carne umana), ma che non è necessario che si nutra di altre specie animali o della sua per vivere bene.
A quanti di voi è capitato di trovarsi faccia a faccia con un orso o con uno squalo che vi voleva mangiare?
A quanti di voi capita invece di entrare in un qualsiasi supermercato, alimentari, bar, ristorante e di vedere esposti migliaia di cadaveri di esseri un tempo viventi e che sono stati uccisi apposta per finire nel vostro piatto?
L’uomo non vive più in uno stato di natura da secoli. Vive in realtà urbanizzate e civilizzate. Smettetela di fare appello alla “natura” solo quando vi fa comodo giustificare l’uccisioni degli animali per soddisfare l’egoismo del vostro palato e poi, al contrario, in altri contesti, riempirvi invece la bocca di parole come progresso, tecnologia, premio nobel, arte, intelligenza, evoluzione, filosofia, morale, etica, conquista della luna, divano comodo sul quale mi spaparanzo a guardare un film in 3D, informatica, realtà virtuale, mondo digitale, iPhone, iPad e che figata la tecnologia per vantarvi e mostrarvi in tutto il vostro fulgore di specie evoluta che vive in realtà ipertecnologizzate.
Come ci si può appellare alle leggi della natura dall’alto di un grattacielo dal quale inviamo sms con telefonini sofisticatissimi?

Le cose sono due: o confermiamo la nostra evoluzione di specie, ma allora sarebbe ora di farlo anche sotto il profilo etico e quindi dovremmo smetterla di utilizzare le nostre capacità ed abilità fisiche ed intellettuali per dominare, sottomettere, sfruttare, schiavizzare, torturare, uccidere altre specie; oppure, se proprio non si riesce a meno di appellarsi alla “natura” dovremmo, per onestà intellettuale, considerare lecito, “naturale”, “normale” ucciderci anche tra di noi, essendo animali tra gli animali che non hanno mai smesso di comportarsi in base alla sopraffazione del più forte sul più debole.
E siccome non ci piace questo discorso della sopraffazione quando limitato alla sola nostra specie e tutti allora siamo pronti a tirare in ballo parole come empatia, etica, giustizia, democrazia, non-violenza, non-razzismo, uguaglianza ecc., allora dovremmo, per onestà intellettuale, estenderlo a TUTTE le altre specie viventi.
O siamo agenti morali, o non lo siamo.
O siamo esseri dotati di intelletto, empatia, amore e quindi in grado di prenderci cura e di aiutare chi è più debole (i bambini, gli animali, gli anziani, i malati) oppure siamo predatori istintivi in mezzo ad una giungla. Il che potrebbe starmi pure bene, ma allora, caro specista, non venirmi a parlare di tuoi diritti e di tue libertà di compiere scelte, o di democrazia.

6) Mangio gli animali perché la loro vita non può essere minimamente paragonata a quella di un essere vivente: gli animali sono meno intelligenti, non sono in grado di creare l’arte, di parlare, di leggere, di scrivere, non hanno inventato i telefonini ecc..

Questo è un discorso del tutto errato sotto il profilo scientifico. Paragonare una specie ad un’altra è cosa del tutto fuorviante in quanto ogni specie porta magnificamente a compimento quelle caratteristiche  e quell’intelligenza che le è propria come specie e fare paragoni è assurdo almeno quanto lo sarebbe paragonare i versi di una poesia con la carrozzeria di un’automobile. Ogni specie è un mondo a sé, sebbene tutte partecipino e condividano il medesimo principio della vita e tutte siano necessarie ed ugualmente importanti a mantenere e preservare l’equilibrio sul pianeta terra.
Un discorso del genere comunque, implicitamente ammettendo che si possa abusare di altre specie solo perché ritenute inferiori, conduce, nelle sue estreme manifestazioni, al razzismo ed ai campi di sterminio. Qualora si ammettesse il principio che sia lecito usare, schiavizzare e torturare altri esseri viventi solo perché ritenuti meno intelligenti, allora si aprirebbe il campo a qualsiasi altra ipotesi, congettura, parametro discriminante.
Siamo tutti diversi, specie e specie, uomini e donne, adulti e bambini, anziani e giovani, cani e gatti, pesci e rettili, umani e non umani, singolo individuo e singolo individuo, ma tutti abbiamo qualcosa in comune: la vita, la qualità inerente dell’essere vivi. Qualità quindi NON utilitaristica e strumentale  (non quindi animali nati per essere mangiati), ma inerente (animali nati per vivere, esseri viventi perché portino a compimento la qualità inerente del vivere).
Non si può utilizzare la diversità come parametro discriminante perché è un qualcosa che è già stato fatto in passato ed ha condotto a degli esiti a dir poco mostruosi: schiavitù dei neri, campi di sterminio nazisti, gulag comunisti, xenofobia, sessismo, maschilismo, omofobia, inquisizione cattolica sono tutti esiti mostruosi che discendono da questo unico concetto: discriminare un altro essere vivente sulla base della sua diversità di colore della pelle, nazionalità, religione, sesso, idee politiche, specie.
Essere specisti vuol dire discriminare sulla base di una diversità di specie. Si tratta del medesimo atteggiamento e della medesima radice che conduce al razzismo, all’omofobia, all’intolleranza religiosa e a tutte le altre terrificanti manifestazioni di cui l’essere umano nei secoli ha dato prova di sé, a dispetto della sua pretesa superiorità intellettuale ed intelligenza.  

63 commenti:

Masque ha detto...

Beh dai... non serviva citarmi :)
Tanto meno dare "dell'interessante" al mio blog! Mi sento più a mio agio quando ricevo insulti dal fascio-militarista che mi da della "canaglia codarda" o dal sedicenne comunista che sentenzia che "siamo deficenti e ignoranti al cubo". (Non so perché credano tutti che io sia plurale :D).
Insomma dai... togli quel "interessante", che mi mette in imbarazzo :D

Mi sono piaciuti i dialoghi fra gli animali, invece. Fanno capire bene l'assurdità di quelle affermazioni.
Il terzo punto è quello che io chiamo "del boss mafioso". Secondo quel ragionamento, anche un boss mafioso potrebbe chiedere di venire assolto perché gli omicidi non li ha eseguiti personalmente. Potrebbe anche non averli richiesti esplicitamente, tuttavia ne ha beneficiato. L'ha fatto perché chi li ha commessi sapeva che lui ne avrebbe beneficiato... e lavorando per lui, quello era il loro scopo.
Inoltre, chissà quanti fra quelli che ironizzavano su Berlusconi "utilizzatore finale" e lo condannavano, si sono mai accorti della similitudine logica nel comprare carne al supermercato, piuttosto che uccidere direttamente l'animale e prendersela.

Punto sei: nemmeno un neonato una persona in coma o una con grossi handicap cognitivi potrebbe avere queste caratteristiche, eppure perché non le ammazziamo con tanta leggerezza e le mangiamo?
Quanti fra i cattolici anti-eutanasia ed antiabortisti noterebbero tale similitudine?

Masque ha detto...

oh... e non parlami di dualismo, che mi viene l'orticaria solamente a pensarci! :D

stregaa ha detto...

Letto il post su Il neurone proteso (quel covo di "decerebrati, disertori di ogni valore morale e civile, canaglia codarda" ;)), continuo qui cogliendo l'occasione per passare da occasionale lettore a partecipante alla discussione. :)

A quanto pare certe pseudoargomentazioni sono ricorrenti: giusto qualche mese fa mi è stata fatta ripetutamente notare la presunta incoerenza del non mangiare carne di animali allevati: "Se non si mangiasse carne quell'animale non sarebbe nemmeno mai nato". Non commento ulteriormente, credo che il tuo post e quello di Masque analizzino già a sufficienza il punto.

Riguardo al punto 3 riporto invece un fatto che - se non fosse per l'argomento trattato - potrebbe anche apparire ridicolo: un amico, stanco di dover trasformare ogni pasto in compagnia in una sessione di difesa dalle accuse di incoerenza ed estremismo, ha elaborato come risposta alla fatidica domanda sulle sue scelte alimentari: "Cerco di causare la minima quantità di sofferenza possibile". Beh, ha trovato chi si è messo a spiegargli come una bistecca, essendo morta, non potesse provare sofferenza quando veniva mangiata. Credo che la scissione fra ciò che l'animale non-umano era e ciò che ne è stato ricavato non possa diventare più grande: la bistecca non ha più nulla a che fare con ciò che era un tempo.

Infine, riguardo al punto 6: premesso che l'argomentazione proposta è ampiamente contestata dalla moderna etologia, il problema è spesso un altro: molte delle persone con cui mi è capitato di confrontarmi sull'argomento giustificano il diverso trattamento riservato agli animali non-umani con un loro presunto minor "livello di dignità" rispetto a quello dell'essere umano. E se si chiede loro cosa sia la dignità, si affrettano a spiegarti che è una non meglio specificata qualità che solo l'uomo può possedere (gatto che si morde la coda). Ecco, questa è chiaramente religione (senza contare il fatto che l'attribuzione di "dignità" senza alcun fondamento se non quello dato dalla fede rende possibile ogni genere di distinzioni di qualità e quindi massacri: non dimentichiamo la divisione della razza umana per sessi, o la presunta preminenza della razza bianca sui non-caucasici...la storia si ripete).

stregaa ha detto...

Il ruolo del pensiero finalistico (di matrice religiosa o culturale) è anche trattato nei testi del gruppo musicale che per primo mi ha spinto a rivalutare le mie abitudini nei confronti degli altri esseri viventi.

Riporto qui la traduzione della spiegazione di uno dei testi del loro primo album (incentrato appunto sull'antispecismo, mentre quello successivo è una sorta di analisi dell'oppressione religiosa):
"Mi appare ora ovvio come sia la religione l’elemento che ha spinto l’uomo a separarsi dal resto del mondo naturale. L’umanità ha un complesso di superiorità, e possiamo incolpare la religione per questo. I suoi dettami sostengono che gli animali non hanno anima, e che dunque il loro unico fine è quello di servirci per due scopi: come schiavi e come cibo. Essendo ateo, ritengo che l’idea di anima sia un tentativo ingenuo di spiegare la nostra coscienza. Ogni vita è cosciente. Nessuna vita su questo pianeta – o altrove nell’universo se è questo il problema – ha più importanza di una qualsiasi altra. L’universo stesso è un evento complesso e al tempo stesso totalmente casuale – e il risultato dell’evoluzione e della casualità su questo pianeta è stato l’uomo – una sottospecie di scimmia che ha detenuto il dominio per gli ultimi 45.000 anni. E che ne abbiamo fatto di questo tempo? Abbiamo stuprato il mondo, ci siamo schiavizzati l’un l’altro, abbiamo distrutto un’infinità di vite nel nome della civiltà. Animali intelligenti che esercitano il loro potere come mostri. Dobbiamo cominciare a comprendere che ogni vita è uguale, e che uccidere e mangiare altri esseri viventi senza averne il bisogno (avendo dimostrato che possiamo trarre tutti i nutrienti di cui necessitiamo da fonti vegetali) è crudele e non necessario, e che gli dei che abbiamo costruito non ci offrono perdono".

Passo e chiudo, che cominciando a parlare di musica potrei potenzialmente andare avanti per ore. ;)

Masque ha detto...

Poi, il discorso sull'anima... Spesso non ci si rende conto che la radice etimologica di animale ed anche di animato è "anima".
Dal punto di vista linguistico, dire che l'animale non ha anima, è una bella contraddizione! :)
Sia il verbo "animare" che "animato", derivano da un passato animista, nel quale probabilmente si credeva all'idea ingenua che tutto ciò che sembrava muoversi in modo spontaneo (cioè nei casi in cui la relazione causa-effetto non era abbastanza evidente... ad esempio, se quell'oggeto non l'ho spinto io) avesse all'interno uno "spirito", un "anima" e fosse quindi "animato", cioè che gli fosse stata messa dentro un'anima.
Stesso discorso per l'anima-le.
Ovviamente, il discorso è solo dal punto di vista linguistico e antropologico (sperando di non aver preso un abbaglio).

Rita ha detto...

@ masque

Io penso davvero che il tuo blog sia interessante, non l'ho scritto per gentilezza nei tuoi cofronti, per adulazione. Il mio è un complimento sincero ed anche obiettivo, quindi lo lascio. E ti ho citato non perché ce ne fosse bisogno, ma perché in effetti il tuo post mi è stato d'ispirazione ed ho voluto dargli il giusto riconoscimento.
Se poi arrossisci un po'... beh, dai, che male c'è? Adoro gli uomini che arrossiscono. :-D

Scherzi a parte, in effetti l'analogia che fai con il boss mafioso è molto pertinente.
E rientra a pieno titolo anche nel discorso sulla violenza implicita che io faccio spesso. Molti carnivori si offendono a sentirsi definire violenti, così come le persone che indossano la pelliccia ecc., ma in quale altro modo si può definire una persona che attraverso i propri acquisti e le proprie scelte partecipa di un sistema comunque violento?
Non si sporcherà direttamente le mani di sangue, ma ha permesso che qualcun altro lo facesse al posti suo affinché ella potesse acquistare determinati prodotti.

La contraddizione dei cattolici che reputano vita anche un ovulo appena fecondato e poi però mangiano tranquillamente la bistecca è un'altra delle cose che mi venire l'orticaria almeno quanto il dualismo cartesiano :-D
Stanno lì a difendere un embrione e poi restano indifferenti di fronte al massacro di milioni di vitellini, agnellini, maiali ecc..

Così come mi fa arrabbiare moltissimo (ove arrabbiare moltissimo è solo un eufemismo) la loro posizione contraria all'eutanasia anche nei casi in cui si manifesta una precisa volontà da parte del soggetto di voler morire (caso Welby, ad esempio) o nei casi in cui davvero non ha più senso definire vita una vita (caso di Eluana Englaro).
Ah, già, ma c'è la cosiddetta questione dell'anima... . Si preoccupano dell'immortalità dell'anima e non pensano alla sofferenza reale, concreta, empirica inflitta agli animali.

Masque ha detto...

t'ho citata qua: http://www.eticanimalista.org/14-GENERALE/222-esseri-con-uno-scopo.html

anzi, se non conosci il forum, potrebbe interessarti. :)

Rita ha detto...

@ stregaa

Innanzitutto ti do il benvenuto su questo blog e spero che d'ora in avanti, da lettrice occasionale che eri, tu possa partecipare invece attivamente, vista anche la notevole qualità dei tuoi commenti. :-)

Sono curiosa di conoscere il gruppo musicale di cui parli. Il testo che hai riportato è molto bello. Poi con calma verrò a leggere anche il tuo blog.
E' bello sapere che si possa arrivare ad abbracciare l'antispecismo anche attraverso l'arte (musica, letteratura, pittura che sia). Per me, ad esempio, come ho già scritto in passato, fondamentale è stato leggere il saggio di Tom Regan "I diritti animali", un testo che mi ha definitivamente fatto aprire gli occhi ed indotta a fare tutta una serie di considerazioni e riflessioni in conclusione delle quali non ho potuto far altro che smettere di nutrirmi e vestirmi di animali. Da lì in poi mi si è come spalancato un mondo ed è stato come vedere per la primissima volta una realtà che prima era completamente offuscata (per quanto ne avessi sempre avuto sentore, tanto che mi sono sempre definita una che ama gli animali), quindi ne ho preso atto ed ho iniziato ad informarmi sempre più e a divenire sempre più agguerrita nella lotta contro lo sfruttamento degli animali.

Il discorso sulla scissione che porta a non ricollegare più la bistecca dall'animale che è stato un tempo, purtroppo è molto diffuso. E' quello che io chiamo anche "schizofrenia della cultura specista", per cui si va al cinema e ci si commuove per la sorte del pesciolino Nemo e poi si esce e si passa da Mcdonald's a prendere un fishburger. Si comincia così sin da bambini, quindi crescendo si impara a separare i due mondi, quello dell'animale intero, vivo, carino, simpatico, commovente e quello dentro al panino (o dentro la vaschetta di polistirolo ecc.) che invece è come fosse un qualcosa di neutro, di asettico, di creato artificialmente in laboratorio, completamente epurato ed avulso da qualsiasi visione che possa rimandare al dolore ed alla sofferenza di cui originariamente è stato fatto vittima.
I media inoltre contribuiscono ad ampliare questa visione schizofrenica, mostrando scene di maiali felici e di mucche contente sulla confezione dei prodotti.
Certamente se venisse mostrato tutto il processo di come fa un animale a diventare bistecca, molta gente sicuramente proverebbe orrore e forse si fermerebbe un attimo a riflettere prima di mettere nel carrello della spesa un pezzo di salame, una bistecca ecc..

La dignità quale qualità esclusivamente umana è, dici bene tu, di tipica derivazione cattolica, riferendosi alla presunta creazione dell’essere umano ad immagine e somiglianza di dio; gli animali, non essendo stati creati ad immagine e somiglianza di dio, non avrebbero questa dignità.

Guarda, se mi mettessi a parlare di tutte le contraddizioni della religione cattolica non la finirei più. :-D
(prosegue nel commento successivo)

Rita ha detto...

@ stregaa

(prosegue dal commento precedente)

A proposito di religione cattolica:

Qui, per restare in tema con l’antispecismo, basti dire che a fronte di tante chiacchiere indimostrabili quali l’esistenza o meno di dio e delle sue qualità (com’è fatto, quant’è grande, cosa pensa, cosa ci dice di fare, come vorrebbe che ci comportassimo e pensassimo, cosa vuole e non vuole ecc., il che già di per sé qualifica queste ipotesi come assurde), la pretesa di arrivare a detenere il primato di una verità unica ed inconfutabile per cui la religione cattolica nei secoli si è macchiata di crimini orrendi (crimini che peraltro nemmeno rinnega) e ancora a fronte della sua politica volta a mantenere la gente in uno stato di totale rassegnazione ed accettazione passiva in vista di una ricompensa ultraterrena (il perché mi sembra ovvio, basandosi la religione cattolica su un sistema gerarchico di potere: meno la gente si ribella e più essa conserva i propri privilegi), intanto essa continua a ritenere non solo giusto (anzi, ho sentito alcuni cattolici dire che mangiando gli animali addirittura si onorerebbe dio) che ogni giorno milioni di animali vengano massacrati, ma addirittura auspicabile perché (come ha detto di recente anche il papa) solo ribadendo la centralità e la superiorità dell’uomo sulla terra (creato ad immagine e somiglianza di dio) si onora il sacro ed il divino; a fronte di tutto ciò quindi - illazioni, supposizioni illogiche, speculazioni del tutto metafisiche - intanto l’unica verità possibile è dimostrabile è che miliardi di esseri viventi al giorno continuano a venire a massacrati e di tutto questo ai cari cattolici che tanto si sporcano la bocca di parole come amore, rispetto, perdono, pietà ecc. non gliene frega una cippa.
Io trovo tutto ciò semplicemente mostruoso. In nome di un’idea del tutto metafisica, quindi non dimostrabile (come già asseriva kant) si continuano a massacrare miliardi di esseri viventi e tutto questo in nome di cosa? Del profitto, di una cultura retriva in cui siamo immersi (perché, come si diceva sul post di Masque, non basta definirsi atei o non credenti per liberarsi di tutta la visione cattolica intrisa nella nostra cultura, ne siamo impregnati fino al midollo) e di altre motivazioni che trovano le giustificazioni più assurde.

Perdona se ho scritto dei periodi eccessivamente lunghi e contorti, ma quando l’argomento mi appassiona tendo a lasciarmi prendere la mano dalla grafomania. :-)

Grazie per il tuo bel commento che mi ha dato lo spunto per approfondire ulteriormente il discorso.

Rita ha detto...

@ masque

grazie per avermi citata. :-D Poi vado a leggere.

Riguardo all'etimologia della parola animale, è vero, in effetti il termine stesso non può che rimandare al concetto di anima, il quale deriva antropologicamente, a sua volta, (dici bene) dal termine animismo.

Sull'animismo, termine usato per la prima volta in antropologia da Tylor, ti metto, per far prima, il link di Wikipedia (solo per una prima infarinatura ovviamente); io l'ho pure studiato, ma ahimé, a quest'ora ho esaurito le riserve intellettuali per poter richiamare determinati concetti alla memoria. ;-)

http://it.wikipedia.org/wiki/Animismo

Rita ha detto...

@ masque

Bel forum! Non lo conoscevo.
Inizierò a seguirlo senz'altro. Grazie.

Rita ha detto...

@ ancora per stregaa

Il tipo che per giustificarsi asserisce che la bistecca ha smesso di soffrire, mi ricorda tanto quelli che dicono: "eh, ma allora delle carote che mi dici?" (ove è evidente che delle carote - ammesso e non concesso che abbiano un sistema nervoso pari a quello degli animali - non gliene possa importare di meno, ma gli interessi solo mettere noi antispecisti in difficoltà (cioè, è quello che credono almeno, perché poi comunque una simile obiezione viene smontata in due secondi due).

Masque ha detto...

Se, per assurdo, i vegetali potessero soffrire, mangiare animali causerebbe il doppio della sofferenza. Quella dell'animale e quella dei vegetali che vengono dati in pasto agli animali allevati.
Anche in quel caso, se davvero interessasse causare meno sofferenza possibile, la strada più logica sarebbe comunque di evitare gli animali.
Ma è chiaro che chi fa quell'obiezione, nella maggior parte dei casi, intende ridicolizzare l'avversario per poter conservare le proprie abitudini.

Rita ha detto...

@ masque

Esattamente!
Sono obiezioni fatte tanto per.
Sai cosa mi dà veramente fastidio? Che in realtà tutte le obiezioni mosse agli antispecisti non nascono da una sincera voglia di approfondire l'argomento, di avere un sano scambio dialettico, dalla curiosità di conoscere, sapere cose che ancora non si sanno, ma solo dal bisogno assertivo di confermare e rinsaldare i propri pregiudizi. Gli specisti, quasi tutti almeno, non hanno alcuna intenzione di mettersi in discussione o di mettere in discussione la realtà in cui vivono perché a loro evidntemente sta bene così. Per questo il più delle volte non c'è dialogo e le obiezioni si basano su convinzioni ridicole, convinzioni che nemmeno un bambino di sette potrebbe sostenere.
Credono che smettere di mangiare gli animali sia una rinuncia, un sacrificio. Sono talmente dentro la cultura specista da non riuscire a percepire che c'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutta questa violenza che la specie umana perpetra ai danni degli animali. E non intendono aprire gli occhi. Stanno bene così. E crescere, evolversi, imparare è faticoso.

de spin ha detto...

Più frequento gli umani (e provo a farlo di rado, ma devo pur lavorare) più divento specista.
Non frequento più i ristoranti, non accetto più inviti a cena nemmeno a natale con i colleghi di lavoro. Altrimenti altro che ubriaco tornerei, tornerei con occhi neri e forse passando dalla centrale di polizia.
Gli esseri umani mi disgustano. Se ci fosse stata un'anima, sarebbe andata in cancrena.
Quello che viene fatto agli animali dimostra forse solo la nostra netta inferiorità rispetto alle razze animali, incapaci di tanta barbarie, e sopratutto e per loro fortuna incapaci di "razionalizzare" cotanti imbecilli ignobili "pensieri" ben enumerati nei vari punti di questo post.
Mi auguro solo che la razza umana sparisca al più presto da questo meraviglioso pianeta.

Rita ha detto...

De Spin, ma lo sai che proprio ieri sono giunta alla medesima conclusione? E cioè che più passa il tempo e più alla fine io mi sento specista ove ritengo la specie umana nettamente inferiore e peggiore rispetto a tutte le altre.
Infatti a tal proposito mi sa che da oggi in poi nemmeno vorrò più definirmi antispecista, ma solo ANIMALISTA.
Sì, io penso che solo la specie umana è capace di compiere tanta barbarie: sistemi di tortura così sofisticati quale la cosiddetta fabbrica della bile degli orsi, pellicce di astrakan (uccidono la madre e poi estraggono i feti ancora vivi per avere quella determinata qualità di "pelliccia" che solo i feti hanno), oche costrette ad ingozzarsi per fargli ingrossare il fegato, polli e galline ammucchiate in spazi inferiori ad un foglio A4, aragoste bollite vive, chilometri di animali ammassati dentro le gabbie... e di tutto questo orrore è responsabile la specie umana.
Io mi vergogno di essere umana.

Pure io non è che abbia tutta questa vita sociale... sto più spesso in compagnia dei "miei" adorati animaletti che di esseri umani.

Massimo Villivà ha detto...

Premesso che sono sostanzialmente d'accordo con te, cioè non considero la specie umana "superiore" in alcun modo e mi ripugna causare sofferenza a qualsivoglia essere vivente, ci sono alcune cose vanno chiarite.
1) La situazione attuale di assoluto sfruttamento della specie umana nei confronti degli altri animali è, più che frutto di quanto siamo merde noi umani, conseguenza di come è strutturata la vita stessa. In natura esistono specie che schiavizzano altre e addirittura le sfruttano a favore della loro prole. Quindi, semmai, la maggiore capacità intellettiva umana è posta al servizio di una tendenza già presente in natura.
2) L'antispecismo deve andare sia in un senso che nell'altro. Se è vero che l'uomo non è "superiore" a altre razze animali, è vero anche che nessuna razza è superiore all'uomo. Ciò implica che non c'è alcuna garanzia che, se avessero sviluppato pollici opponibili e corteccia cerebrale i canidi o i felidi, invece dei primati, le cose sarebbero andate meglio su questo pianeta. Qualcosa mi dice, che, anzi, i massacri sarebbero stati più consistenti.
3) L'equilibrio naturale si basa sulla distruzione necessaria diun certo numero di esseri viventi.
Nessuna specie può proliferare indefinitamente in un ambiente. Se ciò accade, l'ambiente riceve danni incalcolabili. Questo è valido per l'uomo, come per le mucche, le capre, i rettili ecc, ecc.
4) Lo squilibrio nel quale ci troviamo è dovuto alla spettacolare evoluzione tecnologica e sociale della razza umana, negli ultimi 100-150 anni. Prima la carne era un lusso. Se questo sia dovuto alla cattiveria umana o meno viene stabilito al punto 2.
5) In quanto razza "più intelligente" abbiamo maggiori responsabilità. Pirma ancora che diventare in massa vegetariani, dovremmo modificare il nostro assetto sociale. In un certo senso la sproporzione orrenda di sofferenza animale "a catena", è diretta conseguenza dello sviluppo capitalistico e della spaventosa sovrappopolazione umana.
6) Di conseguenza si potrebbe trarre la conclusione che: ogni volta che una specie si evolve in intelligenza e capacità motorie e pratiche, genera sofferenza in quantità proporzionale.
Su questo pianeta è toccato all'uomo il ruolo di carnefice.
Tutto questo può cessare, e cesserà, naturalmente, se e quando l'uomo riuscirà a cambiare il suo assetto psicosociale e a ridurre il proprio numero.
Non è una cosa imminente. Fino ad allora, mangiare o no carne, resta una scelta di sensibilità emotiva individuale.
Scusa la lunghezza e ciao.

stregaa ha detto...

Beh, vista la completezza delle risposte non credo di aver molto da aggiungere. ;D

Riguardo alla questione delle piante, a cui mi capita di rispondere una settimana sì e una no, segnalo questo video: http://www.youtube.com/watch?v=uWVmvsbdlkY&feature=related

Qualche parola sul gruppo di cui sopra. Sono i Fall Of Efrafa, gruppo inglese nato con lo scopo di completare una trilogia di dischi basati su un'interpretazione della "Collina dei conigli" (classico inglese di Adams) e scioltosi una volta portato a termine l'obiettivo.
Nel corso di questi tre dischi il gruppo sviluppa un proprio percorso di ricerca personale, toccando i temi dell'antispecismo, dell'ateismo e della ribellione a sistemi totalitari. Il racconto scritto da Alex (il cantante e illustratore) parla appunto del tentativo di un gruppo di conigli di ribellarsi al despota che li opprime, attraverso una progressiva presa di consapevolezza delle menzogne che sono state loro propinate fin dalla nascita.
Il tutto si riconduce poi, alla fine dell'ultimo disco, ad una riflessione sull'assurdità dell'arroganza umana di fronte al regno naturale, arroganza destinata a ripercuotersi sull'uomo stesso.
In ogni disco si portano avanti parallelamente la narrazione della storia e la riflessione sui temi di cui sopra.
Nel primo disco (Owsla), così come nella canzone "No longer human" contenuta in uno split con un gruppo spagnolo, si parla di antispecismo e rispetto del mondo naturale; riportando l'introduzione dell'album: "Come gruppo incoraggiamo la gente a parlare più apertamente di diritti animali e a battersi per una società meno dipendente dagli animali non-umani. È facile etichettare questa nostra attitudine come satura di predicazione e arroganza, ma crediamo che la comunicazione sia l'unico modo che permette ad ognuno di noi di crescere personalmente. Discutere di tali questioni ci aiuta semplicemente a diventare più consapevoli delle nostre azioni, riguardino queste il cambiamento sociale e politico o la fine dell'oppressione religiosa".
Il secondo disco (Elil) è incentrato sul tema della menzogna religiosa: tre canzoni che riflettono sulla nascita dei culti (e relativi fondamentalismi) e sulle conseguenze che hanno sulla mente degli uomini.
L'ultimo (Inlé), porta avanti la narrazione e racconta della ribellione al despota teocratico che opprime i protagonisti.

Certo è che dal punto di vista musicale possono benissimo non piacere: d'altra parte affondano le radici nella scena e nella musicalità punk, con relativi caratteri sonori, per poi evolvere nell'ultimo album nel post-metal più strumentale. A me piacciono. ;)

In ogni caso, in cima al mio blog c'è un link "Traduzioni" dove ho raccolto tutti i loro testi e le loro spiegazioni tradotti (malamente) in italiano.

That's all folks!

Masque ha detto...

Bel commento, Massimo. Avevo intenzione di preparare un commento molto simile, ma dato che l'hai già scritto tu, mi ci appoggio. :)
Tra l'altro, mi è venuto in mente un vecchio articolo di Roberto Quaglia, nel quale, con ironia, sostiene l'importanza della stupidità dal punto di vista della sopravvivenza dell'umanità.
http://www.fantascienza.com/magazine/rubriche/6261/1/la-burocrazia-il-fondamentalismo-religioso-e-il-c/

Sono molto d'accordo sul punto 5 che hai scritto. Infatti penso che lo sfruttamento e l'uccisione degli animali, possa finire solo se prima riusciamo a sviluppare un rifiuto completo a qualsiasi desiderio di dominio sull'altro (umani o non umani che siano) e l'evoluzione in una società senza alcuna gerarchia. Utopico... lo so. :)

de spin ha detto...

In natura esistono esempi di schiavitù forse mi pare nel mondo degli insetti, e comunque sia non mi sembra nulla di paragonabile a quanto sta commettendo la razza umana. Vi è certo la tendenza, in natura, alla violenza, alla sopraffazione del più debole, ma l'uso sistematico che fa la razza umana della propria "maggiore capacità intellettiva" è disperante e grida solo vendetta.

Maggiore capacità intellettiva equivale alla capacità di pianificare lo sterminio e l'abuso. Questa non è maggiore capacità intellettiva, questo è non vedere l'essenza stessa della vita, non percepire l'essenza della vita. Gli animali sono sempre presenti alla vita. In questo la loro assoluta superiorità.

Ben poca cosa saper pianificare lo sterminio se non si riesce a vivere come è doveroso dover vivere per ogni essere vivente. La razza umana non soltanto ha fallito in quanto incapace di vivere in armonia con ciò che è. Ha fallito anche in quanto a dignità.
Inaccettabile. Inaccettabile.

Ora finchè si parla di cose assolute e generali i discorsi possono anche filare. Ma portiamo le cose un po' più nel particolare. Prendiamo un esempio su mille milioni di esempi possibili. Ne prendo uno a caso.

Gira per la rete ( http://vimeo.com/34602225) l'investigazione fatta da Nemesi Animale sulle uova Bruzzese.
Cito: "
La famiglia Bruzzese da quarant’anni alleva galline per la produzione di uova. Nel suo allevamento di Olgiate Olona (VA) sono attualmente prigioniere 200.000 galline.
Bruzzese ha in progetto la costruzione di un ulteriore stabilimento nel quale saranno rinchiuse altre 328.000 galline."

Seguono foto, video e quanto altro.

Ora io mi fermo, e penso alla Famiglia Bruzzese. Non li conosco, ma ci sarà sicuramente un Signor Bruzzese (magari insignito di un bel Titolo, magari "Cavaliere del Lavoro" o amnità simili); ci sarà una Signora Bruzzese, distinta, ovviamente impellicciata; ci saranno magari dei figli Bruzzese, dei pargoletti che piccoli piccoli si aggiravano col papà per le fila e fila di gabbie, ad ammirare come il papà tortura le galline per fare le buone uova. Quei bambini che crescono e diventano i nuovi Signore e Signora Bruzzese, ecc.

Ora queste persone come le inquadriamo? Con una maggiore capacità intellettiva? Questo bambino che cammina tra le gabbie, come lo inquadriamo? Come intelligente? E questa bella e grassa signora? E' questa l'intelligenza?

Abbiamo internet, ora. Tutto o quasi è diventato accessibile e visibile, non come 20 anni fa. E i giovani che fanno? Trombano su Facebook e scaricano rap.

Io evito gli umani più che posso. Ci lavoro insieme, ma tutto qui. Con chi comunico davvero sono i miei gatti. Da loro imparo ogni giorno.

E vi assicuro che loro non hanno un bel niente da imparare da me!

Massimo Villivà ha detto...

@ De Spin
Bisogna stabilire cos'è l'intelligenza. L'intelligenza è essenzialmente la capacità di usare l'ambiente a proprio vantaggio. In questo l'uomo ha vinto e stravinto sugli atri animali. Che poi questa intelligenza gli si stia rivoltando contro fa parte del paradosso che troppa intelligenza porta alla stupidità. Poi c'è un tipo di intelligenza empatica che, più è sviluppata, più comprende tutti gli esseri viventi.
Il gatto che gioca con il topo prima di ucciderlo (e in genere non lo uccide per mangiarlo, ma per "tenersi in allenamento") è sulla stessa lunghezza d'onda dei signori Bruzzesi, che non sono "educati" a vedere nelle galline degli esseri viventi con dei diritti ...
Quello che voglio dire è che c'è un errore di fondo nel vedere tutta questa scissione tra il comportamento umano e quello animale. E' una forma di specismo al contrario.
Il problema è la vita, che è sempre crudele a livello interspecie. Il lupo non giacerà mai con l'agnello e, se lo dovesse fare, qualche altro predatore, o una qualche catastrofe naturale, dovrebbe prendersi carico di sfoltire gli individui in soprannumero.
Per questo noi, che siamo l'unica specie di questo pianeta dotata di uno sviluppato senso autoriflessivo, dovremmo cercare di ridurre il livello di sofferenza globale. Per fare questo, però, dobbiamo camabiare la nostra struttura sociale. Non basta non mangiare carne.
Dovremmo cambiare il tipo di società che rende necessaria la produzione di "carne" a livello di fabbrica.
e anche una siffatta società futura prevederebbe sempre un qualche margine di mortalità per le altre specie.
Il mondo non è un giardino fiorito nel quale il mostro essere umano ha portato lo scompiglio. Noi siamo il prodotto essenziale della natura. Cioè, tutta la meraviglia e l'orrore della natura vengono espressi da noi che siamo più evoluti.
Non siamo i migliori. Il caso ha voluto che fossimo quelli con la corteccia cerebrale più sviluppata, tutto qui.
Forse il nostro compito è modificare l'assetto naturale ... ma ne siamo ben lontani. Siamo ancora troppo "naturali".

stregaa ha detto...

@Biancaneve: Ho provato a postare diversi commenti nel primo pomeriggio, ma non sembrano apparire. Non è che son finiti nella cartella spam? :)

@Massimo: Sono d'accordo con te sulla linea generale, su quanto espresso nel primo commento in particolare. Separare l'uomo dal contesto naturale e dal resto dei viventi è errato sia quando si cerchi di stabilire una sua "superiorità spirituale" sugli altri sia quando si voglia operare l'operazione inversa. L'uomo in quanto specie ha semplicemente sviluppato le sue "armi" di sopravvivenza (in questo caso il cervello) per supplire alla mancanza di armi offensive come artigli o zanne. Tutto questo l'ha portato alla supremazia (parziale, temporanea, ma supremazia) sul mondo naturale.

Penso tuttavia che una serie di pratiche (fra cui quella di evitare il più possibile l'infliggere sofferenza) siano necessarie per più motivi:
1 - Come scritto sopra, la discriminazione per specie che sono invece simili nei caratteri generali apre la strada a una serie di divisioni arbitrarie che potrebbero operarsi all'interno del genere umano stesso
2 - Una società che rigetta l'omicidio può giustificare l'uccisione priva di scopo di altri esseri simili ai suoi componenti? Soprattutto,ciò è giustificabile una volta dimostrato che l'uomo può sopravvivere traendo i nutrienti di cui necessita da fonti vegetali (al contrario del lupo, che senza cacciare l'agnello si estinguerebbe velocemente)?
3 - Infine, non credo di non aver capito bene quando parli di una "necessarietà di produrre carne a livello di fabbrica". Sulla questione della sovrappopolazione di animali: se l'uomo è costretto ad allevarli a milioni per supplire al suo fabbisogno di corpi da cucinare, è perchè in natura non ce ne sarebbero abbastanza per nutrirlo. Se - su un piano puramente ipotetico - l'intera popolazione umana cominciasse a nutrirsi di alimenti vegetali, non solo non causerebbe una forte sovrappopolazione fra le specie animali (senza allevamenti milioni di animali non nascerebbero), ma anche la questione della sovrappopolazione umana verrebbe almeno in parte ridimensionata: ricordo qui l'ormai celebre equazione 1 kg di carne = 15 kg di vegetali usati per produrla.
Questo non risolverebbe di certo il problema, ma sarebbe un passo che mi aspetterei da un animale razionale che avesse come obiettivo l'evitare di autoestinguersi. ;)

de spin ha detto...

Se osservo l'ambiente che ha prodotto l'uomo, tutto mi sembra tranne che venga a proprio vantaggio. Ci trattiamo l'un l'altro come essenzialmente trattiamo le "bestie". Abbiamo pressochè perso il contatto con la natura. Viviamo vite artificiali, chiusi in gabbie, osservando schermi luminosi.
Schiavizziamo, torturiamo e massacriamo i nostri fratelli animali senza battere ciglio. Il tasso di disperazione nell'essere umano medio, se esistesse un tale parametro, a quanto ammonterebbe? 96 su 100?

Questa a me non sembra intelligenza.

Ti faccio un esempio. E' sera tardi e passa una bella ragazza. La assalgo, la stupro e scappo impunito. Ho sfruttato tutto a mio vantaggio. Sono stato intelligente?

Un altro al posto mio l'avrebbe approcciata con una scusa, l'avrebbe guardata negli occhi, avrebbe passato con lei tutta la notte e chissà tutta la vita.

Se l'essere umano non si riappropria dell'energia di amore che è sua e che gli spetta di diritto, non potrà mai dichiararsi intelligente perchè quella è l'intelligenza. Eppure parlare di amore sembra una roba fuori dal seminato, buona per lo più per donnette o minorati mentali. Eppure la chiave è lì e l'essere umano preferisce il primo tipo di intelligenza, quella dell'arraffare e dello sfruttare.

Sfruttare persino l'amore, come fanno le religioni, che parlano dell'amore di Dio senza minimamente sapere di cosa parlano ma sapendo bene il motivo per cui ne parlano.

Gli animali vivono in una forma di esistenza allo stato puro (senza la mediazione della nostra intelligenza). Persino un lupo che uccide un agnello irradia amore (nel senso in cui parlo qui d'amore), mentre un essere umano che parla d'amore commette crimini abominevoli solo a entrare in un bar e bersi il suo cappuccino.

Questa totale mancanza di connessione e di consapevolezza io non riesco a vederla come intelligenza.

Rita ha detto...

@ stregaa

Ho sbloccato il tuo commento dallo spam (purtroppo blogspot ogni tanto fa questi scherzi).

Innanzitutto grazie per l'esauriente risposta in merito al gruppo inglese. Direi che mi interessa moltissimo. Non sono molto ferrata musicalmente parlando, ma mi interessa quello che dicono, e poi adoro l'Inghilterra e tutto ciò, o quasi, che proviene da quella terra (almeno sotto il profilo artistico, letterario, musicale ecc.).
Praticamente questo gruppo ha affrontato tutte le tematiche che stanno maggiormente a cuore anche a me: l'antispecismo, le menzogne della religione, e l'oppressione dei sistemi totalitari.
Sono proprio contenta di aver fatto questa scoperta, grazie a te ovviamente. :-)

Peraltro, caso di sincronicità, direbbe Jung, nei giorni scorsi mi era venuta la curiosità di leggere proprio "La collina dei conigli" (dopo averlo sentito citare nella serie tv Lost). Tu l'hai letto?

Dopo proverò a cercare qualche video su youtube e guarderò anche quello che mi hai linkato sulle piante.

Grazie ancora!

Ora provo a rispondere anche a tutto il resto.

Rita ha detto...

@ Massimo Villivà

E' vero che la natura - di cui fanno parte tanto le varie specie animali, quanto quella umana, le piante, i minerali ecc. - è crudele, e in questa accezione l'essere umano sarebbe solo il predatore che più di ogni altro ha perfezionato i propri strumenti di sopravvivenza (chiamiamoli pure, nell'accezione di capacità di adattamento all'ambiente, intelligenza), rendendoli talmente sofisticati da apparire, rispetto a quelli delle altre, come i più spietati e malvagi; e di questa crudeltà e malvagità insita nella natura ho già parlato in questo post in cui faccio un'analogia tra un racconto di Buzzati e Antichrist di von Trier :

http://ildolcedomani.blogspot.com/2011/02/dolce-notte-di-buzzati-e-antichrist-di.html

E' anche vero però che l'essere umano, rispetto ad altre specie, è in grado comunque di rendersi responsabile e consapevole delle proprie azioni, agendo non soltanto per un mero istinto, ma secondo una capacità di compiere delle scelte (chiamasi, seppure in misura inferiore a quella comunemente intesa, libero arbitrio); la specie umana si è contraddistinta, nel corso della sua evoluzione, anche per la capacità di provare empatia, sentimento che è di fatto possibile apprendere.
La domanda è: come mai abbiamo imparato a reprimere (salvo casi eccezionali, che vengono comunque sempre stigmatizzati socialmente, almeno nella cultura occidentale) l'istinto di violentare per strada la prima gnocca che passa, mentre invece rimane così tanto difficile apprendere il rispetto per le specie non umane?
Insomma, qualche gradino in più di consapevolezza morale rispetto al gatto che gioca con il topolino, ce lo avremo, o no? E allora perché non utilizzare fino in fondo questa consapevolezza per capire che provocare dolore e sofferenza è un qualcosa che ci de-qualifica, che ci priva di valore proprio come specie che dovrebbe ritenersi più evoluta anche ETICAMENTE e non solo sotto il profilo tecnologico ed intellettivo?
Perché poi alla fine è di questo tipo di evoluzione che a me interessa parlare. Di quella etica.
Io credo, spero, sono fermamente convinta che con maggiore informazione e meno lavaggio del cervello mediatico - che ha tutto l'interesse economico di perpetuare il sistema della cultura specista - si farebbero molti passi avanti.

L'alienazione emotiva (mancanza di empatia) - la stessa che porta la famiglia Bruzzese citata da De Spin a vantarsi della propria azienda-lager - è indotta soprattutto culturalmente; viviamo - e le cause sono diverse: religione, ignoranza scientifica, cultura retriva, ignoranza in senso esteso - in una cultura in cui l'animale è considerato al pari di un oggetto e secondo me qui non c'entra tanto il discorso della crudeltà della natura, quanto della coartazione di pensiero messa in atto dal sistema economico in cui viviamo.
E ti do ragione sul fatto che andrebbe smantellato - insieme a tutti i dogmi religiosi che per primi hanno contribuito a diffondere una visione antropocentrica basata sul dominio dell'uomo sulle altre specie - il sistema capitalista, il primo ad aver monetizzato l'essere vivente e ad averlo concepito solo come parte di un ingranaggio economico, come fattore di produzione e guadagno.

E comunque non è vero che il lupo non può dormire accanto all'agnello: accade eccome, basta solo che il lupo non abbia fame.:-D
Ti stupiresti di venire a conoscenza di un'infinità di casi in cui prede e predatori sono invero divenuti compagni inseparabili. So per certo di gatti che convivono pacificamente con topi, persino di un topo che, messo dentro alla teca di un serpente affinché divenisse suo pasto, alla fine è stato rifiutato come cibo ed accolto come compagno di vita ("più che la fame, potè la solitudine", per fare il verso ai noti versi danteschi).:-D
(segue)

Rita ha detto...

@ Massimo Villivà
(prosegue da commento precedente)

E comunque, tornando un attimo al discorso dell’intelligenza (sempre intesa nell’accezione di capacità di adattamento all’ambiente) della specie umana, dimmi tu che grado di intelligenza può esserci in una specie che - a fronte di un profitto immediato, come se poi non dovessimo tutti comunque morire, un giorno o l’altro - tende a distruggere il proprio habitat.
Ecco, forse se l’essere umano pensasse di più alla propria mortalità cercherebbe di essere meno avido e più costruttivo, ma anche qui c’è tutto il discorso della cultura - mediatica e non - in cui siamo immersi che è volto sostanzialmente a rimuoverne ed esorcizzarne il pensiero.
Ogni pubblicità e quasi tutto ciò che passa in tv e nelle riviste - tramite suggestioni, richiami e rimandi più o meno espliciti al sesso (sesso= riproduzione= unica maniera che la specie umana ha di preservarsi e perpetuarsi oltre la limitatezza della propria morte), non fa che rimuovere, esorcizzare, negare il pensiero della morte. Tutto questo ci fa sentire eterni, immensi e quindi in diritto di padroneggiare e spadroneggiare su tutto il pianeta.
Altre considerazioni: l’essere umano, sempre per esorcizzare e negare il pensiero della propria morte, trova gratificazione nell’uccidere perché, uccidendo, conferma e ribadisce il proprio essere vivo (se tu muori, io sopravvivo); poiché però l’omicidio è punito e stigmatizzato mentre l’uccisione di altre specie è socialmente accettato, allora ci si accanisce peggio che mai sugli animali.
Tutto ciò a mio avviso ha sì radici antropologiche, ma anche tanta tanta base culturale.
Quindi sul discorso che fai sono d’accordo solo fino ad un certo punto.
Insomma, visto che come specie siamo riusciti ad evolverci anche eticamente e sotto il profilo dell’empatia, secondo me se si continua a fare delle distinzioni quando ci si confronta con le altre specie è in gran parte dovuto ai condizionamenti culturali, più che a quelli istintuali.

Rita ha detto...

@ De Spin

Mi trovo d'accordo con tutto quello che dici, manco a farlo apposta. :-D

In particolare mi è piaciuto questo passaggio:
"Maggiore capacità intellettiva equivale alla capacità di pianificare lo sterminio e l'abuso. Questa non è maggiore capacità intellettiva, questo è non vedere l'essenza stessa della vita, non percepire l'essenza della vita. Gli animali sono sempre presenti alla vita. In questo la loro assoluta superiorità."

E infatti gli animali uccidono solo per fame, difesa, paura. Non già per mero gusto di sopraffazione e di esercizio di potere. Persino il gatto che si diverte a "torturare" il topo, lo fa però per tenersi in allenamento a cacciare, quindi sempre in vista di una necessità per lui vitale.
Gli animali inoltre fanno ciò che è nella loro necessità fare, essendo al di fuori delle categorie astratte di "bene", "male", "giusto", "sbagliato", categorie che peraltro proprio la specie umana ha teorizzato.

Poi certo, come dice Bergman ne Il Posto delle Fragole, si potrebbe aggiungere che "bene e male non esistono; esistono solo le necessità" e questo potrebbe valere anche per l'uomo. Però vorrei sapere quale necessità ci sia nell'abuso di potere, nella distorsione di un sistema - tutto umano - che porta a danneggiare persino il proprio habitat.

Ripeto, per me la chiave del problema sta tutta nella concezione profondamente errata della centralità dell'uomo nell'universo e della visione, quindi antropocentrica, di dominio e potere sulle altre specie che ne è scaturita.

Se ci ridimensionassimo al ruolo di esseri minuscoli, finiti, limitati, puntini nell'universo che siamo (condannati a morire), forse ci riapproprieremmo del sentimento dell'empatia e dell'amore fraterno fra tutte le specie.

Siamo tutti destinati a morire: perché continuare a farci e a fare del male???
E' questo che dobbiamo capire.

Rita ha detto...

Riassumendo:

Secondo Massimo Villivà la crudeltà di cui è capace l'essere umano sarebbe l'espressione portata ad un livello di elevatissima sofisticazione della propria capacità di adattarsi all'habitat, anche detta "intelligenza".
In sostanza l'uomo non è più cattivo, è solo più raffinato nella propria "intelligenza".

A me pare però che ad un certo punto si sia perso per strada, perché, iniziando con l'adattarsi in maniera sempre più sofisticata all'habitat, ha finito per dominarlo completamente; quindi non si tratterebbe più di adattamento, ma di dominio e sopraffazione, atteggiamenti che, negli esiti più estremi cui stiamo lentamente assistendo oggi, stanno conducendo alla distruzione di questo habitat stesso.

Ora, confermando in parte ciò, a me però nessuno e nulla mi toglie dalla testa che tutta questa volontà di dominio e di spadroneggiamento dell'uomo non sarebbe tanto - o non solo almeno - il risultato sofisticatissimo dell'evoluzione, quanto il frutto di una cultura volta a stabilire e diffondere la centralità dell'uomo nell'universo, quale, ad esempio, quella tramandata nei secoli dalla religione cattolica.

Quindi la questione della crudeltà dell'uomo sarebbe non solo da ravvisarsi su un piano meramente naturale (ossia che pertiene alla natura), ma anche e soprattutto culturale.

Un'altra cosa che ha diffuso la religione cattolica è il concetto dell'immortalità dell'anima - anima che sarebbe pertinenza dell'essere umano soltanto - negando quindi l'unica realtà comprovata, ossia quella invece della nostra finitezza e mortalità.
Io credo che se accettassimo semplicemente questo inopinabile dato di fatto - che dobbiamo tutti morire - ci sentiremmo più connessi a tutto il resto dell'universo, ciclo perenne di nascita e morte; e forse ci rispetteremmo tutti di più, intraspecie, uniti non solo dal medesimo valore della vita, ma anche della morte.

Masque ha detto...

Penso che questa empatia, così caratteristica (probabilmente legata ai cosiddetti neuroni specchio), sia presente anche in altre specie, in misura magari diversa.
Ma al di là di questo, se ci si pensa un attimo, quest'empatia è talmente presente e forte, che per aggirarla e poter quindi ammazzare animali e persone (penso alla guerra), torturarle e sfruttarle (penso ai campi di sterminio, alle prigioni anche attuali ed ai famosi esperimenti sociali della prigione e milgram), a continuare a sprecare risorse, sono necessari degli stratagemmi psicologici mica da poco!
Evoluzionisticamente, lo sviluppo della corteccia cerebrale, in parallelo al miglioramente delle capacità cognitive, è stato un percorso vincente. E proprio perché vincente, ha continuato a svilupparsi ulteriormente. Ma con esso, si sviluppano anche altri aspetti fra cui l'empatia.

Rita ha detto...

@ Masque

L'empatia appartiene, seppure in grado minore rispetto alla specie umana, anche ad altre specie. Sicuramente. Ho visto diversi video, documentari e letto teorie che spiegano e dimostrano proprio questo.

Infatti, non a caso, in un commento sopra ho parlato dei tanti casi di prede e predatori che sono diventati "amici", che hanno imparato a reprimere il proprio istinto in virtù di una relazione di tipo affettivo-amicale (famoso, come ho scritto, il caso del topo divenuto compagno di vita del serpente cui in origine era stato destinato come "pasto").
Ho visto fin troppe scene di animali intervenuti a soccorrere propri simili in pericolo (non solo prole, ma altri elementi del gruppo o anche elementi estranei al gruppo), e cos'è questa se non empatia, capacità di provare amore? :-D

Claudio ha detto...

Punto 5: che poi, a dirla tutta, l'essere umano non è neppure onnivoro, bensì frugivoro. Un frugivoro particolarmente adattabile ad alimentazioni molto diverse, come d'altronde numerose altre specie di primati. Ormai per l'anatomia comparata (o almeno, per larga parte di essa) questa è una verità pressoché assodata.
E sì, Massimo ha ragione: siamo animali tra gli animali, rispondiamo a dinamiche animali, ogni animale è dannoso in proporzione alle proprie possibilità, allo sviluppo delle facoltà intellettive consegue un incremento dell'impatto sul pianeta e su tutti gli altri abitanti. Siccome questa sorte è toccata a noi, è bene concentrarsi ad insultare come si deve la nostra specie, adeguandoci al prodotto del caso.

Rita ha detto...

@ claudio

come diceva Mark Twain: siamo esseri umani, e non può esserci niente di peggio (o qualcosa del genere).

E' vero, l'essere umano nasce innanzitutto frugivoro, infatti ha le mani prensili (come anche le scimmie).
Di certo non ha zanne, ampiezza di apertura di bocca, artigli e sistema digerente come i carnivori. ;-)

La cultura della carne ha avuto inizio a partire da una determinata epoca, molto istruttivo in questo senso è stato per me leggere Ecocidio di Rifkin.
Lo scrivo per eventuali convinti carnivori che potrebbero leggermi (anche se credo che ormai il mio blog sia per taluni peggio dell'aglio per i vampiri). :-D

Massimo ha detto...

E' evidente che l'uomo si sia perso per strada. La sua crudeltà è eccezionale perché è eccezionale la sua capacità cerebrale. Le due cose vanno di pari passo. E' altresì eccezionale la sua capacità di empatia e cura degli altri. Magari viene fuori meno spesso, ma è così.
Puntare tutto sull'autodenigrazione di specie è commettere l'errore di fondo di vederci fuori dalla natura solo perché costruiamo (o meglio, alcuni di noi costruiscono) grattacieli e aeroplani.
Va benissimo non mangiare carne, se lo si desidera, o disquisire se l'uomo sia più onnivoro o frugivoro.
Ma attenzione, perché anche disprezzare la specie umana, come la peggiore di tutte, è una froma di specismo al contrario.
Gli animali sono crudeli. Cacciano per mangiare e anche per il gusto stesso di uccidere. I predatori non tengono conto della sofferenza delle proprie prede. Per loro sono cibo che si muove.
In noi umani c'è anche innegabilmente un potente isitinto predatorio.
Non sto dicendo che è giusto, non sto dicendo che è bello, sto dicendo che è naturale, come il cuculo che nidifica nei nidi altrui, come i parassati che si nutrono del corpo dell'ospite, ecc, ecc.
Se poi si vuole parlare di amore, è anch'esso un prodotto dell'evoluzione.
Più è evoluto un animale, maggiore capacità di empatia con i suoi simili e con i viventi ha.
L'uomo non è solo il più crudele, ma anche il più empatico.
Sulla questione dell'intelligenza, non bisogna confondere intelligenza con infallibilità.
Se si è intelligenti in un aspetto si può essere assolutamente ottusi in un altro.
L'uomo, animale "intelligente" si fa trascinare dalla sua smania di esistere.
Anche questo è naturale.
Il cancro si comporta alla stessa maniera.
La specie umana è un cancro. Fino a un certo punto.
Può decidere se andare in remissione o no.
Su questi pianeta è toccato a noi essere così. POteva capitare ai cani o ai gatti. Nonnscherzo, poteva veramente succedere. Probabilmente i primati avevano dei meccanismi regolatori che li rendevano più adatti a evolvere l'auotocoscienza.
L'autocoscienza poi, è fonte di una terrificante consapevolezza della morte e del proprio io separato. Questo conduce direttamente alla religione, alla gestione del potere, alla rimozione della sofferenza animale.
Smettere di mangiare carne può andare bene. Voler vedere la crudeltà umana come qualcosa di avulso dalla crudeltà della vita organica, è commettere un errore di fondo: separare la realtà.
Più che smetter di mangiare carne in assoluto (che è, e rimane, una scelta individuale assolutamente rispettabile) bisognerebbe riuscire a modificare l'oorendo sistema di uccisioni in fabbrica di esseri viventi.
C'è troppa differenza di chance tra predatore e predato.
Ogni tanto qualche animale dovrebbe essere lasciato libero di mangiare un uomo.

Anonimo ha detto...

ciao a tutti, sono arrivato qui dal blog neurone proteso e, dato l'argomento, ho deciso di postare.
ho dato un'occhiata in giro, bel blog.
premetto che sono vegetariano.

ciò che mi irrita e mi deprime ferocemente non è tanto il consumo di carne e lo sfuttamento delle risorse in generale, ma la devianza di una mentalità industriale dedita all'erosione e schiavismo, sia umano che non, e la mentalità dell'uomo che crede che tutto gli sia dovuto e appartenga. siamo l'unica specie che "defeca dove mangia", continuamo a degradare ciò che abbiamo attorno e laviamo la nostra coscienza facendo spallucce. la nostra inteligenza è pari soltanto alla nostra avidità e se è vero che siamo riusciti a fare cose eccezionali è anche vero che queste cose eccezionali hanno un loro opposto che annullano la bellezza di ciò che una società sana può dare all'ambiente circostante.

Milo

Massimo ha detto...

Ho scritto una serie di refusi notevole.
Non basta aver il pollice opponibile per scrivere bene ... :-)

Massimo ha detto...

Sì, certo, è possibile per un lupo dormire accanto a un agnello ecc, ecc, ... solo se viene educato da un essere umano a farlo ... e in genere l'uomo può addomesticare gli animali più feroci ...
Ma questo fa parte delle "possibilità", non della regola.
Anche creando un mondo perfetto in cui tutti gli animaletti carini si tengono per zampa, poi ci sarebbe il problema che se si riproducono troppo sono dolori ... prima o poi si dovrebbe, se non abbatterli, magari reinsegnare al lupo a non pascersi più con agnellini e coniglietti ... almeno per un po'.
Oppure sterilizzarli in gran numero, come si fa con cani e gatti.
E' sempre comunque l'uomo che "fa" l'animale.
Su questo pianeta è andata così ...
Ripeto, se un vero e proprio predatore carnivoro, tipo canide o felide, avesse sviluppato pollice opponibile e corteccia cerebrale, assisteremmo a crudeltà forse ancora peggiori di quelle umane.
Forse è meglio che una scimmia pazza possa tentare di modificare le cose ...

Giorgio Cara ha detto...

Ho sempre trovato interessanti le riflessioni dell'agente Smith del film Matrix (magistralmente interpretato da H. Weaving) in merito alla specie umana:
"Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura."
(da Wikiquote: http://it.wikiquote.org/wiki/Matrix )

Massimo Villivà ha detto...

E' fuorviante dire che tutti i mammiferi d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante. L'equilibrio lo raggiungono per via della facilità estrema di morire che c'è nella natura selvaggia. Morire per carestie, morire per malattie parassitarie, morire uccisi da rivali che si accorgono della tua debolezza. Morire scacciati dal branco, morire per la siccità, morire perché la natura del terreno cambia ecc, ecc,.
E' questo l'equilibrio. Se non ci fossero fattori esterni cruenti qualsiasi specie prolifererebbe cancrenosamente. Perché è questo che fa ogni specie. Cerca di perpetuarsi. A spese degli altri.
L'idilliaco equilibrio naturale è basato sulla regolare distruzione degli esseri viventi.
La più grande macellaia è la natura che ci si ostina a vedere come Madre di cui noi saiamo i figli cattivi e degeneri.
In natura esistono anche forme collaborative o simbiotiche, non solo di predazione e sopraffazione. Sono abili strategie di sopravvivenza in un ambiente ostile. Perché la natura è essenzialmente ostile.
Proprio noi umani abbiamo la scelta di amplificare le forme collaborative e simbiotiche a scapito di quelle meramente predatorie. Beninteso, questo si può fare finché viviamo in una società relativamente civile.
Se tutto dovesse crollare, Madre natura tornerebbe a rivelarsi per quello che è ...
L'immagine più consona è quella di Shiva, il distruttore dei mondi, dalle mille forme.
L'Arcadia e il mito del Buon Selvaggio sono roba del Settecento.
L'essere umano ha seguito un percorso assolutamente naturale: diventato superiore intellettivamente e, dall'alto della sua stupida intelligenza, ha slordato e devastato il pianeta.
Sarebbe ora che l'essere umano diventasse meno "naturale" non di più.
Allora una parvenza d'armonia potrebbe sussistere. Ma ci sarebbero sempre mostri orrendi sotto la superficie.

Rita ha detto...

@ Massimo

Non ti preoccupare dei refusi, ne scrivo tanti anche io, capitano quando si hanno tante cosa da dire. ;-)

Guarda, questo tuo ultimo passaggio, che riporto sotto, lo condivido totalmente:

"La più grande macellaia è la natura che ci si ostina a vedere come Madre di cui noi siamo i figli cattivi e degeneri.
In natura esistono anche forme collaborative o simbiotiche, non solo di predazione e sopraffazione. Sono abili strategie di sopravvivenza in un ambiente ostile. Perché la natura è essenzialmente ostile.
Proprio noi umani abbiamo la scelta di amplificare le forme collaborative e simbiotiche a scapito di quelle meramente predatorie. Beninteso, questo si può fare finché viviamo in una società relativamente civile."

Come dice anche von Trier in Antichrist (poi la gente ancora mi domanda cosa ci abbia trovato di bello in quel film...)"La natura è la chiesa di Satana". E su questo siamo d'accordo.

Però visto che noi, specie umana, evolvendoci, non abbiamo soltanto portato magnificamente a compimento le letali armi di distruzione della nostra, come dici, "stupida intelligenza", ma anche tutto il sistema empatico e del controllo dei propri istinti, sviluppando sentimenti come la collaborazione reciprica, l'amore, la morale, il senso dell'etica e della giustizia ecc. (alcune solo sovrastrutture del mondo civile, ok, altre, come l'empatia, evoluzioni del nostro sistema sensoriale e percettivo), non sarebbe ora di cominciare a metterle a frutto?
E guarda che io quando parlo di antispecismo, di smettere di mangiare animali è proprio a queste capacità dell'essere umano che mi appello.
Lo so che la natura è nella sua essenza crudele, che la vita - l'atto stesso del vivere, riprodursi ecc. - è crudele, ma visto che come specie siamo stati dotati anche di empatia, raziocinio, capacità di fare collegamenti, di trarre conclusioni, deduzioni ecc. e visto che al momento ancora viviamo in ambiti civili, mi domando come si possa assistere indifferenti allo sterminio di miliardi di animali al giorno.

Allora, secondo me, se i media e la cultura in cui viviamo ci venisse un po' incontro (invece di stare sempre a rimuovere quello che avviene nei macelli e a mostrare scenette di allegre famigliore che fanno le grigliate di carne), tutti noi potremmo più facilmente sviluppare l'empatia verso gli animali e capire che - per il bene del pianeta tutto - sarebbe meglio convivere pacificamente.
Il discorso del controllo della ripoduzione in natura poi si effettua benissimo da solo. Intendo delle specie che vivono libere.
In città, certo, visto che i cani ed i gatti ormai si sono urbanizzati quanto noi, bisogna intervenire; ma come? Innanzitutto convincendo la gente a NON abbandonarli; perché il randagismo (sia dei cani, che dei gatti) è causato dall'abbandono. E poi sterilizzando le colonie.

Finché vivremo ancora in mezzo alla civiltà, dovremmo comportarci così (il famoso patto hobbesiano, no?). E' meglio per tutti. Ci conviene. Questo sì che sarebbe buon uso dell'intelligenza.
Perché poi avere l'intelligenza, ma usarla male, è peggio di non averla. :-)

Rita ha detto...

@ Giorgio Cara

E come non trovarsi d'accordo con le parole dell'agente Smith?

Prima di lui, già Thomas Mann (ma anche tanti altri) scrisse ne "La montagna incantata" che la vita è come un tumore maligno, una superfetazione che per farsi spazio distrugge tutto ciò che la circonda.

Qual era il titolo di quel racconto bellissimo di fantascienza, "La fossa...?

L'uomo comunque, fuor da ogni retorica, oltre ad aver toccato il fondo dell'abominio, ha anche sfiorato vette sublimi (penso alla capacità di compiere gesta eroiche, ove per eroico, io ci metto anche semplicemente il salvare la vita ad un insetto rischiando magari la propria e, in generale, qualsiasi azione in cui l'egoismo viene messo da parte e si riesce a ragionare solo in termini altruistici).

Per questo insisto tanto sulla possibilità di migliorarci eticamente, come specie. Se fossi sicura che non avessimo questo margine di crescita spirituale non ne parlerei tanto.

Rita ha detto...

@ Milo

Ecco, ho appena sbloccato il tuo commento che era finito nello spam (colpa di Blogspot), e innanzitutto ti do il benvenuto. :-)

L'atteggiamento tutto umano di cui parli è quello che io, in termini molto generali, definisco visione antropocentrica, derivata in gran parte, come ho già avuto modo di dire parecchie volte, ma non mi stancherò mai di ripeterlo, dalla dottrina cattolica.
Secoli e secoli di indottrinamento cattolico ci hanno fatto credere che noi siamo la specie eletta e che il pianeta sia stato messo a disposizione per noi. Pensa solo anche alla deriva calvinista per cui il controllo ed il dominio della natura da parte dell'uomo sarebbe addirittura espressione della grazia divina. :-D

La nostra cultura è profondamente intrisa di antropocentrismo. L'uomo crede di avere il dominio su tutto ciò che lo circonda, in primis gli animali, che sono più deboli (visto che a fronte delle armi nemmeno un orso grizzly può avere la meglio).

Quella che tu chiami la devianza della mentalità industriale per cui tutto - anche gli esseri viventi, uomini ed animali compresi - vengono monetizzati e valgono solo nell'accezione utilitaristica (se produci denaro vali, altrimenti no) è tipica della cultura americana, poi è stata esportata qui da noi.
Pensa che il primo esempio di mattatoio industriale è stato pensato ad imitazione del "fordismo".
Visione religiosa + utilitarismo estremo. Ecco come si è giunti a considerare gli esseri viventi solo in base a quanto valgono monetariamente.

Un saluto e grazie per essere intervenuto nella discussione.

Massimo Villivà ha detto...

@ Biancaneve

Antichrist è bello, geniale, originale, iquietante, folle, poetico ... insomma si capisce che a me piace Lars Von Trier.
Mi piace proprio perché fa film "imperfetti" ma che toccano la Vita.
Per una serie di cose mi sono perso Melancholia ... ma appena esce in DVD è mio!

Rita ha detto...

@ Massimo

scusami, mi ero persa un tuo commento, quello che comincia con: "E' evidente che l'uomo si sia perso per strada".

Alla luce di quanto scritto sopra, siamo d'accordo che l'uomo è comunque espressione della natura crudele. Questo sì. Però ha imparato a vivere in un ambiente cosiddetto civile. Fa parte della natura, ma NON vive in uno stato di natura, altrimenti ci sarebbe molta più violenza quotidiana; ce n'è tanta, ma ci sarebbe anche di più e ci accoppieremmo tutti in maniera meno controllata, il che comunque, almeno questo, non sarebbe una cosa negativa, a patto di usare i sistemi contraccettivi, altrimenti ci riprodurremo troppo :-).
Se vivessimo in un mero stato di natura ci sarebbero molte più espressioni di dimostrazione di mera forza bruta del più forte sul più debole. Noi donne verremmo ancora trascinate per i capelli e bastonate con la clava e questo solo perché la predominanza fisica del maschio lo consentirebbe. E invece non è così. Abbiamo imparato a controllarci; quindi, pur essendo espressione della natura, NON viviamo nel medesimo stato di natura in cui hanno vissuto i nostri antenati.

Allora perché mangiare carne è sbagliato? Innanzitutto perché, in vista dell'evoluzione anche etica che abbiamo avuto, capiamo che privare un essere vivente della vita è un atto arbitrario ed egoistico, non necessario (tranne forse qualche eccezione, per difesa, fame bruta ecc., poi l'essere umano appunto non nasce carnivoro, ed infine perché oggi non ce n'è più bisogno.
Se finissi su un'isola deserta e morissi di fame allora ok, capisco che ci sarebbe necessità di cacciare per sopravvivere. Ma vista la ampia scelta di cibo che abbiamo nei supermercati, per me continuare a mangiare animali è solo crudeltà gratuita. Indotta dal sistema mediatico e consumistico, oltretutto. Ché nessuno mangerebbe carne cruda, non spellata ecc.. Però viene resa come prodotto attraente attraverso le pubblicità e gustosa con l'aggiunta di additivi, spezie ecc..
Prova ne è che ai bambini solitamente la carne fa schifo. Poi vengono costretti a mangiarla (per via della cultura erronea che fa bene ecc.).

"Ogni tanto qualche animale dovrebbe essere lasciato libero di mangiare un uomo".

:-D

Che poi ora ci siamo soffermati sul consumo di carne, ma io quando parlo dello sfruttamento degli animali mi riferisco a TUTTE le forme in cui l'uomo massacra le altre specie: i circhi, i palii, le corride, gli allevamenti per pellicce, gli stabulari della vivisezione, le fabbriche della bile degli orsi.
Pure questa è intelligenza derivata dalla necessità di adattamento?

E sai che ti dico? Beh, quando un toro - una volta tanto - incorna un torero, beh... mi dispiace sicuramente molto meno di quando muore un operaio sul lavoro.
Insomma, se l'è cercata. :-D

Claudio ha detto...

Smettere di mangiare carne in assoluto non è una scelta individuale più di quanto non lo sia scegliere di non praticare la pedofilia.
Certo, anche quella in fondo è una scelta, ma insomma, ci siamo capiti.
La differenza tra un animale ucciso in fabbrica ed uno ucciso in campagna è la stessa che c'è tra stuprare un bambino in uno snuff movie o stuprarlo in giardino.
Ecco perché mi oppongo sempre alla specificazione "intensivi" accanto ad "allevamenti". Come se uno "sfruttamento sostenibile" fosse in qualche modo più etico.
Potrei dire che mi sta bene se uno va nudo in un bosco e caccia a mani nude, ma non mi sta bene nemmeno quello, perché pure in quel caso non è la selvaggina l'alimento più appropriato all'essere umano.
Siamo frugivori, non abbiamo bisogno di carne e derivati animali, dunque l'uccisione a scopo alimentare non trova alcuna giustificazione.
La natura è macellaia, ma non macella il superfluo. L'intelletto è prevaricazione e autocoscienza, quindi è bene usare la seconda per limitare il primo. Paradossalmente, uscire dalla natura per rientrare nella natura.

Rita ha detto...

@ Massimo

Melancholia è sublime. Più commerciale rispetto ad Antichrist, ma comunque interessante. Peraltro riprende alcune tematiche di A., anzi, direi che ne è la naturale prosecuzione e sviluppo.

"La vita sul pianeta terra è malvagia" (dice Kirsten Dunst ad un certo punto). E qui rientriamo in pieno in tutti i discorsi fatti sopra.

Rita ha detto...

@ Claudio

Esatto. Sottoscrivo ogni tua parola.

Ma infatti quello che io dico sempre è che se davvero fossimo esseri dotati di solo istinto (senza raziocinio, intelletto, empatia ecc.) allora dovrebbe esserci molta più violenza, stupri, pedofilia ecc..
E invece così come socialmente, culturalmente siamo riusciti a costruire un sistema civile, un corpus di leggi che punisce e stigmatizza certi comportamenti (non solo a livello di giurisprudenza, ma proprio anche di stigmatizzazione sociale), non vedo perché non si dovrebbero estendere questi principi di etica anche alle altre specie.

A me fa arrabbiare il diverso trattamento concettuale: se un uomo sfiora un bambino, tocca una donna senza consentaneità, uccide o ne ferisce un altro: è un mostro, un pedofilo, un assassino; se un uomo tortura un animale: eh, ma è la natura, che ce voi fà?

Eh no. Questo è appellarsi alla natura solo quando ci fa comodo. E qui non ci sto più.

Allora, premesso che siamo tutti espressioni di una natura malvagia (come dice pure il caro von Trier), viviamo però in un sistema che - sotto alcuni aspetti - ha addomesticato questa natura.

La distinzione tra a allevamenti intensivi e allevamenti non, è semplicemente assurda. Per me non sussiste nessuna differenza.
Il concetto di allevare qualcuno per mangiarlo è assurdo.

Io ragiono solo ed unicamente sotto il profilo etico: uccidere un altro essere vivente è sbagliato. Punto. Nessuno dovrebbe arrogarsi questo diritto.

Rita ha detto...

Peraltro davvero ormai in commercio si trovano tutte le alternative vegane. Giusto ieri sera ho fatto un salto al supermercato Naturasì ed ho preso tantissime cose gustosissime vegane.
Non capisco davvero che bisogno ci sia di mangiare animali e derivati.
Purtroppo del fatto che questi prodotti non siano comunemente conosciuti, che non siano pubblicizzati è tutta colpa del sistema economico attuale che ha l'intenzione di continuare a sfruttare gli animali. C'è scarsa informazione e la gente continua a pensare che i vegani mangino solo verdurine bollite. Io ieri sera ho riempito il frigo di prodotti vegano sfiziosissimi, per dire.
E anche la questione che mangiare vegan costerebbe di più è assurda perché se è vero che alcuni prodotti già confezionati costicchiano è solo perché c'è poca richiesta. Se aumentasse la richiesta scenderebbe il prezzo.
E comunque si parla di prodotti già confezionati perché poi per il resto mangiare vegano costa invece meno rispetto a mangiare animali. Basti dire che con un chilo di farina ci si fa un chilo di seitan. E hai voglia a mangiare! Poi i legumi costano pochissimo.
Ma poi che idiozia! Ma costerebbe molto meno produrre cibi vegani, piuttosto che allevare animali, o no?
Ormai io posso definirmi vegana. Per correttezza intellettuale dico che - specialmente quando mi trovo fuori - mi capita ancora talvolta di mangiare qualcosa che contiene latte, devo solo imparare a gestire meglio il tutto. E' solo una questione di pigrizia mentale.

de spin ha detto...

@Massimo
Dici che l'amore è un prodotto dell'evoluzione.
E' a mio parere l'evoluzione, così come ogni altra cosa, ad essere un prodotto (o emanazione) dell'amore.
Per amare o sentirsi uno con l'altro, sia esso umano o animale non importa, non occorre nessuna evoluzione. Anzi aggiungo che secondo me l'evoluzione non esiste neppure.
Se ogni cosa è emanazione d'amore, però, dove lo metto questo essere umano totalmente apparentemente fuori da questa visione?
E' questa la domanda che mi sto ponendo ultimamente...

de spin ha detto...

@Biancaneve
Tu dici molto bene:

"per me la chiave del problema sta tutta nella concezione profondamente errata della centralità dell'uomo nell'universo e della visione, quindi antropocentrica, di dominio e potere sulle altre specie che ne è scaturita.

Se ci ridimensionassimo al ruolo di esseri minuscoli, finiti, limitati, puntini nell'universo che siamo (condannati a morire), forse ci riapproprieremmo del sentimento dell'empatia e dell'amore fraterno fra tutte le specie."

Molto vero. La causa è l'ego. O meglio, l'identificazione che l'essere umano ha operato tra l'ego e se stesso.
La mente è solo un organo del corpo. I pensieri solo un flusso di elettricità. Eppure l'uomo attribuisce a se stesso e ai suoi pensieri, al suo intelletto "superiore", una importanza che apparirebbe ridicola se non fosse fonte di tanto dolore, per se stesso e per gli animali.

Massimo Villivà ha detto...

@ De Spin

Il discorso sull'amore è complicatissimo. Si potrebbero tirare in balle le neuroscienze cognitive, i neuroni specchio ecc ecc. Ma diventerebbe tutto troppo lungo.
Lo stato attuale delle scienze è già arrivato alla conclusione della non centralità dell'ego.
La rivoluzione copernicana è stata abbondantemente fatta.
Nessuno che conosca un po' di scienza, crede più nella centralità dell'uomo nell'universo.
Dire che ogni cosa è emanazione d'amore, non significa niente.
Noi non sappiamo da dove derivi ogni cosa.
Casomai si può dire che in mezzo a questo tutto, la cui origine ci è ignota, esiste anche la sensazione dell'amore.
In ogni caso l'amore è un processo di esclusione.
Non puoi amare nella stessa maniera il tutto, proprio perché il tutto contiene in sé innumerevoli differenze. Non puoi amare ciò che ti è sgradevole, a meno che non sei un aspirante asceta. Ami solo una proiezione di ciò che ti fa stare bene.
Più che d'amore (che presuppone SEMPRE l'odio) si dovrebbe parlare di empatia, compassione in senso buddista.
Forse non tutto a questo mondo merita amore, ma tutto merita compassione.
E comunque anche i monaci buddisti, strettamente vegetariani, in caso di malattia potevano infrangere almeno in parte il precetto e nutrirsi di carne per sostenersi fino alla guarigione ... doveva essere carne di animali morti accidentalmente, non uccisi.
Perché il buddismo, pur riconoscendo il valore di ogni vita, ha sempre dato una valenza pratica alle cose.

@ Biancaneve

Non ho mai parlato di allevamenti intensivi o no.
Forse bisognerebbe abolire la carne macellata, magari un giorno ci si arriverà.
Il paradosso è che proprio questo addomesticamento della natura da parte dell'uomo ha portato agli allevamenti intensivi.
Uccidere un essere vivente è atroce, non sbagliato o giusto.
Sbagliato o giusto sono categorie assolute che non rendono i molteplici casi della vita.
Quello che sto tentando di dire è che rispetto totalmente la scelta vegana e credo sia necessaria evoluzione della società umana consumare sempre meno carne animale, e avere sempre più rispetto di tutti gli esseri viventi.
Detto questo, evitare gli assolutismi può soltanto giovare alla vostra causa.

@ Claudio

Il paragone tra bambino stuprato e animale ucciso c'entra come i cavoli a merenda.
Con tutto il rispetto per gli animali, se un animale, sia pure il più carino e bello del mondo si avvicina a mio figlio per fargli del male, io lo uccido. Punto.

Rita ha detto...

@ Massimo

Sì, lo so, non mi riferivo a te quando ho tirato in ballo la non-differenza tra allevamenti intensivi e non. Parlavo un po' in generale, riprendendo anche il discorso di Claudio. E' che molti fanno questa distinzione, quindi ho voluto scrivere due righe in merito.

Il paragone di Claudio tra bambino stuprato ed animale ucciso voleva essere nella misura in cui ogni essere vivente ha diritto di essere lasciato in pace e si riferiva a quello che tu hai detto, ossia che la scelta di non mangiare carne dovrebbe essere personale. Claudio invece replica, come anche me, che, essendo eticamente orrendo (hai ragione, le categorie di "giusto", "sbagliato" pertengono solo alle sovrastrutture astratte della cultura) uccidere un altro essere vivente, così come lo è stuprarlo, in questo senso entrambe le azioni dovrebbero essere condannate eticamente e non fatte rientrare nel campo delle scelte personali e soggettive.
E' come quando mi si dice: "ognuno dovrebbe essere lasciato libero di mangiare chi vuole". E no, poiché mangiare altri esseri viventi è un'azione mostruosa, orribile, che comporta e causa dolore, io non posso con tanta leggerezza approvare come libera scelta quella di uccidere.
Posso rispettare la tua scelta di vestirti di rosso o di nero, essendo scelte che non provocano sofferenza, ma quando in ballo c'è la vita di altri esseri viventi si tratta di scelte ben più complesse e che esulano dal soggettivo e personale.

Che poi per legittima difesa si possa arrivare ad uccidere qualcuno - animale o uomo che sia - è tutto un altro discorso.
Personalmente cercherei di difendermi tanto dallo stupratore che dall'orso che volesse trasformarmi nel suo pasto. :-)

de spin ha detto...

@Massimo

la parola amore non funziona perchè evoca il sentimento dell'amore.
Il sentimento di amore, è vero, è solo un'emozione. Si può amare il proprio cane o la propria auto. Questo fa parte dell'ego.
Non sono un esperto ma mi sembra che la scienza sia anche arrivata a dimostrare l'inesistenza dell'ego. Pare che le azioni volontarie come dire, o pensare, accadano un'infinitesimale frazione di secondo prima che arrivi l'impulso cerebrale vero e proprio. Cioè accade un pensiero, e poi si pensa di averlo pensato. Accade che una cosa venga detta, e poi si pensa di averla detta.
Questo lo si percepisce anche meglio con le emozioni, ma se ci fai caso, ad esempio, non c'è nessuno che commenta i post, accade che i commenti appaiano sullo schermo. Nessuno che batte i tasti della tastiera, solo il battere dei tasti che accade.
Questa è quella che io chiamo esistenza allo stato puro.
E' lo stato di fatto delle cose.
Gli animali ne sono un esempio lampante. I bambini piccoli pure.
E per questo far del male ad un animale equivale per me al 100 per 100 al fare del male ad un bambino.
Poi che per istinto si approvi una scala di valori in cui pur di salvare un umano preferisco sacrificare un animale questo lo capisco, ma solo per i casi rari ed estremi.
Da un punto di vista concettuale non vedo differenza.

Giorgio Cara ha detto...

@ Biancaneve:

il racconto di fantascienza cui fai riferimento è Nell'abisso di Olduvai di Mike Resnick e hai ragione: è magistrale nel rappresentare lucidamente la ferocia che, sin dai suoi albori nell'africana Gola di Olduvai ( http://it.wikipedia.org/wiki/Gola_di_Olduvai ), la nostra specie ha dimostrato; e che, secondo la fantasia dell'autore, è predestinata per sua natura a perpetuare indefinitamente in futuro: "Non è ancora finita"...
Agghiacciante.
Il racconto ha vinto importanti premi quali il Nebula, lo Hugo e l'HOMer ed a questo indirizzo: http://www.fantascienza.com/catalogo/opere/NILF1067618/nell-abisso-di-olduvai/ si trova l'elenco delle edizioni italiane oltre ad una breve sinossi.

Giorgio Cara ha detto...

Piccola nota: Nell'abisso di Olduvai, a causa della sua lunghezza può essere più agevolmente definito un romanzo breve che un racconto lungo. Ma è lettura affascinante, che consiglio a tutti.
Ciao!

Rita ha detto...

@ De Spin

D'accordissimo con quanto hai scritto:

"Molto vero. La causa è l'ego. O meglio, l'identificazione che l'essere umano ha operato tra l'ego e se stesso.
La mente è solo un organo del corpo. I pensieri solo un flusso di elettricità. Eppure l'uomo attribuisce a se stesso e ai suoi pensieri, al suo intelletto "superiore", una importanza che apparirebbe ridicola se non fosse fonte di tanto dolore, per se stesso e per gli animali."

Sarò insistente, ma questa eccessiva importanza rivolta al proprio "io", o "ego" o "anima", come vogliamo chiamarlo, è stata principalmente indotta dalla religione. Da tutte le religioni monoteiste, le prime in effetti che abbiamo contemplato l'idea di un essere umano creato per volere di un dio.

Massimo Villivà ha detto...

@ Biancaneve

"Sarò insistente, ma questa eccessiva importanza rivolta al proprio "io", o "ego" o "anima", come vogliamo chiamarlo, è stata principalmente indotta dalla religione."

E' l'esatto contrario. La religione nasce proprio come risposta al senso di angoscia e smarrimento che l'animale umano ha provato nella notte dei tempi di fronte alla propria crescente autocoscienza e e conseguente consapevolezza della morte propria e dei propri simili più vicini.
E' proprio questo senso dell'ego spiccato che ci distingue dagli animali e che ci procura, oltre a una maggiore crudeltà, anche una maggiore empatia.
D'altra parte nelle religioni orientali, il distacco dall'ego è parte integrante dell'insegnamento. Questo non ha impedito a quelle religioni di diventare settarie e violente.
In India, per esempio, ci sono da secoli lotte sanguiinosissime e violentissime tra gruppi religiosi vegetariani. Il non mangiare carne non li rende meno violenti e fanatici.
Stessa cosa tra i buddisti specialmente giapponesi, tra i quali spiccavano i monaci guerrieri (un ossimoro, se ci pensi)del XVI-XVII secolo che non esitavano a far fuori chicchessia.
Ego o non ego, siamo sempre lì ...

Rita ha detto...

@ Massimo

Aspetta, mi sono espressa male.
Che l'ego - o meglio, ciò che i nostri sensi ci fanno percepire come ego - sia una caratteristica particolarmente spiccata nella specie umana per motivi fisiologici, è indubbio.
Riguardo al danno provocato dalla religione volevo intendere che poi essa, probabilmente per spiegare o per dare un senso a questa nostra percezione così sviluppata, ci ha aggiunto la questione dell'anima; ora, il concetto dell'anima non è certo prerogativa delle religioni monoteiste, essendo tipico anche delle religioni cosiddette primitive quali l'animismo, però è stata in particolare la religione cattolica a ritenere l'essere umano superiore alle altre specie proprio perché, a suo dire, avrebbe quest'anima instillata in lui direttamente da dio, ad espressione e somiglianza di dio.
In merito a quest'ultima considerazione intendevo dire che la religione ha causato un bel po' di fraintendimenti e danni ed ha esacerbato questa separazione e distinzione tra specie umana - appunto che avrebbe l'anima e sarebbe stata creata ad immagine e somiglianza di dio - e le altre specie animali.

Tutte le religioni sono settarie e violente perché, in ultima istanza, sono espressioni politiche volte a conquistare e/o mantenere il potere.
Predicano bene e razzolano male.
E comunque violenta quanto quella cattolica... hmmm... difficile trovarla, eh.

Giusto oggi, facendo una ricerchina in rete per motivi di cui non sto a tediarti, mi sono ricordata di questo simpatico signore qui, ritenuto l'ultimo padre della chiesa:

http://it.wikipedia.org/wiki/San_Bernardo_di_Chiaravalle#La_lotta_contro_gli_infedeli

Vabbè, insomma, si è capito che io della chiesa cattolica e delle relgioni in generale penso tutto il male possibile. ;-)

La dieta vegetariana non rende meno violenti, credo sia il contrario: se si ripudia la violenza allora un pensierino sullo smettere di mangiare gli animali viene da sé (perché per poter essere mangiati vengono prima uccisi, ovviamente, e l'uccisione è sempre espressione di violenza).

Rita ha detto...

P.S.:
ovviamente l'animismo, a differenza delle religioni monoteiste, riteneva che anche il mondo inanimato, vegetale e tutto quello animale avesse un'anima; almeno non faceva differenze. ;-D

de spin ha detto...

Io penso che le religioni siano assolutamente colpevoli in quanto sfruttano a loro vantaggio il senso di angoscia presente nell'uomo.
La paura della morte. Siamo l'unico animale che sa di dover morire. Di qui l'angoscia.
L'ego cerca uno spiraglio e si inventa il concetto di anima. Le religioni sguazzano e ingrassano.
Nasca prima il povero uovo o la povera gallina non so.
L'ego ha paura di morire e farà di tutto per autoconvincersi di essere immortale.
Se muore prima del corpo, allora il misticismo parla di illuminazione, un concetto che le religioni monoteistiche occidentali non ammettono. Per loro c'è solo Dio e basta. Lui è il boss, e l'ego può salvarsi solo scodinzolando ad ogni Suo desiderio. L'ego può così essere salvato dalla morte.
Per gli orientali che parlano di illuminazione, le cose stanno un po' diversamente. Dio è tutto, e ognuno di noi è Dio, solo che nessuno lo sa (tranne il guru). Se qualcuno se ne accorge, illuminandosi, ogni problema è ogni paura svaniscono. In questo caso l'ego si eleva addirittura a Dio. Solo che questa illuminazione non accade mai!
Giochini dell'ego. Se non è la preghiera, sarà allora la meditazione a salvarmi!
Se non è San Gennaro è Osho o Sai Baba...
L'ego farà di tutto, pur di non guardare la morte in faccia.
Scusate il delirio mistico!...:)

Rita ha detto...

:-D

Ma quale delirio? Bellissima sintesi invece! :-)
Ti manderei ad insegnare nelle scuole al posto dell'ora di religione. :-)

Claudio ha detto...

Ma quello dell'autodifesa è un discorso di tutt'altro genere. E' ovvio che se si tratta di salvare la mia vita o quella di qualcuno a me caro dalla carica di un cinghiale e l'unica possibilità che ho è quella di sparare al cinghiale, sparo al cinghiale. Non è che mi metto a fare il vegano antiantropocentrista nemico del genere umano mentre un rottweiler mi sta sbranando o sta sbranando mia sorella.
Il paragone tra bambino stuprato e animale ucciso dunque c'entra eccome, dal momento che in entrambi i casi si tratta di violenza gratuita e deliberata a scopo ludico: per puro piacere sessuale nel primo caso (perché non è che si violentano i bambini per autodifesa), per puro piacere gastronomico nel secondo caso (perché non è che si mangia la pajata per autodifesa).
E non si può arrecare dolore per i capricci dei sensi.
Quindi, riassumendo: si c'hai voja de trombà, te trovi una che ce sta; si c'hai voja de magnà, te fai un risotto co' li funghi. E in tutti e due i casi, nun rompi li cojoni a nessuno.

de spin ha detto...

@ Claudio

assolutamente d'accordo!

Rita ha detto...

Bbbono il risotto co' li funghi, peraltro! :-)