sabato 10 dicembre 2016

Entro un attimo in libreria


(Più o meno come sono sistemati i libri a casa mia. Immagine presa dal web).

Una delle cose che mi dà felicità immediata è entrare in una libreria e uscirne carica di libri. E niente, nonostante due anni fa mi sia fatta regalare un lettore ebook (che peraltro uso e trovo molto comodo per svariate ragioni: ne avevo parlato qui) e non sappiamo più dove sistemare i cartacei, io continuo imperterrita a comprarne. Non riesco a fare a meno della sensazione di avere nuove storie tra le mani e del piacere della pregustazione (forse l'unico vero piacere che esista, Leopardi aveva capito tutto). 
Il bello è che non riesco ad ammetterlo pienamente a me stessa perché mi sento in colpa a spendere tutti questi soldi quando in ebook potrei comprare gli stessi romanzi a metà prezzo, così faccio la vaga, le cose vanno più o meno così: mi dico entro solo un attimo, giusto per dare un'occhiata alle novità e poi semmai me li ordino in ebook, poi una volta dentro finisco per fare il giro di tutti i settori e... niente, sfoglio le pagine, leggo le quarte di copertina e sento che proprio non posso negarmi questa piccola felicità, in fondo ho avuto una giornata difficile, un libro, che vuoi che sia, c'è gente che si spende gli stipendi alle slot machine, io almeno leggo... 
Ieri mi sono regalata: Tutti i racconti di James Graham Ballard, primo e secondo volume. Penso uno degli scrittori più lucidi e profetici del novecento. 
La scopa del sistema di David Foster Wallace. Dunque, confesso che io di Wallace non ho mai letto nulla, se non qualche racconto. Tempo fa, decisa finalmente a colmare questa lacuna, io e mio marito abbiamo comprato Infinite Jest e Il re Pallido e giuro che ho anche provato a leggerli, ma ho dovuto metterli via perché Einaudi li ha pubblicati in un'edizione con caratteri troppo piccoli per la mia vista sempre più calante e fatico proprio fisicamente ad andare oltre due pagine. Ora qui dovrei darmi della stupida due volte da sola: una, perché appunto potrei acquistarli in ebook, risolvendo il problema della lettura faticosa, due perché sono due anni due che dico di andare dall'oculista, ma non faccio che rimandare, tanto è il mio fastidio per le visite mediche e la mia abitudine a procrastinare. Comunque sia, vabbè, ieri ho visto La scopa del sistema (che peraltro ricordo essermi stato consigliato proprio come primo da cui cominciare per avvicinarsi a Wallace), l'ho aperto, i caratteri mi son sembrati giusti per la mia vista, per cui darò finalmente a Wallace la chance che pare meriti e a seguire, in caso di innamoramento, mi deciderò, nell'ordine: ad andare dall'oculista, ad acquistare eventualmente gli altri in ebook (ma magari risolvo con un bel paio di occhiali nuovi).
E se vi sembra che la letteratura non sia anche questione di praticità, beh, vi sbagliate. Per leggere ci vogliono occhi buoni e posizioni comode (per questo detesto leggere al pc). Sì, ci sono anche gli audiolibri, non li ho mai provati, ma non so quanta roba ci sia nel catalogo e, ecco, uno dei motivi per cui continuo a preferire le librerie cartacee agli acquisti di ebook è che nelle prime si trova praticamente di tutto, al limite basta ordinare e spesso in quelle di usato (a Roma ce ne sono diverse) si trovano anche i fuori edizione. 
Sempre ieri, ho preso anche Il gigante sepolto di Kazuo Ishiguro. Di lui ho letto e continuo sempre a consigliare lo struggente Non lasciarmi e anche Quel che resta del giorno

Al momento sto leggendo Corri, coniglio di John Updike, consigliatomi dall'amico Emmeggì. Mi riservo di dedicargli un post a parte, ma anticipo che tanto mi piace la sua scrittura, quanto mi infastidiscono alcuni contenuti. Lo trovo un testo decisamente maschilista, tanto i caratteri e il mondo femminili appaiono sottomessi a uno sguardo maschile stereotipato e prevedibile. Va bene che l'ha scritto negli anni sessanta, ma a me piace rivisitare i testi, tutti, anche i capolavori apparentemente intoccabili da prospettive diverse, che siano quella femminista, antispecista o colonialista. E va bene la contestualizzazione, ma appunto contestualizzare significa anche mettere in evidenza quegli aspetti che ormai risultano superati e quelli che invece reggono nel tempo. 

E voi che state leggendo? Preferite ebook o cartacei?

37 commenti:

Giovanni ha detto...

Che capolavoro di dissonanza cognitiva, il titolo e l'atteggiamento vago che lo sottende! ;)
Lo dico perché, guarda, anche io mi comporto così. Anzi, faccio pure peggio: a volte mi auto diffido dall'avvicinarmi alla porta di una libreria a meno di cento metri!
Resta il fatto che la libraia mi accoglie con un sorrisone da orecchio a orecchio e per strada mi saluta da lontano :)

In questo periodo sto leggendo disordinato e pasticciato, compresi fumetti, oltre che saggi, racconti e poesie.
Mentre ho un po' disertato - e lo so che è una sciocchezza - ebook, mi incuriosiscono gli audiolibri (forse perché una mia amica attrice ne ha registrato uno da pochissimo).
Però, finalmente, sto mettendo mano al riordino della mia libreria. ho sistemato i libri-animali e sto sistemanbdo la poesia e il pensiero vario. Poi toccherà ai fumetti.

Rita ha detto...

Ahahhaah sì, a volte anche io mi impongo di starmene alla larga dalle librerie, però il caso vuole che quasi tutti i miei giri per la spesa mi obblighino a passarci davanti. :-D

Ecco, e sempre pure io l'unico scaffale che ho messo in ordine è quello dei libri antispecisti e sugli animali in genere (peraltro mai completo perché non faccio che prestarli a destra e a manca e finisco pure per dimenticarmi a chi li ho dati).
Ah, mi sono scordata di scrivere che l'altro giorno ho preso anche l'ultimo di Margherita D'Amico che parla proprio di animali, si intitola Socrate 2896 e racconta la storia della bambina Lucilla e di un toro. Ovviamente contiene riflessioni antispeciste.
Gli audiolibri mi incuriosiscono, magari ne proverò qualcuno.

Giovanni ha detto...

Mi hai ricordato il libro di Margherita D'Amico, che avevo sentito intervistata a RadioTre Fahrenheit mi pare l'altra settimana.
Sembra bello, di certo, dalle sue parole, si sente che una certa base di idee antispeciste condivise e/o condivisibili tra gli antispecisti, ci sarebbe anche

ahahah, ma che caso strano, dover passare semopre davanti alal libreria.
anche io, lo scaffale (gigantesco) dei libri animali, è ... catalogabondo

Sara ha detto...

In effetti dovrei pensare al digitale anch'io, per motivi di spazio. Dove lavoro c'è una biblioteca, ma ha testi storici e saggi specialistici.
Forse si può fare un compromesso?

Rita ha detto...

Un compromesso è quello che in effetti era l'idea di base per me, acquistare un po' in digitale e un po' in cartaceo, ma ultimamente la bilancia pende sui secondi. :-D

bddcte ha detto...

Gli audio-libri sono fantastici! Cioè, puoi ascoltarli mentre fai altre cose. :-D

Rita ha detto...

Li proverò allora. :-D

Giovanni ha detto...

a me gli audiolibri mi fanno pensare alle favole della buonanotte, che ci rsccontavano quando eravamo piccoli :)

Rita ha detto...

Hai ragione Giovanni. In particolare mi ricordo una serie di favole accompagnate dai dischi in cui venivano recitate con tutte le voci dei vari personaggi, la musica, i rumori ecc.. Bellissimi.

Emmeggì ha detto...

Carissima!
Non avevo dubbi che avresti apprezzato lo stile :-)
Per il resto, io sto leggendo il seguito di Corri Coniglio!, che viene definito genericamente e banalmente "più maturo" del primo della serie (che non ho letto come ti avevo detto).
La capacità di entrare nei meandri psicologici e cognitivi attraverso il linguaggio e le desrizioni rendono non a 4 ma addrittura a 5 dimensioni, il personaggio e il contesto attorno. Ne Il ritorno di Coniglio, i personaggi hanno una spettacolare evoluzione: Coniglio da "patriota maschilista" si trasforma, fa incontri e cose inaspettate, e soprattutto le pensa, e il capolavoro narrativo è che quasi non te ne accorgi, te lo spieghi solo dopo, come nella vita, a cosa può essere dovuto. Forse. E il romanzo diventa corale, spostandosi sulla giovane Jill e sul nero Skeeter, che all'inizio sembra un vioento deviato e poi...
Magari anche Corri Coniglio avrà delle evoluzioni di questo genere, non lo so, me lo dirai tu.
Ad ogni conto, mi piace assai entrare in contatto con idee e contesti diversi da me, anche conflittuali, mi stimola e mi "apre". In linea di massima, non do giudizi ideologici e non mi metto in prospettiva critica, piuttosto creco di calarmi ed entrare nelle storie. Ho anche io i miei confini etici, eh, certe cose non mi interessano e quindi le mollo lì.
Per fare un esempio, cogliendo la palla al balzo e chiedendoti scusa se semplifico e magari non riporto esattamente il tuo pensare, ricordo che tempo fa parlasti di come a tuo parere occorresse sovvertire il linguaggio delle fiabe, di come siano "costruiti" i ruoli dedicati agli animali, e altri pensieri contingenti. non intervenni, era troppo impegnativo e le posizioni tra noi troppo distanti. Lo abbozzo ora; io sono molto lontano da questo, nelle fiabe e nel loro linguaggio "ci sguazzo" perchè è il linguaggio, lo scenario, della nostra psiche, degli archetipi, della nostra vita interiore per dirla semplice (e se uno sa guardare, anche esteriore, in senso simobolico e non solo). Questo per me è un dato di fatto letterario, antropologico, culturale, storico, psicologico, spirituale e chi più ne ha ne metta! Posso solo addentrarmi, scrutare, trovare tracce. Il discorso è lungo e articolato, prende ovviamente il via da idee e percorsi che ognuno fa e che nel nostro caso sono differenti e forse anche opposti, ma era solo per dire che non è in questo momento della mia vita nell'ordine delle cose un giudizio del genere quello che dare...anche a un romanzo maschilista, specista e colonialista.
Tolto ciò, credo che Updike (e la sua narrativa) non sia fautore o promotore di quei tre aggettivi, ma di sicuro li "contiene" perchè li sa raccontare, e bene, e di conseguenza permette di conoscerli. E li sa anche mutare, come dicevo sopra, scoprendo come in realtà ogni cosa racchiude in sè l'altra, per lo meno in potenza e in germe. Credo che "contenere" e "distanziarsi" siano due modalità con cui ci si approccia alle "cose del mondo" e che sintetizzano bene le modalità con cui agiamo e pensiamo.

Rita ha detto...

Ciao Emmeggì, capisco quello che dici sugli archetipi, ma io penso che gli stessi possano restare tali anche senza veicolare ideologie precise. Perché quando nelle fiabe il cattivo è il lupo, si sta veicolando una precisa ideologia, quella specista. L'archetipo rimarrebbe intatto (il percorso a ostacoli dell'eroe che deve superare alcune prove, il conflitto tra bene e male ecc.), anche se il cattivo anziché il lupo fosse il cacciatore. Quel che importa è che vi sia appunto un preciso ordine simbolico, ma purtroppo nella nostra cultura, che è specista e antropocentrica, gli animali vengono sempre considerati inferiori o definiti con attributi negativi.

Capisco anche il piacere di immergersi in una storia senza esprimere o lasciarsi toccare da giudizi, ma rimane certamente più facile finché non sono i nostri valori più cari a essere toccati. Cosa diresti di Coniglio (o chi per lui) se fosse un pedofilo, ma non descritto come criminale, malato ecc., bensì come se la sua patologia fosse semplicemente un dato di fatto da accettare e da osservare senza giudizio? Prova a immaginare se anziché esprimere contenuti maschilisti, questi fossero pedofili o razzisti. Si dice che ognuno nei libri porta il proprio vissuto e legge le storie a partire da categorie mentali che sono le stesse con cui guarda il mondo. Mi rendo conto che il fastidio che provo io per alcuni contenuti maschilisti o specisti, da altri non è provato perché semplicemente nella sua visione delle cose questi non emergono, essendo la "normalità".

Il maschilismo di Coniglio in "Corri, coniglio" è palese ed è fastidioso e certamente magari fa parte di un percorso di formazione ed evoluzione del personaggio che non rappresenta le idee dell'autore, però io non posso non rilevarlo o passarci sopra come se niente fosse perché purtroppo se viviamo in un mondo maschilista, specista, antropocentrico è anche perché tutta la cultura (che ha prodotto anche libri, film, opere figurativi) è così e non ha mai messo in discussione certi dogmi ideologici.
Non sono io che leggo ad esserlo, ma è ideologica la cultura in cui viviamo e che io cerco di mettere in discussione.

Non è vero che ci si può calare in una lettura senza portare dietro anche un po' del proprio mondo, sarebbe praticamente impossibile. Quelli che chiami dati di fatto, sono sempre letture ideologiche del mondo che rappresentano un certo ordine.

Giovanni ha detto...

Capisco il punto di vista di Rita. Non è facile accettare una storia, se questa palesemente si nutre di stereotipi che non sentiamo più nostri, e che anzi osteggiamo; o, peggio, se ci tocca ancora subirli sulla nostra pelle, come capita alle donne, per esempio. (Diverso, credo, sarebbe il caso di una storia che invece, usa gli stessi stereotipi, per metterli in discussione).
Io, personalmente, a volte provo un rigetto in toto di un autore e delle sue opere (libri, , fumetti, o altri media) se costato ripetutamente un uso irriflessivo degli stereotipi e archetipi avvilenti nei confronti - per esempio - degli animali.

Poi, per fortuna, capita anche quel che scrisse Stephen King: "è la storia, non chi la racconta", per dire che se scrivi di un criminale sadico pedofilo, o di un vivisettore, non significa che lo sia anche tu, e nemmeno che condivida la sua visione del mondo. Ma appunto, dipende da chi sei tu, come autore.

A mo' di esempio di storia fiabesca che sovverte gli archetipi del lupo cattivo, a tutto vantaggio (meritato!) del lupo e contro il cacciatore (che se lo merita), propongo "Il mio Cappucceto Rosso" di Patrizia Legler, con deliziosi disegni di Paolo Filippi. Il libro è edito da Haqihana. :)

Giovanni ha detto...

Rita, me li ricordo quei vinili! Ne avveo almneno uno: 'Sussi e Biribissi', che storia tremenda e crudele, anche! Ma la riascoltavo a ripetizione (curioso e fantastico come i bambini, forse anche quelli di oggi, siano capaci di ascoltare e e riascoltare centinaia di volte la stessa storia, senza stancarsi mai e anzi emozionandosi sempre, come se fosse la prima volta.

:)

Emmeggì ha detto...

La storia simbolica e inconscia del nostro essere nel mondo non si può cambiare ideologicamente. Nelle favole ci sono pure i neri spietati e tagliagole, a volte, piuttosto che le figure femminili spesso hanno ruoli che per la nostra cultura contemporanea, superficialmente, possono essere indice di sciovinismo.
Il punto è un altro.
Il lupo c'è come simbolo, così come il cacciatore; lavorare sulla superficie delle cose per farlo diventare vegetariano o invertire i ruoli crea solo confusione e in fondo rimozione.
Non avrei problemi a leggere libri con personaggi pedofili e razzisti, ma non "in sè e per sè"...perchè sono i modi in cui si racconta, il patto narrativo, che fanno la differenza: non vedrei mai nemmeno film come Safari di Seidl (se ne parlava in un altro blog) che contengono immagini documentaristiche di uccisioni; non mi piace il manierismo nel mostrare la violenza in sè, specie sui più deboli in generale.
Ma non mi passa per la testa di giudicare narrazioni e autori sulla base delle caratteristiche dei personaggi e del linguaggio. Di solito provo a riconoscere e poi far da parte le mie idee per lasciare spazio alle storie. Anche quando si parla di fascisti...e non è niente facile!

Rita ha detto...

Ma no Emmeggì, perdonami se insisto, ma non è così come dici tu; tu confondi la causa con gli effetti. Quella che tu chiami storia simbolica e inconscia del nostro essere nel mondo è dettata dall'ideologia specista e antropocentrica, cominciata a partire dal momento in cui noi, come specie fondatrice di significati e produttrice di cultura, abbiamo cominciato a sentirci diversi (una diversità che abbiamo ritenuto essere superiorità, sbagliando) dal resto del mondo animale, cui pure apparteniamo. Quindi è iniziato il dominio del mondo, che altro non è che la storia della nostra cultura e che sarebbe ora di mettere in discussione, anche riscrivendo la storia, quindi i simboli, e iniziando a produrre una cultura diversa.
La cultura e la storia divengono nel tempo, con noi, quindi se ora diventassimo meno antropocentrici e meno oppressivi potremmo cominciare a narrare altre storie.
La nostra storia è una mitologia basata sull'antropocentrismo. Ora sappiamo che questa visione è sbagliata e lo è non dal mio punto di vista e non perché io porto avanti una precisa ideologia, ma perché lo dice l'evoluzione, la scienza, Darwin e l'esperienza.

Rita ha detto...

P.S.: faccio un esempio: è come se oggi leggessi una storia - scritta oggi, in questo tempo attuale - in cui si dia per certa la posizione della terra al centro dell'universo e questa certezza venisse fuori costantemente nel romanzo e non in maniera critica, ma come se fosse appunto un dato di fatto.
Criticando il romanzo e dicendo che sì, è scritto bene, ma dice cose francamente ormai superate, io non starei opponendo una mia ideologia, ma semplicemente rilevando quanto proponga una visione del mondo ormai improponibile. E non si tratta di avere visioni diverse, ma di capire che almeno un minimo di valori base universali dovrebbero essere condivisibili.

Emmeggì ha detto...

piuttsto vedo le cose circolarmente, non slegate una dall'altra, e non in modo contro-storico.
a livello inconscio e profondo non si "supera" nulla, si conosce, tanto più la cosa vale a livello sociale.
poi queste cose cambiano anche, sì, lentamente, in modo probabilmente non percettibile e sicuramente non direzionabile da noi, pur se animati dalle migliori intenzioni.

Rita ha detto...

Sì, cambiano quando cambia il mondo nel suo complesso. Vero, su questo hai ragione, le cose sono legate e che si influenzano vicendevolmente. Inconscio, ossia immaginario collettivo, simboli ecc. e realtà fattuale si influenzano. Certi simboli oscuri sono tali (pensa ai film horror) perché noi nei secoli abbiamo attribuito un valore negativo a certi elementi e questi ultimi hanno rafforzato il potere oscuro che hanno su di noi in virtù della simbologia che gli è stata attribuita o che hanno evocato. Restando sul tema dello specismo, se ci fai caso negli horror si ricorre sempre all'utilizzo di certe specie per rappresentare l'oscurità, la morte, il maligno, i demoni e questo perché l'iconografia classica, religiosa ecc. li ha usate come simboli, così rafforzando l'idea comune che questi animali siano brutti, sporchi, cattivi, viscidi ecc.. Lo stesso si è fatto nel cinema espressionista riguardo gli Ebrei o nel cinema noir riguardo alcune tipologie di donne (la femme fatale e la donna angelo). Ora, tutto ciò ha rafforzato degli stereotipi che poi hanno influenzato la nostra visione delle cose e anche giustificato esclusioni, oppressioni e discriminazioni. Per questo dico che bisogna intervenire e dare una lettura critica nel momento in cui si capisce che l'immaginario collettivo con valenza negativa che si è formato in merito ad alcuni soggetti è frutto di stereotipi e pregiudizi.
Lo stesso dicasi per il lupo cattivo delle fiabe. O chi per lui.

Emmeggì ha detto...

se al Lupo (con la maiuscola) riconosco il suo potere simbolico e archetipico (tanto c'è comunque e non è cancellabile con un colpo di spugna, nemmeno fatto di critiche costruttive) questo NON signifca lontanamente che io ritenga il lupo un animale brutto e cattivo! Per Diana, sarebbe davvero da...trogloditi! Il fatto che a incarnare a livello simbolico determinate funzioni e pulsioni ci sia il Lupo e su altre ci sia la Rana, si ricollega ANCHE a delle caratteristiche specifiche (il Lupo che ulula in branco nei boschi fa assolutamente paura, la Rana è un animale che unisce il mondo acquatico a quello terreno ed ha in alcuni casi virtù psichedeliche, ecc), ma poi diventa simbolo. è la nostra mente, il nostro patrimonio culturale, a vivere il mondo e noi stessi così. Parliamo di simboli che esistono da millenni! Poi certo anche la cultura moderna o contemporanea ha creato dei...feticci, più che simboli, ma quelli si smontano in fretta. e in ogni caso la persona che vive la realtà (e che quindi sa anche contenerla, crescendo) sa bene come distinguerla dal simbolo come dal pregiudizio, e come evitare idee e linguaggi discrminatori, fascisti o simili.

Rita ha detto...

Purtroppo invece i pregiudizi si incrancreniscono e sono poche le persone che riescono a disfarsene.
Sugli animali potrei portarti tantissimi esempi (gallina stupida, maiale sporco, gatto nero che porta sfortuna e via dicendo).

Emmeggì ha detto...

No. Per disfarsi dei pregiudizi (a cui comunque i simboli contribuiscono ben poco) l'unica cosa efficace è conoscere.
Quello che ipotizzi tu è una rimozione ed uno spostamento linguistico/semantico profondo, irrealizzabile e anche dannoso. Semmai, bisogna educare al rispetto per il vivente attraverso la conoscenza dell'animale nella realtà (che è "spuria") e nella cultura (quindi anche nelle narrazioni, anche cariche di simboli), perchè incaponirsi su decostruzioni di questo genere porta irremediabilmente e tristemente ad aumentare le distanze dalle istanze antispeciste, che diventano per forza di cose un radicalismo isolazionista e di nicchia, quasi settario (uso un detrminato vocabolario condiviso, leggo detrminate cose con un certo taglio, ecc). Provocatoriamente; proviamo a cambiare la simbologia nei confronti dei colori; dissociamo il rosso dal sangue o dall'hard, il nero dal lutto, oppure il legno dal concetto di "caldo" e "vivo" (è morto quando ce lo hai nei mobili!), e via discorrendo. Che ne risulterebbe? Un linguaggio freddo, senza valore simbolico; degno di una macchina.
Anche la storia ricorda come ciò che si rimuove anche a livello semantico-linquistico, ritorna più oscuro da un'altra parte. In Francia a fine settecento hanno provato a cambiare da un giorno con l'altro il calendario, le feste, le parole; tra purismi sempre più sanguinosi (ed erano sacrosanti i diritti invocati!) ciò che è rimasto, se è rimasto, è quello che è riuscito a sovrapporsi a quello che in qualche maniera già esisteva, e che forse ha trasformato in parte, allargandone il significato. Uno dei processi che hanno riformato linguaggio e cultura in modo più rilevante negli ultimi secoli è stato il Cristianesimo il quale, non a caso, ha in gran parte non sostiuito ma installato i suoi simboli, le sue narrazioni, persino alcune sue istanze etiche e spirituali, su basi già presenti (pagane, ebraiche, ecc). La sovversività e la rivoluzionarietà di matrice antispecista (o animalista) oltre a non essere in alcun modo attuabili (manca l forza, i numeri), pur nell'ipotesi che lo fossero, non porterebbero oggi a grandi o duraturi risultati. Per il bene reale dei viventi, secondo me, molto meglio lavorare dall'interno. Anche perchè ne facciamo parte.

Rita ha detto...

Ma guarda che gli spostamenti (o slittamenti) linguistico-semantici avvengono continuamente. E avvengono proprio quando la cultura in cui viviamo cambia e alcuni termini acquisiscono nuovi significati o ne perdono. Potrei portarti centinaia di esempi. Il processo però avviene reciprocamente: ossia, possiamo anche iniziare ad avviare rivoluzioni culturali cambiando linguaggio, dismettendo alcuni termini e iniziando ad usarne altri.

Nell'uso del linguaggio quotidiano, per dirne una, non uso più modi di dire che discriminano gli animali (o li definiscono in maniera errata), le donne o la diversità di qualsiasi tipo. Non dirò più: sei stupida come un'oca o sei lurido come un maiale. E non racconterei mai a un bambino una favola in cui gli si fa credere che il lupo sia un animale cattivo.

Rita ha detto...

P.S.: comunque, maschilismo a parte, Corri, coniglio è un gran bel romanzo. Scritto molto bene, anche se prevedibile in alcuni punti. Penso che leggerò anche gli altri della trilogia.

I_AM_I ha detto...

Io prendo quasi sempre cartacei. Magari usati (all'IBS di Firenze ne hanno parecchi), ma cartacei. Ho sempre l'impressione che ciò che leggo in digitale sia più volatile, che faccia meno presa sulla mia corteccia cerebrale. Su ebook leggo racconti o saggi che considero (in partenza) di poco valore, per cui non starei a spendere troppi soldi.

La Scopa del Sistema è un buon libro, molto divertente e intelligente. Ma Infinite Jest è due categorie sopra. Lo consiglio e non lo consiglio: nel senso che se vuoi leggerlo devi metterci anima e corpo, è un impegno, una sfida. Leggilo quando sei in vacanza. E' programmaticamente ostico, il suo essere difficile è connesso al messaggio che vuol diffondere (se un giorno lo leggerai e capirai cos'è l'Intrattenimento per Wallace, capirai perché IF è una lettura volutamento tanto ardua). La penso come S. King: penso sia il miglior romanzo del dopoguerra. C'è un cervello complesso dietro, c'è un linguaggio nuovo, c'è una poetica ben precisa.

Interessante che tu dopo accenni ad Updike, uno che Wallace ha stroncato spesso nelle sue recensioni :D (a proposito di Wallace e altri autori, cerca i suoi saggi su Dostoevskij e su Lynch, sono fenomenali).

Rita ha detto...

Grazie per questi suggerimenti. Allora farò così, intanto comincio con La scopa del sistema e poi tenterò Infine Jest. Le sfide di questo tipo mi appassionano.
Cercherò anche i saggi su Dostoevskij e Lynch (li adoro entrambi).

Riguardo Updike, sono confusa. Alla fine "Corri, coniglio" mi sta piacendo molto. Certi passaggi mi lasciano senza fiato per la bellezza. Però c'è anche un che di fondo di stereotipato e prevedibile che mi infastidisce. Penso che sia difficile giudicare solo da un romanzo. Dovrei leggerne altri.

Rita ha detto...

* Infinite Jest

Emmeggì ha detto...

Beh da Wallace credo sia quasi scontata uba critica. Roth invece pare ne vada matto.
Sul perché e il percome trovo interessante questo articolo http://ilmanifesto.info/leroe-triviale-di-john-updike/

Emmeggì ha detto...

Sono con te sul discorso del linguaggio ma senza cadere nel tabu e nella rimozoione. Evito pure io di usare certe parole o epiteti in un certo senso. Ma perche proprio non mi viene da usarli.Quello da cui mi sento molto lontano è l'assumere una prospettiva critica di censura o sfalda mento del senso nell approccio alle arti, le narrazioni del mondo e specialmente la fiaba per cui il soggetto è un simbolo e tale deve restare

Rita ha detto...

Grazie. Leggo l'articolo. :-)

Rita ha detto...

Sul linguaggio, io non dico di censurare, ci mancherebbe, quanto di porvi attenzione e di far rilevare semmai quanto siano superate alcune visioni del mondo e conseguenti modi di dire.
Sulla fiaba: sì, il soggetto è un simbolo, ma non è mai neutro e credo che a volte una rivisitazione critica serva. Prendi ad esempio la storia della principessa che viene salvata dal principe. Sì, è un simbolo, ma al tempo stesso veicola e diffonde una certa visione del femminile ormai antiquata. Nessuna donna ha bisogno di stare ad aspettare il principe azzurro per svegliarsi o per essere felice. Un po' come nella bibbia, certi miti sono ancorati a una visione passata del mondo, in cui c'erano altri valori e precise gerarchie. Puoi dire che si tratta di metafore, di simboli, ma sono anche portatori di una precisa visione del mondo.
Io penso che la critica non faccia mai male. Non dico che serva censurare, ma che si può anche raccontare una versione diversa e più moderna della stessa favola in cui comunque permangono i rapporti di forza tra bene e male, solo che il male e il bene sono rappresentati magari da altri simboli.

Rita ha detto...

P.S.: infatti adesso, nelle favole moderne, ci sono sempre più spesso anche eroine femminili. A differenza che in passato, quando l'eroe era sempre maschio. Questo perché il messaggio della principessa che aspetta di essere salvata è ormai superato. Per fortuna!

Emmeggì ha detto...

E infatti stiamo perdendo ancora più tracce della nostra storia più antica e importnate, proprio di quel periodo in cui un equilibrio con la Natura c'era.

Qualsiasi psicologo o antropologo ti dirà che la Principessa e il Lupo nelle fiabe rappresentano UNA PARTE (vorrei usare i grassetti, ma scusa non so come si fa :-)) della personalità, non corrispondo a un personaggio determinato (la principessa x, la ragazza y, e via dicendo).

La principessa in questione incarna e simboleggia la parte mia, tua, di Mike Tyson o Donald Trump che ha bisogno di essere trovata, amata e protetta.

Il Lupo la nostra parte isitntuale, notturna, predatoria.

C'è anche LA Lupa che, non solo nelle più note versioni che riguardano la tua città (vedi poi anche il discorso che farò dopo) ma in moltissime fiabe di ogni parte del mondo, è una Madre buona, che accoglie cuccioli anche di altre specie, sa come affrontare il pericolo.

Ci sono Re negativi e Re positivi; ma non è che simboleggiano la monarchia...suvvia...simboleggiano sempre delle parti, l'autorità buona, chiara, ecc, e quella oscura, maliziosa, trama.

Ci sono le Vecchie, importantissimi personaggi che spesso contengono due lati, uno di accoglimento (la Ragazza in fuga spesso trova la Vecchia nel bosco, attraverso cui fa un percorso di conoscena e iniziazione) e uno di repulsione e aggressività, non privo di paure - la vecchia spesso è brutta e brusca, è strana, ecc.

La cosa su cui secondo me prendi un bel granchio è che noi non possiamo esautorare gli animali dall'essere parte di noi ANCHE in senso pauroso, perchè gli animali fanno (e vorrei lo facessero ancora) parte del nostro mondo reale e simbolico, nel bene e nel male, come il mare, il vento, il bosco, la madre, il padre, e soprattutto perchè la paura, l'aggressività, sono parte di qualcos'altro.

Chi distorce questo, relega l'animale a un ruolo totalmente subalterno al nostro pensiero razionale. Il lupo vegetariano ne è l'esempio; per carità, ci sta come racconto ironico, perchè fa benissimo anche abbassare i toni e scherzare coi simboli, ma non come rimaneggiamento posticcio della fiaba.

Quante aberrazioni sono nate da questi intenti; hanno (abbiamo!) spianato luoghi di culto e cultura, bruciato libri, riscritto storie rimuovendo chi non ci piaceva, e altre allegre vicende.

Gli animali non umani sanno essere teneri ma sanno anche essere temibili. Nella realtà e come simbolo hanno e contengono tale complessità, tale ricchezza,come del resto noi.

Tu che dici che questo Lupo è NEGATIVO.
Le fiabe ti permettono invece di non fermarti al manicheismo della paura uguale al negativo, ma di avere un racconto simbolico compiuto di una vicenda, in chiave iniziatica e evolutiva. I bambini interiorizzano il simbolo e si avviano a crescere con una mappa interiore efficace, e colgono da sempre e subito che la Fiaba è un luogo magico di rappresentazione, "di limine", di confine; del resto non vedono lupi reali parlare, cucire pance come cuscini, far nevicare dalle tovaglie!

Per tutti questi motivi fermarsi al Lupo di Cappuccetto Rosso che è cattivo e il cacciatore che lo salva bravo è riduttivo.

Il cacciatore ovviamente non è il coglione che va a sparare ai caprioli vicino a casa mia, ma è una parte di noi che sa come affrontare la minaccia, ha i mezzi e il coraggio per intervenire.

Oltre a ciò, c'è anche un problema di conoscenza delle fiabe; molte sono state edulcorate, sono stati inseriti apunto i simboli cristiani (ma sotto ci sono altri simboli più tradizionali e olistici), e sono note ai più solo alcune fiabe, mentre quelle in cui ci sono delle variabili importanti anche sulla scelta dei soggetti simbolo, e / o contengono fugure femminili molto più eroiche, non le si sa e -ancor peggio- non le racconta nessuno.

Rita ha detto...

Certo, indubbiamente in questo senso hai ragione. Forse le fiabe classiche non andrebbero rimaneggiate perché rappresentano archetipi eterni, al di là della cultura di un dato periodo o luogo.
Ho capito meglio cosa volevi dire.
Diciamo che forse è il rimaneggiamento fatto dalla Disney di molte fiabe che non mi ha mai convinto granché; ad esempio io ho sempre amato moltissimo Biancaneve, quella dei Grimm, proprio perché oscura, idem per Hansel e Gretel.

Però per quanto riguarda i romanzi è diverso. Molta letteratura ha indubbiamente contribuito a creare stereotipi e ruoli e del maschile e femminile, ruoli che stavano a veicolare una certe visione del mondo gerarchica, patriarcale ecc..

Emmeggì ha detto...

mi fa piacere quel che dici sulle fiabe, è un discorso interessante quello che facciamo e tu come sempre sei una che si mette in gioco e che pensa! a me hai fatto riflettere ulteriormente sul linguaggio, recentemente ne parlavo con amici a proposito di questo (vai all'ultima immagine della pagina) http://ilforumdeibrutti.forumfree.it/?t=67406217&st=15 . solo che la versione che avevamo visto conteneva fra gli epiteti che i ragazzi si rivolgevano l'un l'altro la frase "sei un gay"; io la contestavo, trovandolo odiosa, mentre tutto il resto ci stava. altri amici e amiche (tra cui una bisex) invece no...
tornando a updike, bellissimo quello che ahi detto, lo condivido, ci sono dei passaggi in cui la scrittura toglie il fiato, e il fatto che lo faccia parlando fondamentalmente di un cazzone come Coniglio beh....wow

Rita ha detto...

;-) infatti è venuto fuori un bel discorso interessante. E ti ringrazio.
Poi vado a leggere la discussione sul forum. Non sono riuscita a leggere invece l'articolo su Updike sul Manifesto perché bisogna registrarsi.

Emmeggì ha detto...

No, non c'è discussione su quel sito, io ci ho discusso ln altro modo
con gli amici...su whats'up!
Peccato per l'articolo, è gustoso e molto calzante con il discorso.
Il manifesto comunque consente di leggere fino a un tot di articoli senza abbonarsi, basta loggarsi con google o altro, mi pare.

Rita ha detto...

OK, allora provo a loggarmi per vedere se riesco a leggerlo.