mercoledì 22 agosto 2018

Morris from America: una lettura critica femminista


Film di formazione che racconta le difficoltà del tredicenne Morris ad ambientarsi in Germania, dove si è da poco trasferito con il padre. Conosce Katrin, se ne innamora e lei l'aiuterà a esprimersi e a coltivare il suo talento di rapper. Questo recita la sinossi. Proviamo a analizzarlo.

Lettura critica da un punto di vista femminista: a un certo punto vediamo che Morris si allena a rappare dei versi che ha scritto di suo pugno, ma riproponendo gli stessi contenuti di alcuni rapper famosi. Versi misogini che parlano di "troie scopate a due a due per dieci euro e 99". L'insegnante di Morris per caso li legge sul suo quaderno e preoccupata per i contenuti misogini va a parlare con il padre. Il padre, anziché ringraziarla per averla avvisata, le dice senza mezzi termini di farsi gli affari suoi (come se la misoginia non fosse una questione sociale, ma personale) e poi, dopo averla liquidata senza tanti fronzoli, chiama Morris e gli fa un ben discorsetto. Peccato che il discorsetto non verta affatto sulla stigmatizzazione della misoginia, bensì ruoti attorno a consigli paternalistici su come scrivere versi più personali e incentrati su vicende vissute anziché appropriandosi di storie altrui. A un certo punto dice: se tale rapper famoso parla di aver scopato due troie insieme va bene perché lui l'ha fatto veramente, sta raccontando la sua storia, mentre tu non sai cosa si provi a scoparsi due troie e quindi non saresti credibile, non si percepisce autenticità.

Beh, evidentemente per il regista il problema non è parlare in un certo modo maschilista e oggettificante delle donne, ma parlarne soltanto se certi fatti sono avvenuti realmente. Il problema è quello della verità nell'arte e non la misoginia.

Ci sono poi alcune frasi sprezzanti di Morris nei confronti dei suoi coetanei tedeschi, li definisce più volte cazzoni tedeschi, comportandosi con aria di superiorità. Ora, vero che nel film questi coetanei si comportano un po' da cazzoni, tuttavia non è che son tali poiché tedeschi, ma perché adolescenti sciocchi e superficiali. Morris non è vittima di razzismo, anzi, tutti lo chiamano a partecipare ai giochi, vogliono farlo sentire parte del gruppo, è lui che rifiuta con sprezzo, tranne quando lo invita Katrin. Esaminiamo un attimo la relazione tra i due: Katrin è mostrata come una ragazzina provocante che si diverte a prenderlo in giro, anche se poi alla fine si capisce che lo sta soltanto aiutando a superare la difficoltà di inserirsi. Tuttavia Katrin è comunque sempre sessualizzata, vestita in modo provocante, con minigonne cortissime e top aderenti. La macchina da presa indugia frequentemente sulle sue labbra socchiuse. Il messaggio finale è che il sesso, o meglio, il desiderio del sesso, rappresentato in modo maschilista, ossia da un punto di vista di fantasie maschili assolutamente stereotipate, è uno strumento di formazione. Questo è vero, ma tutto dipende appunto da come viene rappresentato il desiderio sessuale e qui lo è in modo assolutamente fallocentrico. Katrin chiede a Morris se è vero che, essendo nero, ha un cazzo grande e il padre di Morris più volte pronuncia frasi che fanno riferimento alla grandezza del suo cazzo. A un certo punto dice proprio: "se il tuo cazzo continua a crescere dovrò pagargli l'affitto per continuare ad abitare qui" (scrivo "cazzo" e non pene perché nel film il linguaggio è esplicito e si usa il termine "dick"). Morris e il padre sono due fanatici del rap che si spalleggiano a vicenda facendo battute maschiliste e il bello è che il padre viene rappresentato come una persona che si preoccupa della felicità del figlio e di crescerlo bene. Ma il top è questa scena che descrivo ora: Katrin e Morris sono sull'autobus insieme, lei scende qualche fermata prima e dimentica un cardigan sul sedile, quindi, dall'esterno, fa cenno a Morris di prenderlo. Lui lo prende e lo porta a casa, lo annusa, come fosse una sorta di feticcio di Katrin - e di fatto lo è, come vedremo poi -, quindi prende un cuscino, ci infila dei pantaloncini nella parte inferiore e lo ricopre col cardigan in quella superiore. Con questo cuscino vestito che dovrebbe rappresentare Katrin, il suo corpo, mima un ballo. Fin qui, ok, potrebbe essere una cosa romantica. Dopo pochi secondi però passa in modo repentino e quasi violento a mimare un atto sessuale. Stringe con forza la parte che dovrebbe rappresentare il sedere di Katrin, lo palpeggia, lo manipola senza la minima grazia, poi infila le mani sotto al cardigan, palpeggia e stringe anche quelli che dovrebbero essere i seni, quindi riversa il cuscino-Katrin sul letto, la spoglia e, letteralmente, la scopa. In pratica sta mimando uno stupro giacché Morris mima soltanto quel che fa lui, ma non si preoccupa minimamente di mettere in scena il consenso di Katrin. Katrin, o meglio il suo feticcio/cuscino, è rappresentata come una bambola di gomma su cui sfogare l'eccitazione sessuale.

Altri particolari: l'insegnante di tedesco di Morris, la ragazza che si era preoccupata per i contenuti misogini trovati nel suo quaderno, gli comunica che presto lascerà la Germania per trasferirsi a New York dove vive anche il suo ragazzo. Subito Morris le chiede: "ti trasferisci per lui?". Lei, ripete, "e per me!". L'insegnante è l'unico contrappunto, molto modesto, al resto della misoginia e maschilismo espresso nel film. E non è presentata come un personaggio simpatico, ma un po' rompiscatole.

In conclusione: Morris ha tredici anni, la sua visione maschilista del sesso e delle donne sarebbe potuta essere stata corretta dal padre, se il regista e sceneggiatore, che sono la stessa persona, ossia Chad Artigan, fosse stato sensibile al problema, ma il personaggio del padre non si preoccupa minimamente di questo aspetto. Si preoccupa solo che suo figlio sia felice.

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