lunedì 27 agosto 2018

The Hunting Ground


The Hunting Ground è un agghiacciante documentario sugli stupri nei campus universitari. 
Agghiacciante per due motivi; intanto per la casistica: in ogni campus ci sono all'incirca più di cento casi tra stupro e tentativi di stupro ogni anno (e parliamo solo di quelli denunciati); e poi per la totale omertà del personale universitario e delle istituzioni che non solo non danno alcun sostegno alle vittime e le scoraggiano dal denunciare, ma non prendono alcun provvedimento di espulsione dei predatori nemmeno in caso di conclamata ammissione del reato su più di una vittima, ossia nel caso in cui si ha a che fare con predatori seriali. Nel mantenere l'omertà concorrono vari motivi: i predatori spesso sono ragazzi che fanno parte di confraternite prestigiose o di atleti molto in vista, fiore all'occhiello delle università e da cui escono le promesse del football a livello nazionale; le università non vogliono scandali pubblici perché perderebbero fondi e numero di iscritti, nonché prestigio; gran parte dei fondi provengono da ex studenti divenuti facoltosi uomini d'affari, imprenditori, professionisti ecc., membri di confraternite che di generazione in generazione mandano i loro figli a studiare presso suddetti istituti.
Nel documentario sono state intervistate decine di ragazze vittime di stupro o tentato stupro e tutte hanno raccontato che il trattamento subito da parte delle istituzioni e del personale universitario è stato persino peggiore dello stupro in sé. Abbandonate a loro stesse, senza alcun sostegno legale e psicologico, addirittura non credute, bulleggiate, minacciate e colpevolizzate. Di conseguenza altre ragazze, vedendo come sono trattate le poche vittime che trovano il coraggio di denunciare, sono scoraggiate dal denunciare esse stesse e dall'esporsi.
Alcuni anni fa, due ragazze vittime di stupro hanno deciso di creare una rete di supporto tra le varie università per fornire assistenza alle vittime e incoraggiarle a denunciare. Appellandosi al IX emendamento sul reato di discriminazione degli studenti (di fatto, se il predatore non viene allontanato dal campus, la vittima è obbligata a incontrarlo, è bulleggiata, minacciata e perseguitata dagli amici del predatore, non riceve il giusto sostegno, si sente in pericolo costante e quindi non è messa nelle condizioni di poter studiare e seguire i corsi serenamente), hanno sollevato un polverone mediatico e politico e sono riuscite a far aprire diverse indagini per stupro in diverse università, ma le cose non sono ancora cambiate. In ogni campus, solo due o tre predatori su circa 200 vengono di fatto condannati a piccole multe o espulsi, ma solo dopo aver terminato il corso di studi o aver completato la stagione sportiva. 
Nessun provvedimento serio viene preso contro gli stupratori, così che sapendo di potersela cavare con la totale impunità o al massimo una lavata di capo (espulsione di un giorno soltanto, pagamento di una modesta somma, qualche giorno di lavori socialmente utili, quando va bene, ma quasi sempre senza nulla di tutto ciò poiché semplicemente il caso viene archiviato con la sentenza di sesso consensuale o, nella stragrande maggioranza dei casi, non viene proprio preso in esame), continuano a stuprare.
La modalità è quasi sempre la stessa: si approfittano di ragazze che hanno bevuto e, nella maggioranza dei casi, inducono loro stessi le vittime al bere, anche con l'aggiunta di droghe nel bicchiere. I predatori seriali sono molto abili, scelgono bene le loro vittime, ragazze isolate, con pochi amici, quasi sempre matricole, magari alla loro prima festa nel campus. Agiscono mostrandosi gentili e amichevoli per poi circuire la vittima, trascinandola in un luogo appartato. Spesso sono amici, anzi, quasi sempre, ossia persone di cui la vittima si fida. I racconti delle ragazze intervistate nel documentario sono veramente agghiaccianti.
L'aspetto più sconcertante è la totale assenza di consapevolezza del reato commesso da parte degli stupratori.
Tutte le vittime soffrono di disturbi da stress post-traumatico, alcune si tolgono la vita, altre ancora smettono di studiare o comunque hanno un calo di rendimento. Il momento più importante della vita di una ragazza, quello in cui si sta decidendo il suo futuro, è praticamente stroncato e distrutto da un terribile atto di violenza che la segnerà per sempre; una violenza terribile seguita da una seconda violenza ancora più devastante: il modo in cui vengono trattate dal personale universitario che fa di tutto per minimizzare e farle sentire colpevoli, liquidandole con una pacca sulle spalle, dicendo loro "la prossima volta starai più attenta, questa cose succedono, non dovevi bere, dovevi dire no più chiaramente, non hai urlato, non hai lottato abbastanza" e frasi di questo tipo che sono di una violenza psicologica devastante per chi ha già subito una delle peggiori violenza che possano capitare a una donna, ossia quella di essere stuprata. Ciò distrugge ancora di più la loro autostima, le porta ad adottare comportamenti autolesionisti e a sentirsi svilite, come persone, come studentesse, come donne. 
Ci sono, anche se in numero di molto inferiore, stupri di ragazzi, sempre praticati da altri maschi. Spesso si tratta di forme di bullismo che avvengono all'interno delle confraternite. I ragazzi sono ancora più scoraggiati dal denunciare poiché lo stupro mina la loro virilità. Questo è un discorso molto particolare e terribile perché al solito è il concetto di femminilità che viene denigrato e che è subordinato a quello di mascolinità e virilità, per cui un ragazzo stuprato si sente due volte svilito, come persona e come maschio. Ovviamente la radice è sempre quella: quella del maschilismo e dei (dis)valori della società patriarcale.

I pochi professori o membri del personale studentesco che diventano attivisti e scelgono di non restare a guardare vengono mobbizzati o comunque allontanati dal campus. Nessuno deve mettere in cattiva luce l'università, gli atleti più promettenti e le confraternite. Raccogliere i fondi, mantenere numero di iscritti e prestigio sembra essere l'unico scopo di queste istituzioni che incarnano i (dis)valori del più becero patriarcato e maschilismo.

P.S.: anche questo lo trovate su Netflix.

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