venerdì 12 agosto 2016

Argomenti indiretti: utili o dannosi?


Gli argomenti indiretti (il veganismo è salutare, la vivisezione è inutile ecc..) bisogna saperli usare bene, nel contesto giusto e soprattutto facendo bene attenzione che non oscurino il tema portante della lotta contro lo sfruttamento degli animali.
Comunque, parliamoci chiaro: se il veganismo non fosse sostenibile per la nostra salute (se fossimo carnivori obbligati come i felini, ad esempio), nessuno di noi sarebbe vegano. Quindi, informare le persone sulla sostenibilità di tale alimentazione non è sempre uno sviare dalla questione animale, ma è aggiungere un tassello importante a sostegno di essa. Se mangiare vegano è possibile, tutto ciò che rimane è solo crudeltà gratuita. Questo va fatto capire e quale altro modo per farlo capire se non informando diffusamente su come mangiare?
La confusione mediatica che imposta tutto il discorso sulla lotta tra vegani e onnivori, come se fossimo noi i veri soggetti in causa e non invece gli altri animali, è certamente deplorevole, ma lo è perché una corretta informazione ha lasciato il posto a una spettacolarizzazione strumentale, non perché sia sbagliato a prescindere parlare di veganismo, anche nelle sue implicazioni prettamente alimentari o più superficiali. 
Diciamo che una corretta informazione dovrebbe spiegare perché si sceglie di diventare vegani e come poterlo diventare nella maniera corretta, senza rischi inutili per la salute.
Sull'antivivisezionismo scientifico il discorso è un po' più complesso, innanzitutto perché pochissimi di noi hanno gli strumenti per poterne parlare con cognizione di causa (se è facile imparare i fondamenti della nutrizione vegana, non si può dire altrettanto di quelli scientifici sulla ricerca medica).
Il discorso che, a mio avviso, dobbiamo portare avanti noi antispecisti e attivisti è quello etico, ossia quello teso a ribadire la profonda ingiustizia di qualsiasi forma di sfruttamento degli animali; tuttavia, se uno scienziato interviene a rimarcare quanto alcune scoperte o esperimenti non solo non siano stati e non siano utili a trovare nuovi farmaci, ma possono e hanno portato in passato addirittura risultati dannosi, non vedo in che modo potrebbe ostacolare la nostra lotta. Si tratterebbe, anche in questo caso, di un tassello in più a sostegno della nostra tesi, ossia che la vivisezione sia un crimine a prescindere dalla sua utilità o meno, a patto, appunto, che il discorso utilitaristico affianchi quello etico e non lo soppianti oscurando il tema della liberazione animale.
Infine, la differenza tra le due questioni che ho toccato è questa: se fossi un animale carnivoro obbligato, sicuramente non sarei diventata vegana; in altre parole: se mangiare vegano non fosse sostenibile, di sicuro credo che tutti noi continueremmo a mangiare animali;
invece, se anche la vivisezione servisse a trovare farmaci miracolosi, non trattandosi di una questione che ha un rapporto diretto con la sopravvivenza (le malattie sono cosa diversa dal sostentamento quotidiano: sono casuali), continuerei a condannarla senza se e senza ma. 
Se io mi ammalo, è un caso. Mentre far ammalare, torturare e uccidere migliaia di animali appositamente è un crimine.

Qui in questo articolo di due anni fa invece spiegavo perché e quando essere contrari agli argomenti indiretti, ossia quando vengono usati come argomenti auto-conclusivi e fine a sé stessi:

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