martedì 16 agosto 2016

La crudeltà della pesca praticata come "sport"


Se ne parla troppo poco. E non è socialmente stigmatizzata al pari della caccia. 
Forse perché quando si pensa alla caccia subito viene in mente un'arma, il fucile, e quindi la sua evidente violenza e pericolosità; mentre la pesca richiama a un mondo solitario, perso nella natura, fatto di attese, silenzi, meditazione, pensieri che scorrono sulle rive di un fiume. 
Eppure poche cose possono esser violente e dolorose quanto un amo ficcato nel palato, l'estromissione a forza dal proprio habitat e l'agonia in attesa della morte per asfissia. 
Violenta è anche l'iniziazione che i bambini son costretti a subire dai loro genitori: "non piangere, è la legge della natura, figliolo, sii forte!".
E invece non è legge della natura perché noi non siamo predatori carnivori per necessità; è sopraffazione, dominio, violenza gratuita.
Ogni volta che lasciate morire un pesce per asfissia, insieme a lui muore anche un po' della vostra empatia e la parte migliore della vostra animalità.

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